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1.
A retrospective survey on 66 adults with epilepsy who received multiple drug therapy after the failure of single drugs showed: a reduction of seizure frequency of 75% or more in 16.5%, no change in 67% and an increase in seizure frequency of 100% or more in 16.5%. Multiple drug therapy is of limited value in severe epilepsies.
Sommario Lo studio comprende una analisi retrospettica su 66 pazienti adulti con epilessia che, dopo non aver ottenuto la scomparsa completa delle crisi con differenti monoterapie, hanno intrapreso un trattamento combinato. Nel 16,5% dei casi si è osservata, con l'introduzione della politerapia, una riduzione delle crisi del 75% ed oltre; nel 67% non si è assistito ad alcuna modificazione della frequenza critica, mentre questa è aumentata del 100% ed oltre in un altro 16,5% dei casi. La politerapia sembra essere di valore limitato nei casi di epilessia farmaco-resistente.
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2.
96 monotherapies with carbamazepine, phenytoin, phenobarbital and primidone were assessed in 42 patients with partial epilepsy. Those whose seizure frequency was reduced by 75% or more were considered to have improved. In 54 comparisons of monotherapies significant improvement in seizure frequency was achieved in only 16.7% of cases. Nonresponding patients showed practically no change across all comparisons according to the Fischer test.
Sommario In 42 pazienti con epilessia parziale, sono state analizzate un totale di 96 monoterapie con Carbamazepina, Fenitoina, Fenobarbital o Primidone. Sono stati considerati migliorati i pazienti che durante la seconda o terza monoterapie hanno presentato una riduzione delle crisi pari o maggiore al 75%. Tra i 54 confronti effettuati tra le varie monoterapie, solo una esigua percentuale, pari al 16.7% ha presentato un miglioramento significativo della frequenza delle crisi.Nei pazienti farmaco-resistenti, la frequenza delle crisi osservata confrontando le varie monoterapie con il test di Fischer è praticamente invariata.
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3.
In order to identify any predictive factors of relapse after the discontinuation of anticonvulsive therapy, a catamnestic study was made of 86 epileptic children and adolescents who had started or completed the withdrawal of AEDs. Their clinical records were examined retrospectively, and univariate analysis showed that the factors which correlated significantly with a higher relapse rate were the age at the time of reducing treatment, the presence of more than 30 generalised or partial tonic-clonic seizures, the presence of febrile seizures, the duration of the active phase of the disease, the duration of therapy, and the coexistence of more than one type of seizure. At multivariate analysis, only the presence of 30 generalised or partial tonic-clonic seizures and febrile seizures were significant. Given the small size of the diagnostic subgroups, no significant correlation could be demonstrated between epileptological diagnosis and the risk of recurrence.
Sommario Per rintracciare fattori predittivi di ricaduta dopo interruzione della terapia anticonvulsiva è stato effettuato uno studio catamnestico su 86 bambini ed adolescenti epilettici che avevano iniziato o completato la sospensione dell'assunzione degli AED. Le cartelle cliniche sono state esaminate retrospettivamente. Ad un'analisi univariata i fattori significativamente correlati ad un più alto tasso di ricaduta risultano: l'età al momento della riduzione della terapia, la presenza di più di 30 crisi tonicocloniche generalizzate o parziali, la presenza di crisi febbrili, la durata della fase attiva di malattia, la durata dell'assunzione della terapia e la coesistenza di più tipi di crisi. Ad un'analisi multivariata risultano significative soltanto la presenza di più di 30 crisi tonico-cloniche generalizzate o parziali e la presenza di crisi febbrili. Non si è potuta dimostrare una correlazione significativa tra diagnosi epilettologica e rischio di ricorrenza, data la insufficiente numerosità dei sottogruppi suddivisi per diagnosi.
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4.
7 patients with relapsing-remitting multiple sclerosis (MS) were subjected to an intensive course of intravenous (I.V.) cyclophosphamide (CY) therapy. All patients received induction therapy with 11 daily doses of 300 mg/m2 and then a single dose every six months for three years. After one year of follow-up all patients showed a decrease in relapse rate (0.57.57); in the two subsequent years of follow-up 2 patients showed a mild worsening while the others were clinically stable. As suggested by others, our results indicate that I.V. CY therapy may influence the clinical course of relapsing-remitting MS.
Sommario Sette pazienti affetti da Sclerosi Multipla di tipo remittente sono stati sottoposti a terapia immunosoppressiva con ciclofosfamide. Il trattamento consisteva di un ciclo di induzione con dosi di 300 mg/m2 di ciclofosfamide e.v. somminsstrate giornalmente per 11 giorni e di successive singole dosi di mantenimento di 300 mg/m2 somministrate ogni 6 mesi per un periodo di 3 anni. Non sono stati osservati gravi effetti collaterali durante lo studio. Dopo il primo anno di trattamento tutti i pazienti hanno mostrato miglioramento nella frequenza di ricaduta; nei due anni successivi 4 pazienti sono rimasti stabili mentre gli altri hanno mostrato un nuovo peggioramento. Come indicato da altri Autori, i risultati dello studio indicano che la terapia immunosoppressiva con ciclofosfamide ad alte dosi non presenta gravi effetti collaterali e può modificare il decorso della Sclerosi Multipla di tipo remittente.
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5.
150 children with Rolandic paroxysmal epilepsy (RPE) aged 3 to 12 years were followed up clinically and by EEG for 16 years. Antiepileptic drugs were administered initially for 2 years and then suspended for 6–12 months. Treatment was resumed in the 29 patients who had seizures during the drug-free interval and was maintained for a further 5 years.80.6% of all patients were in clinical remission after the 2-year treatment period. Some patients had seizures while on drugs, others during the drug-free interval. Seizure frequency declined with age. No seizures occured after the age of 14 or in the 8 years following final discontinuation of drug therapy. The need for prolonged drug treatment is therefore questioned.
Sommario 150 bambini affetti da Epilessia a Parossismi Rolandici, di età compresa tra i 3 e i 12 anni, sono stati tenuti sotto controllo clinico ed elettroencefalografico per un periodo di sedici anni.È stato effettuato un trattamento con farmaci antiepilettici per 2 anni. Dopo 6/12 mesi di wash-out farmacologico, in 29 pazienti che hanno manifestato crisi, la terapia farmacologica è stata ripristinata e mantenuta per 5 anni.Dopo i primi due anni di terapia, si è avuta una remissione clinica nell'80.6% dei casi. Alcuni pazienti hanno manifestato crisi durante l'assunzione della terapia, altri durante il periodo di wash-out. In ogni caso l'incidenza delle crisi diminuisce con il crescere dell'età dei pazienti. Al di sopra dei 14 anni non sono state registrate crisi, e l'osservazione durante gli otto anni successivi alla sospensione definitiva della terapia farmacologica non ha rivelato la comparsa di alcuna crisi.Viene quindi discussa la necessità di un trattamento farmacologico prolungato in corso di Epilessia a Parossismi Rolandici.
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6.
The state of the art for models of generalized seizures in animals is satisfactory, but improvable for what concerns primary generalized seizures of Petit-Mal type. Other models of secondary generalized seizures are available allowing acceptable ways of studying some mechanisms of epileptogenesis, and/or screening potentials new AEDs. For other forms of seizures such as amyotonic fits, there are no models. By and large, models of epilepsy are lagging behind models of seizures as most of the former when reproduced in the laboratory are short lived. Spontaneously occurring epilepsies in cats should be studied more widely as they may provide a wide variety of epileptic conditions not dissimilar from the ones seen in humans. Overall, models of seizures and epilepsies are more advanced than the models of most neuropsychiatric conditions.
Sommario I modelli animali di crisi epilettiche generalizzate sono attualmente soddisfacenti seppur migliorabili per quanto concernono le crisi generalizzate primarie a tipo piccolo male. Vi sono altresì modelli di crisi secondariamente generalizzate che permettono lo studio di alcuni dei meccanismi di base del processo epilettogenico e/o che possono servire per vagliare l'efficacia di potenziali nuovi farmaci. Per altre forme di crisi quali, ad esempio, gli attacchi amiotonici, non esistono modelli. In genere, i modelli di epilessia sono meno siddisfacenti dei modelli delle crisi epilettiche, soprattutto perché i primi non riproducono la cronicità della condizione umana. Le epilessie spontanee osservate nei gatti domestici meritano uno studio più attento in quanto riproducono una grande varietà delle epilessie tipiche dell'uomo. Tutto sommato la modellistica sia di crisi che di sindromi epilettiche è ad uno stato più avanzato di quella della più parte delle patologie neuropsichiatriche eccezion fatta per il morbo di Parkinson.
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7.
A multicenter trial was conducted at 9 Neurology Departements to evaluate the action of L-Deprenyl, a specific monoamine oxidase-B inhibitor, combined with L-Dopa in the treatment of Parkinson disease. In all, 76 patients were treated, 33 women and 43 men, on stable treatment with L-Dopa+aromatic decarboxylase inhibitors (DI) for at least 6 months. After a 50% reduction of the L-Dopa dose, all received L-Deprenyl 5 mg twice daily for 35 day. The combined treatment resulted in a definite improvement in rigidity, bradykinesia and, most of all, tremor. Further, at the end of treatment fewer patients had depressive symptoms and the total daily number of hours of wellbeing and normal movement increased. 12 patients presented modest side effects, in no case serious enough to warrant suspension of treatment. The trial shows that with the L-Deprenyl+L-Dopa combination the dose of L-Dopa needed to control the disease can be drastically reduced.
Sommario È stato condotto uno studio multicentrico in 9 Centri di Neurologia per valutare l'azione del L-Deprenyl, inibitore specifico delle monoaminoossidasi (MAO) di tipo B, in associazione a L-Dopa nel trattamento del Morbo di Parkinson.Sono stati trattati complessivamente 76 pazienti, 33 donne e 43 uomini, in trattamento stabile con L-Dopa +DI da almeno 6 mesi. A tutti, dopo una riduzione del 50% della dose di L-Dopa, sono stati somministrati 5 mg di L-Deprenyl due volte algiorno per 35 giorni.Il trattamento continuato di L-Dopa e L-Deprenyl ha determinato un evidente miglioramento della rigidità, della bradicinesia ed in particolare del tremore.Sono stati inoltre riscontrati al termine del trattamento una riduzione del numero di pazienti con sintomatologia depressiva ed un aumento delle ore complessive giornaliere di benessere e di normale motilità. 12 pazienti hanno presentato effetti collaterali di modesta entità che in nessun caso hanno richiesto la sospensione del trattamento.Lo studio evidenzia che il trattamento associato L-Deprenyl+L-Dopa consente una considerevole riduzione del dosaggio di L-Dopa necessario al controllo della malattia.
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8.
The diagnostic value of the EEG in Creutzfeldt-Jakob disease is based not only on the presence of a typical pattern of periodic discharges but also on the appearance of cyclic changes in the EEG. The pattern of the cyclic EEG changes was analysed in 9 patients with Creutzfeldt-Jakob disease. The changes appear when the level of wakefulness is reduced. The alternating pattern rate increases as the disease progresses and accounts for as much as 100 per cent of the tracing when the patient is in coma. During the cyclic changes the cardiorespiratory rate is always higher in phase A than in phase B. Hypertonic fits and most myoclonic jerks are present only in the A-phase, whereas partial myoclonus and fasciculations are present in both phases. The cyclic change pattern in Creutzfeldt-Jakob disease reveals a progressive, serious involvement of the waking system.
Sommario Il contributo diagnostico dell'elettroencefalografia nella malattia di Creutzfeldt-Jakob è fornito non solo dalla presenza di un pattern caratteristico con anomalie pseudoperiodiche, ma anche dalla comparsa di modificazioni cicliche del tracciato. La comparsa delle modificazioni cicliche in 9 pazienti affetti da malattia di Creutzfeldt-Jakob è precoce nel corso della fase di stato della malattia e si manifesta in coincidenza di un abbassamento del livello di vigilanza. La percentuale di questo tracciato alternante ciclico aumenta con il progredire della malattia fino a raggiungere il 100% alla instaurazione del coma. Nel tracciato alternante ciclico le frequenze cardiaca e respiratoria sono sempre più elevate durante la fase A rispetto alla B. Le crisi ipertoniche e la maggior parte delle miocloniche sono presenti solo durante la fase A, ma le mioclonie parziali e le fascicolazioni sono egualmente presenti nelle due fasi. Il comportamento delle alternanze cicliche nella malattia di Creutzfeldt-Jakob mostra che i sistemi di vigilanza vi sono applicati in modo severo e progressivo. Uno studio longitudinale di questi aspetti poligrafici si dimostra molto utile per sorvegliare l'evoluzione clinica della malattia di Creutzfelt-Jakob.
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9.
We compared two groups of patients with idiopathic epilepsy, 41 patients whose seizure frequency was not controlled by adequate therapy and 39 patients in good seizure control, in respect of hematology, kidney and liver function tests, serum IgG, IgA and IgM concentrations and drug concentrations. The only difference that emerged were in the serum immunoglobulins, which were raised in the drug refractory group, significantly (p<0.01) so in the case of IgG. Failure of seizure control did not depend on inadequacy of drug dose or of blood concentration. Although the serum Ig changes do not warrant the assumption of an immunological origin for drug resistance, they do suggest a useful research line.
Sommario La determinazione delle concentrazioni ematiche di farmaci antiepilettici ha permesso di ottenere il controllo delle crisi nella maggior parte dei pazienti. Ciò nonostante, nel 30% dei pazienti non si hanno risultati soddisfacenti. Sono state perciò studiate le possibili alterazioni biochimiche o farmacologiche che potrebbero essere alla base della mancata risposta alla terapia. Sono stati confrontati due gruppi di pazienti affetti da epilessia idiopatica: in 41 la frequenza delle crisi in tre anni non era cambiata nonostante una terapia adeguata (pazienti resistenti) mentre in 39 pazienti si aveva un buon controllo delle crisi. Sono stati eseguiti i seguenti esami: ematologici, tests di funzionalità epatica e renale, concentrazione serica della IgG, IgA e IgM. La concentrazione ematica dei farmaci è stata determinata con una tecnica immunochimica (EMIT). Nel caso di pazienti in cura con Carbamazepina, la valutazione dei livelli di farmaco libero e totale nel siero, è stata eseguita in cromatografia liquida. determinando anche la concentrazione della Carbamazepina 10, 11 epossido. è stato notato che, per la maggior parte dei farmaci, non c'è differenza nella % di pazienti in range terapeutico tra i pazienti resistenti e i controlli: i livelli plasmatici di Fenobarbital sono maggiori del range terapeutico nel 25% dei resistenti e nel 15% dei controlli; i livelli plasmatici di Difenilidantoina sono nel range terapeutico nell' 16.7% dei resistenti e nel 50% dei controlli. La concentrazione delle immunoglobuline seriche è più alta nei pazienti resistenti e, in particolare, l'aumento delle IgG risulta statisticamente significativo (p<0.01). La mancata riduzione delle crisi nei nostri pazienti non è dovuta ad un inadeguato approccio terapeutico o ad una inadeguata concentrazione ematica dei farmaci; tuttavia l'alterazione osservata nella concentrazione serica delle IgG nei pazienti resistenti non è sufficiente per sostenere la causa della resistenza al farmaco su base immunologica.
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10.
The antiepileptic activity of the imidazole derivative denzimol has been evaluated in 10 patients with poorly controlled partial epilepsy by adding on the drug to the current therapy, in an open preliminary trial. A sustained drop in seizure frequency greater than 50% occurred in 5 patients. Although denzimol increased blood concentrations of carbamazepine, correlation analysis indicated that the improvement was more likely due to intrinsic properties of denzimol. No severe side effects were reported, although several patients experienced nausea and vomiting, which caused 2 patients to drop out.
Sommario L'attività antiepilettica del denzimol, derivato imidazolico, è stata preliminarmente valutata in un gruppo di 10 pazienti affetti da epilessia parziale scarsamente controllata dalle terapie convenzionali, secondo un disegno sperimentale aperto, “add-on”. In 5 pazienti vi è stata una riduzione della frequenza delle crisi superiore al 50% rispetto al valore pre-trattamento. Sebbene il denzimol tenda ad aumentare i tassi plasmatici della carbamazepina, l'analisi della correlazione ha dimostrato che il miglioramento è in larga misura dovuto a proprietà intrinseche del denzimol. Non sono stati evidenziati effetti collaterali di particolare rilevanza, anche se numerosi pazienti hanno presentato nausea e vomito, che in due casi hanno determinato la sospensione del farmaco.
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11.
After introducing the problem of blepharospasm, we report our experience on treatment with purified botulinum A toxin in 16 cases of blepharospasm, symptomatic in two and essential in 14, than had not responded to drugs. The changes in intensity and frequency of spasm after treatment were evaluated on a clinical scale and by review of videotapes. The beneficial effect appeared within a week in most patients, lasting from 6 to 28 weeks (mean 13), and reached the maximum at the third-seventh week. Mild spasms and female patients responded better. Repeated injections were followed by better response to the drug. Complications, exclusively local, were represented by transient corneal exposure, ptosis, lacrimation or diplopia.
Sommario Dopo una breve introduzione sul problema del blefarospasmo, gli autori riportano la loro esperienza nel trattamento con tossina botulinica purificata di 16 casi di questo disturbo, sintomatico in due ed essenziale in quattordici. Le modificazioni di intensità e di frequenza degli spasmi palpebrali sono state valutate su una scala clinica e con la revisione delle videoregistrazioni effettuate prima del trattamento e a distanza di unodue mesi. La maggior parte dei pazienti ha riportato un miglioramento dopo 3–10 giorni dalla inoculazione. Tale miglioramento ha avuto una durata variabile da 6 a 28 settimane, con una media di 13, ed un massimo tra la 3a e la 7a settimana. Gli spasmi moderati ed i soggetti di sesso femminile hanno avuto una risposta migliore. La ripetizione delle somministrazioni della tossina si è accompagnata ad un miglioramento più marcato della sintomatologia. Le complicazioni del trattamento, unicamente locali, sono consistite in insufficiente chiusura della rima palpebrale, lacrimazione, ptosi e diplopia transitori.
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12.
The effects of topiramate in 15 patients with drug refractory partial epilepsy or Lennox-Gastaut syndrome were assessed in an open, add-on prospective study. After a follow-up of 14–21 months, six patients are still on topiramate (mean dosage 583 mg/day, range 400–800 mg/day), and nine have discontinued treatment because of adverse events (n=6), inefficacy (n=2) or poor compliance (n=1). Nine patients (69%) continued to have a 50% reduction in seizure frequency during the last two months of treatment, and one has been seizure-free for the last 19 months. The most common adverse events were somnolence, weight loss, mental slowing, fatigue, ataxia and irritability. Most of these events were reversible, but withdrawal of treatment was required in six cases as a result of ataxia (two patients), somnolence, metabolic acidosis, irritability or psychotic symptoms (one patient each). It is concluded that topiramate is a valuable agent for the long-term management of refractory epilepsy.
Sommario Gli effetti di topiramato utilizzato in aggiunta alla terapia preesistente sono stati valutati nell'ambito di uno studio prospettico in aperto in 15 pazienti farmacoresistenti affetti da epilessia parziale o sindrome Lennox-Gastaut. Dopo un follow-up di 14–21 mesi, 6 pazienti sono tuttora in trattamento (posologia media di topiramato 583 mg/die, range 400–800 mg/die), mentre 9 hanno sospeso il farmaco a causa di eventi avversi (n=6), inefficacia (n=2) o scarsa compliance (n=1). Nove pazienti (69%) continuavano a presentare una riduzione di almeno il 50% della frequenza delle crisi durante gli ultimi 2 mesi di trattamento e un paziente è libero da crisi da 19 mesi. Gli eventi avversi più frequenti erano costituiti da sonnolenza, calo ponderale, rallentamento mentale, astenia, atassia e irritabilità. La maggior parte di questi eventi è risultata reversibile, ma in 6 pazienti si è resa necessaria la sospensione del trattamento a causa di atassia (2 casi), sonnolenza, acidosi metabolica, irritabilità e sintomi psicotici (1 caso ciascuno). Sulla base di questi dati, il topiramato può essere ritenuto un utile presidio nel trattamento a lungo termine dell'epilessia farmacoresistente.
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13.
41 patients with definite multiple sclerosis (MS) in the stationary phase entered this four year double-blind levamisole-placebo controlled study. 22 patients were treated with levamisole, 150 or 200 mg once a week for a 4 year period, and other 19 with placebo with the same schedule. Patients were put in one of the two groups at random. The treatment was then stopped for those patients who presented a clear exacerbation before the end of the 4 year trial period, and these cases have been considered as negative. Of the group treated with levamisole 8 patients presented an exacerbation during the observation period, and 14 did not. The group treated with placebo presented 14 subjects who had exacerbations and 5 patients who did not. The difference between the two groups was statistically significant. This study demonstrates that levamisole significantly reduced the number of MS patients with acute relapse during the 4 year period of treatment. Nevertheless, not all patients were free from relapse: that could probably suggest that different immunopathological backgrounds may underlie what we usually call MS.
Sommario Quarantuno pazienti con sclerosi multipla (SM) certa sono stati introdotti in una sperimentazione in doppio cieco levamisolo/placebo mentre erano nella fase stazionaria della malattia. Ventidue di essi hanno ricevuto levamisolo, 150 o 200 mg una volta a settimana per quattro anni, ed altri 19 hanno ricevuto placebo con lo stesso schema posologico. L’assegnazione ad uno dei due gruppi è stata effettuata a caso. I pazienti che hanno presentato una chiara esacerbazione prima dello scadere dei quattro anni non hanno continuato l’assunzione e sono stati considerati come risultati negativi. Nel gruppo trattato con levamisolo 8 pazienti hanno presentato una esacerbazione e 14 no. Nel gruppo che ha ricevuto placebo 14 hanno presentato una riaccensione e 5 no. Questa differenza è risultata essere statisticamente significativa. In questo studio si dimostra che il levamisolo riduce significativamente il numero dei pazienti che presentano una esacerbazione in un periodo di 4 anni. Tuttavia il fatto che non tutti i pazienti hanno ricevuto un tale beneficio potrebbe suggerire che differenti quadri immunopatologici possono essere alla base di ciò che noi usualmente chiamiamo SM.
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14.
The aim of this study was to evaluate the therapeutic activity of Deprenyl in patients with Parkinson disease already being treated with L-Dopa+PDI. 15 selected patients were allocated to two groups according to clinical features and course of the disease, the first consisting of 9 patients with a mean disease duration of 5 years without any side-effects attributable to L-Dopa and the second of 6 patients with long-term illness (a mean disease duration of 8 years), side-effects and on-off phenomenon.All the patients of the first group completed the scheduled 10-week course of Deprenyl treatment obtaining a significant improvement on the baseline WRS scores, in tremor, in rigidity, in motility and a 30.5% reduction in the L-Dopa dose. The patients of the second group showed no significant modification of the symptoms; in 2 cases the treatment was discontinued due to acute delusional-hallucinatory disorders and deterioration of the involuntary movements.A more precise evaluation of Deprenyl activity in the L-Dopa syndrome will depend on further studies.
Sommario Lo scopo di questo studio è quello di valutare l'efficacia terapeutica del Deprenyl in pazienti parkinsoniani precedentemente trattati con L-dopa più PDI.15 Pazienti sono stati selezionati e suddivisi in due gruppi in accordo con le caratteristiche cliniche e di evoluzione della malattia. Il primo gruppo è costituito da 9 pazienti con una durata media di malattia di 5 anni che non presentano effetti collaterali attribuibili al trattamento con L-dopa ed il secondo gruppo è costituito da 6 pazienti con una durata media di malattia di 8 anni che presentano fenomeni collaterali al trattamento al trattamento a lungo termine con L-dopa e fenomeni on-off. Tutti i pazienti del primo gruppo hanno completato il periodo di trattamento previsto di 10 settimane ottenendo un significativo miglioramento rispetto alle condizioni basali del WRS Scores, del tremore, della rigidità e della motilità con una riduzione della dose giornaliera di L-dopa del 30.5%.I pazienti del secondo gruppo non hanno mostrato significative modificazioni dei sintomi e in due casi il trattamento è stato sospeso per fenomeni psichici acuti e per peggioramento dei movimenti involontari patologici. Una migliore valutazione dell'efficacia del Deprenyl nella long-term L-dopa treatment syndrome, necessita di ulteriori studi.
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15.
A multicenter prospective investigation was conducted in 17 teaching and general hospital in Italy to assess the efficacy of the care delivered to previously untreated patients with epilepsy. 175 cases were included and allocated to monotherapy. Only 112 cases completed the first year of follow-up. Of these, 59 (52.7%) were completely controlled and 53 (47.3%) had one or more seizure relapses. Controlied and uncontrolled patients were compared with respect to the main variables believed to influence non-responsiveness to standard therapy. The proportion of cases with relapses was significantly associated with the number of seizures reported before treatment was started. Selected seizure patterns (absences, myoclonic seizures) and prolonged disease duration were also reported more frequently among patients with recurrences. The implications of these findings are discussed with respect to drug response and prognosis of epilepsy.
Sommario Il presente studio consiste in una indagine prospettica multicentrica condotta in 17 centri ospedalieri italiani sulla efficacia del trattamento e sulla prognosi della malattia in pazienti con epilessia alla prima diagnosi. Dei 175 casi ammessi allo studio, 112 hanno completato il primo anno di osservazione. Di questi, 59 (52,7%) risultavano completamente controllati e 53 (47,3%) avevano presentato una o più crisi durante il follow-up. Le principali variabili ritenute responsabili di una insoddisfacente risposta al trattamento vennero quindi esaminate nei due gruppi. Il rischio di recidiva di crisi risultava significativamente correlato al numero di crisi presentate prima del trattamento. Inoltre, i pazienti con crisi nel follow-up presentavano una maggior durata di malattia o specifici tipi di crisi (assenze, crisi miocloniche). Il significato di tali dati è discusso in riferimento alle modalità di trattamento e agli altri fattori implicati nella prognosi dell'epilessia.
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16.
We assessed the attack drugs taken by 200 migraine without aura patients (International Headache Society criteria, 1988) between 1989 and 1991. A detailed pharmacological history regarding the acute attack therapy adopted up until our initial visit was gathered, including the type of drug used, dosage, administration route, the time of starting therapy, treatment efficacy, and the frequency and types of undesirable effects, all of which were subsequently compared with the guidelines (1993) of the Italian Society for the Study of Headache (SISC). The most commonly used are non steroidal anti-inflammatory drugs (NSAIDs). We observed a similar high frequency in the use of combinations, particularly prophyphenazone and barbituric acid. The pirazolones, such as noramidopyrine and prophyphenazone, are also widely used as single agents, even though they are not considered by the guidelines. Our study underlines the fact that current drug use differs in several respects from the guidelines.
Sommario Abbiamo esaminato il trattamento farmacologico dell'attacco acuto, usato da 200 pazienti sofferenti di emicrania senza aura (criteri IHS 1988), visitati nel periodo 1989–1991. È stata raccolta una dettagliata analisi farmacologica sulle terapie d'attacco usate dai pazienti nel corso della loro storia cefalalgica precedentemente alla prima visita presso il nostro ambulatorio. Sono state studiate le seguenti variabili: tipo di farmaco usato, dosaggio e via di somministrazione, efficacia del trattamento, frequenza e tipo degli effetti indesiderati; questi parametri sono stati confrontati con le linee guida della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee (SISC, 1993). I farmaci più comunemente usati sono gli antiinfiammatori non steroidei; abbiamo osservato un analogo uso delle associazioni, in particolare propifenazone ed acido barbiturico. I pirazolonici propifenazone ed amidopirina, non consigliati nelle linee guida, sono anch'essi largamente usati. Il nostro studio evidenzia il fatto che l'utilizzo corrente dei farmaci differisce in molti aspetti da quello suggerito dalle linee guida.
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17.
In this paper we report Italian data on X-linked adrenoleukodystrophy (ALD) collected from 1985 to 1997. This disease appears to be the most common of the peroxisomal disorders and is associated with a functional defect of the peroxisomal very long chain fatty acid (VLCFA) oxidation. In Italy 117 cases have been recognized, but many cases may be unrecognized due to the heterogeneous clinical manifestations that vary from mild to very severe forms. To control the devastating course of this disease two therapeutic approaches are under evaluation: bone marrow transplantation (BMT) and dietary treatment based on a mixture of glyceroyl trioleate (GTO) and glyceroyl trierucate (GTE). Our experience of 68 subjects submitted to dietary treatment shows that almost all patients with signs of cerebral involvement at the beginning of treatment worsened or died, patients with the milder form, adrenomyeloneuropathy (AMN), remained stable, while 4 of the 15 presymptomatic subjects developed neurological signs of the disease. In recent years a more accurate selection of patients and donors for BMT has given favourable results, but some strict criteria should be respected.
Sommario In questo articolo sono riportati i dati riguardanti una casistica di pazienti affetti da adrenoleucodistrofia raccolti net periodo 1985–1997. Questo è il più frequente dei disordini perossisomiali ed è associato ad un difetto funzionale dell'ossidazione degli acidi grassi a lunga catena (VLCFA). In Italia sono stati identificati 117 casi, ma molti soggetti potrebbero essere sfuggiti alla diagnosi a causa dell'eterogeneita delle manifestazioni cliniche che possono essere lievi o estremamente gravi. Due differenti approcci terapeutici sono in corso di studio: il trapianto di midollo osseo e un trattamento dietetico costituito da una miscela di trioleato e trierucato. La nostra esperienza in 68 soggetti sottoposti al trattamento dietetico mostra che quasi tutti i pazienti con evidenti segni cerebrali al momento dell'inizio del trattamento sono peggiorati o deceduti, i pazienti con la forma piu lieve, l'adrenomieloneuropatia, rimangono in condizioni stabili, mentre 4 dei 15 soggetti presintomatici hanno sviluppato i segni neurologici della malattia. Per quanto riguarda i risultati ottenuti con il trapianto di midollo, si osserva the la piú accurata selezione dei pazienti e dei donatori attuata in questi ultimi anni ha permesso di ottenere risultati incoraggianti con questo tentativo terapeutico.
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18.
Visual (VEP) and brainstem auditory (BAEP) evoked potentials (EP) were recorded in 21 multiple sclerosis (MS) patients in acute relapse before and after steroid treatment. VEPs were abnormal in 14/21 patients and BAEPs in 10/21 patients before treatment. In 4 patients with acute optic neuritis (ON), an improvement of VEPs paralleled clinical evolution in 3 cases. Substantial and contrasting changes in VEPs or BAEPs, with no clinical counterpart, were related to a spontaneous fluctuation of EPs in acute relapses of MS. These changes suggest frequent subclinical (multifocal and, possibly, sequential) central nervous system involvement in MS bouts. Group analysis showed nonsignificant changes in EP parameters before and after treatment. Our results indicate that evoked potentials (EPs) are of limited value for monitoring the short-term effect of steroid treatment in MS in bouts.
Sommario I potenziali evocati visivi (VEP) ed acustici troncoencefalici (BAEP) sono stati eseguiti in 21 pazienti affentti da sclerosi multipla (SM) in fase di poussée, prima e dopo un ciclo di trattamento con steroidi. Prima del trattamento i VEP edi BAEP sono risultati alterati in 14 e 10 pazienti rispettivamente. 4 pazienti presentavano una neurite ottica (ON) in fase acuta; in 3, dopo il trattamento, è stato rilevato un significativo miglioramento dei VEP e dell'acuità visiva. Significative, ma contrastanti, modificazioni dei VEP e BAEP, riscontrate in altri 5 pazienti, non correlate all'evoluzione clinica, sono suggestive di un interessamento subclinico, multifocale e possibilmente sequenziale, durante una poussée della SM. L'analisi per gruppi non evidenzia differenze statistiche significative tra prima e dopo il trattamento. I nostri risultati indicano che i potenziali evocati sono di limitata utilità ai fini di un monitoraggio a breve termine della SM in poussée.
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19.
In this preliminary trial we studied 29 patients with primary malignant glial tumors to investigate the effectiveness of cisplatin combined with etoposide on these tumors. Hyperfractionated radiation therapy was given in the course of chemotherapy. The time to tumor progression in these glibastoma multiforme (GBM) patients encouraged us to continue this treatment in a phase III study.
Sommario In questo studio preliminare di fase II sono stati considerati 29 pazienti affetti da neoplasie gliali maligne (WHO grading 3–4) su cui è stata valutata l'efficacia e tollerabilità di un trattamento polichemioterapico utilizzando in associazione Cis-platino ed Etoposide. Il trattamento radiante è stato eseguito secondo una modalità di Iperfrazionamento giornaliero dopo il secondo ciclo di polichemioterapia. The time to tumor progression (TTP) in questi pazienti è risultato allungato rispetto a quello di un gruppo storico di glioblastomi trattati dopo l'intervento chirurgico con lo stesso schema di RT e con nitrosouree. I risultati preliminari incoraggiano nel proseguire con questo schema terapeutico in uno studio di fase III.
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20.
The Mongolian gerbil is recognized as a suitable experimental model for studying epileptiform seizures. About 10–20% of the gerbils provided by animal breeders show convulsions when placed in a new laboratory environment or handled for drug administration. In this review, the usefulness of the gerbil is critically evaluated on the basis of the literature available and our experience. Since gerbils often react with seizures in response to external stimuli we utilized a blast of compressed air. Seven gerbils were tested once weekly, for 15 consecutive weeks, and electroencephalographic (EEG) activity was recorded. When the animals were challenged by a blast of compressed air they developed seizures, but with varying intensity and frequency. In the first weeks the majority of gerbils did not show seizures but they began to be susceptible to the stimulus from the 5th or 6th week. Four out of 7 animals proceeded to more severe seizures, characterized by clonic-tonic components. The pattern of behavioral seizures was paralleled by changes in the EEG recording. Altogether, data available indicate that the gerbil model is interesting in ethological studies and may be useful for investigating the mechanisms underlying spontaneous seizures. In pharmacology, however, the model has some weaknesses which limit its application in the study of new and established antiepileptic drugs.
Sommario Il gerbillo è un piccolo roditore che viene comunemente usato in laboratorio per la sua predisposizione genetica alle convulsioni. Alcuni animali (10%) sviluppano crisi epilettiche spontanee al cambio della gabbia o quando vengono sottoposti a stimoli esterni. In questo lavoro, è stata valutata l'utilità del gerbil, come modello sperimentale per lo studio dell'epilessia, sia in base alla letteratura che all'esperienza degli autori. Sono stati utilizzati gerbilli maschi (Meriones unguiculatus) a cui sono stati applicati elettrodi corticali per la valutazione dell'attività elettroencefalografica (EEG). Gli animali sono stati sottoposti una volta alla settimana, per 15 settimane consecutive, all'esposizione ad un forte getto di aria compressa (5 atm) per 10 sec. La risposta allo stimolo di aria compressa tra i vari animali è stata molto variabile e scarsamente riproducibile. Nelle prime settimane di stimolazione la maggior parte degli animali non ha mostrato segni di convulsioni, mentre dalla quinta-sesta settimana, i gerbilli hanno iniziato ad essere suscettibili allo stimolo, manifestando i primi stadi degli attacchi epilettici, le cosiddette convulsioni minori. Quattro animali su sette hanno poi sviluppato le cosiddette crisi maggiori, mentre gli altri tre animali si sono attestati sullo stesso livello per diverse settimane. Le crisi epilettiche erano associate a modificazioni del tracciato EEG.In conclusione, i dati ottenuti dal nostro laboratorio e l'analisi della letteratura indicano che il modello del gerbillo è certamente interessante per capire i meccanismi che sono alla base delle convulsioni spontanee. Tuttavia, in farmacologia, questo modello ha alcuni limiti che lo rendono di difficile applicazione per lo studio di nuovi farmaci antiepilettici.
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