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1.
Neurological complications of cerebral angiography   总被引:1,自引:0,他引:1  
We report a prospective study of 218 consecutive patients undergoing cerebral diagnostical angiography, before during and 24 hours after the procedure, to identify the neurological complication rate and the risk factors related to the patients and to the procedure. We observed 15 neurologic accidents (6.9%) with permanent sequelae in one case (0.4%). Two risk factors proved to correlate significantly with accidents, i.e. the time that the catheter remained within a vessel and difficulty in performing the procedure.
Sommario Abbiamo studiato in modo prospettico 218 pazienti consecutivi sottoposti ad esame angiografico cerebrale, prima-durante e dopo 24 ore dall'esame, per identificare l'incidenza di complicazioni neurologiche e i fattori di rischio in relazione al paziente ed all'esame stesso. Abbiamo osservato 15 complicazioni neurologiche (6.9%) con deficit permanente in un caso (0,4%). Due sono i fattori di rischio significativi: il tempo di permanenza del catetere nel vaso e la difficoltà nell'esecuzione dell'esame.
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2.
An analysis of all the head injuries occurring during one year within a well-defined geographical area was conducted in the region served by the Ravenna City Hospital in Northern Italy. This hospital does not have a neurosurgical service, so that patients suspected of having neurosurgical problems are transferred to the neurosurgical unit in Bologna, a distance of 65 Km (40 mi.). Of the 1468 head-injured patients seen in the emergency room, 644 (44%) were hospitalized, with an incidence of 372/105 pop/year) and were subjected to X-ray study of the skull (83%), EEG (64%), and CT scan (7,5%). 9 patients were transferred to the neurosurgical unit as emergencies on a clinical basis only, all were found to harbor cerebral lesions, and 7 were operated on. Of the patients hospitalized and subjected to CT scan in Ravenna, only one (0,17%) was found to have a lesion necessitating surgery. Mortality was 7.2% with 83% of these patients dying before admission. Three-month follow-up examination revealed the persistence of some symptoms in 20% of the 379 patients examined, but 91% had already returned to their previous occupation. Analysis of the risk factors present in the patients admitted to a non-specialized hospital seems to show that the presence of skull fracture, abnormal EEG, and alteration of the clinical condition constitute the indications for a CT scan, in order to detect the presence of intracranial lesions. In spite of the recommendation to reduce the number of hospital admissions after a minor head injury, no sure elements emerge from our series that can be used for this purpose, other than the already suggested but expensive policy of subjecting all patients seen in the emergency room to plain X-ray examination of the skull.
Sommario Gli autori hanno studiato per un anno tutti i traumi cranici che sono avvenuti all'interno di un'area geografica ben delimitata afferente all'Ospedale di Ravenna, nel Nord-Italia. L'Ospedale di Ravenna non possiede una Divisione di Neurochirurga per cui i casi con possibili problemi neurochirurgici vengono trasferiti nel Centro Specialistico regionale a Bologna, ad una distanza di 65 km (40 miglia). Dei 1.468 pazienti visti in Pronto Soccorso per trauma cranico, 644 (44%) sono stati ricoverati, con una incidenza di 172/105/anno, sono stati studiati con una radiografia del cranio (83%) con un E.E.G. (64%) e con una TAC (7,5%). Nove pazienti sono stati trasferiti d'urgenza in Neurochirurgia su sola indicazione clinica. Tutti presentavano lesioni cerebrali e 7 sono stati operati. Fra i pazienti ricoverati e sottoposti a TAC all'Ospedale di Ravenna, solo 1 (0.17%) ha presentato una lesione di pertinenza chirurgica. La mortalità è stata del 7,2% con un 83% di casi deceduti prima dell'ingresso in Ospedale. Un controllo clinico eseguito a tre mesi dal trauma in 379 pazienti ha mostrato la persistenza di qualche sintomo nel 20% ma il 91% dei casi era già tornato alla precedente attività lavorativa. Una analisi dei fattori di rischio presenti fra i pazienti ricoverati in un Ospedale non specializzato pare mostrare che la presenza di una frattura cranica, di un E.E.G. non normale e di condizioni cliniche alterate possa costituire indicazioni alla TAC in modo da poter rilevare la presenza di lesioni intracraniche. Nonostante la raccomandazione di ridurre il numero dei ricoveri dopo trauma cranico minore, nessun elemento sicuro pare emergere dalla nostra raccolta dati che possa essere usato per questo scopo al di là di quanto già suggerito, ma forse impraticabile a causa degli alti costi, cioé l'indicazione alla esecuzione della radiografia del cranio in tutti i pazienti che vengono visti in Pronto Soccorso dopo un trauma cranico minore.
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3.
Magnetic resonance imaging is more sensitive than computed tomography to brain white matter changes of undefined significance observed in elderly subjects termed leuko-araiosis. Cross-sectional clinical studies have shown that these changes are more frequent or are more extensive in patients with cerebrovascular disease or vascular risk factors. Pathological studies have revealed that a number of alterations may underlie focal white matter changes including complete and incomplete lacunar infarcts, état criblé, dilated perivascular (Virchow-Robin) spaces, demyelination, and gliosis. Diffuse white matter changes are more difficult to explain. These might result from confluence of focal changes, or from diffuse white matter ischemia (incomplete infarct). Alternatively, they may be related to alterations of the transependymal CSF flow. Longitudinal studies in asymptomatic subjects correlating the MRI picture with clinical, pathophysiological, and histopathological data are needed in order to establish the significance and prognostic value of the different processes underlying LA, and to plan therapeutic strategies to prevent or treat them.
Sommario La Risonanza Magnetica è più sensibile della TC nei confronti delle alterazioni della sostanza bianca encefalica di incerto significato osservate in soggetti anziani denominate leucoaraiosi. Studi clinici trasversali hanno dimostrato che la presenza o l'estensione di queste alterazioni è maggiore in soggetti con malattia cerebrovascolare o fattori di rischio vascolari. Studi patologici hanno rivelato che alterazioni di diverso tipo possono essere sottese alle lesioni focali: infarti lacunari completi ed incompleti, stato cribroso, spaziperivascolari (di Virchow-Robin) dilatati, demielinizzazione e gliosi. Più difficoltosa è attualmente l'interpretazione del significato delle lesioni diffuse. Queste potrebbero corrispondere ad uno stadio evolutivo delle lesioni focali, oppure essere il risultato di una ischemia diffusa della sostanza bianca. In alternativa potrebbero essere correlate ad alterazioni del flusso liquorale trans-ependimale. Studi longitudinali in soggetti asintomatici con correlazione dei reperti della Risonanza Magnetica con dati clinici, fisiopatologici ed istopatologici, sono necessari per una migliore comprensione del significato e del valore prognostico delle alterazioni della sostanza bianca corrispondenti alla leuco-araiosi. è questo presupposto indispensabile per la definizione di strategie terapeutiche mirate a prevenire o curare tali alterazioni.
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4.
We compared two groups of patients with idiopathic epilepsy, 41 patients whose seizure frequency was not controlled by adequate therapy and 39 patients in good seizure control, in respect of hematology, kidney and liver function tests, serum IgG, IgA and IgM concentrations and drug concentrations. The only difference that emerged were in the serum immunoglobulins, which were raised in the drug refractory group, significantly (p<0.01) so in the case of IgG. Failure of seizure control did not depend on inadequacy of drug dose or of blood concentration. Although the serum Ig changes do not warrant the assumption of an immunological origin for drug resistance, they do suggest a useful research line.
Sommario La determinazione delle concentrazioni ematiche di farmaci antiepilettici ha permesso di ottenere il controllo delle crisi nella maggior parte dei pazienti. Ciò nonostante, nel 30% dei pazienti non si hanno risultati soddisfacenti. Sono state perciò studiate le possibili alterazioni biochimiche o farmacologiche che potrebbero essere alla base della mancata risposta alla terapia. Sono stati confrontati due gruppi di pazienti affetti da epilessia idiopatica: in 41 la frequenza delle crisi in tre anni non era cambiata nonostante una terapia adeguata (pazienti resistenti) mentre in 39 pazienti si aveva un buon controllo delle crisi. Sono stati eseguiti i seguenti esami: ematologici, tests di funzionalità epatica e renale, concentrazione serica della IgG, IgA e IgM. La concentrazione ematica dei farmaci è stata determinata con una tecnica immunochimica (EMIT). Nel caso di pazienti in cura con Carbamazepina, la valutazione dei livelli di farmaco libero e totale nel siero, è stata eseguita in cromatografia liquida. determinando anche la concentrazione della Carbamazepina 10, 11 epossido. è stato notato che, per la maggior parte dei farmaci, non c'è differenza nella % di pazienti in range terapeutico tra i pazienti resistenti e i controlli: i livelli plasmatici di Fenobarbital sono maggiori del range terapeutico nel 25% dei resistenti e nel 15% dei controlli; i livelli plasmatici di Difenilidantoina sono nel range terapeutico nell' 16.7% dei resistenti e nel 50% dei controlli. La concentrazione delle immunoglobuline seriche è più alta nei pazienti resistenti e, in particolare, l'aumento delle IgG risulta statisticamente significativo (p<0.01). La mancata riduzione delle crisi nei nostri pazienti non è dovuta ad un inadeguato approccio terapeutico o ad una inadeguata concentrazione ematica dei farmaci; tuttavia l'alterazione osservata nella concentrazione serica delle IgG nei pazienti resistenti non è sufficiente per sostenere la causa della resistenza al farmaco su base immunologica.
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5.
We describe 2 normotensive sisters presenting slowly progressive dementia associated with acute or subacute focal neurological symptoms, unilateral or bilateral motor signs, and dysarthria. Their father, who died in the seventh decade, had a similar clinical picture. Computerized axial tomography (CT) scan of the head showed symmetrical hypodensities in the periventricular white matter and mild to moderate hydrocephalus. In these patients a diagnosis of Binswanger's disease was based on the clinical features supported by white matter changes on CT scan. Our study suggests that genetic factors may play a role in the etiology of Binswanger's disease.
Sommario Descriviamo due giovani sorelle normotese affette da demenza lentamente progressiva associata a sintomi neurologici focali ad insorgenza sia acuta che subacuta. Un quadro clinico simile era presente nel padre deceduto all'età di 70 anni.La TAC cranica mostrava nelle due pazienti ipodensità simmetriche della sostanza bianca perventricolare con idrocefalo moderato.In questi pazienti una diagnosi di malattia di Binswanger fu fatta in base al quadro clinico ed alle lesioni riscontrate alla TAC. Il nostro studio dimostra la possibilità che fattori genetici siano responsabili di alcune forme di malattia di Binswanger soprattutto in pazienti normotesi, giovani e senza fattori di rischio per malattie cerebrovascolari.
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6.
    
To evaluate cognitive impairment in the early stages of HIV infection in intravenous drug users (IVDUs) we have studied 39 consecutive HIV-infected subjects (CDC stage II–III) whose only known risk factor for the infection was intravenous heroin addiction. The control group was represented by 30 seronegative IVDUs. All subjects were tested with an extensive neuropsychological battery assessing general intellectual abilities and single cognitive functions. The patients differed from controls only for tests of attention and visual-motor abilities: 20% of asymptomatic seronegative and PGL patients showed alterations in two or more cognitive tests, as opposed to 3% of controls (p<0.001). Our findings suggest that cognitive deficits seem to be present in a substantial percentage of IVDUs with asymptomatic HIV infection. Cognitive damage at this stage seems to selectively involve attention and visual-motor abilities, sparing general intellectual performances.
Sommario Allo scopo di valutare la presenza di una compromissione cognitiva in soggetti tossicodipendenti sieropositivi per l'infezione da HIV, asintomatici, abbiamo studiato 39 pazienti (stadio II e III CDC) che avevano quale unico fattore di rischio l'assunzione di eroina endovenosa. Come gruppo di controllo sono stati studiati 30 soggetti tossicodipendenti privi di infezione da HIV. Tutti sono stati sottoposti ad una valutazione neuropsicologica mediante una batteria testistica rivolta allo studio delle abilità intellettive globali e delle singole funzioni cognitive. Si sono riscontrate differenze statisticamente significative fra pazienti e controlli nei tests di attenzione e di abilità visuo-motoria; il 20% dei sieropositivi asintomatici e con PGL ha mostrato alterazioni in 2 o più test cognitivi rispetto al 3% dei controlli (p<0.001). I nostri risultati mostrano la presenza di deficit cognitivi in una percentuale significativa di pazienti tossicodipendenti da eroina in fase asintomatica di infezione. Il deficit appare selettivo per la funzione attentiva e le capacità visuo-motorie risparmiando le capacità intellettive globali.
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7.
Five patients with a severe form of chronic progressive multiple sclerosis no longer responsive to steroid therapy were treated for six months with high-dose intravenous immunoglobulin associated with plasmalymphocytapheresis and azathioprine. In spite of an apparent initial stabilization of the course of the disease, EDSS assesment after six and twelve months of therapy revealed progressive disability in all patients.
Sommario Cinque pazienti affetti da una grave forma di sclerosi multipla cronica progressiva (SMCP) resistente alla terapia steroidea sono stati trattati per sei mesi con IG e.v. ad alto dosaggio associate a plasmaferesi ed azatioprina. Durante il ciclo di trattamento, ben tollerato in tutti i pazienti, si è osservata una apparente riduzione della disabilità, ma l'osservazione clinica a sei mesi ed a un anno non ha confermato questo dato. L'associazione di IG e.v., plasmalinfocitoaferesi ed azatioprina, pur agendo verosimilmente su parte dei meccanismi umorali e cellulari coinvolti nel determinismo della malattia non sembra influenzare l'evoluzione clinica delle forme severe di SMCP.
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8.
56 cerebral ischemia patients up to the age of 40 were investigated using a strict clinical and instrumental protocol in order to elicit the relative importance of the various iatrogenic factors involved. In addition to atherosclerosis risk factors (smoking, hypertension, ischemic heart disease, diabetes, dyslipidemia) other possible causes of cerebral ischemia were sought (arteritis, migraine, head injury, oral contraceptives, coagulation disorders, cardiogenic embolism, etc.). 50% of the patients examined had at least two atherosclerosis risk factors and 55% had other causes singly or in association with atherosclerosis.
Sommario Cinquantasei pazienti affetti da ischemia cerebrale di età uguale od inferiore ai 40 anni, sono stati seguiti con un rigido protocollo clinico e strumentale, allo scopo di chiarire l'importanza relativa dei diversi fattori patogenetici. Oltre ai fattori di rischio per malattia aterosclerotica (fumo, ipertensione, cardiopatia ischemia, diabete, dislipidemia) sono state ricercate altre possibili cause di ischemia cerebrale (arteriti, emicrania, trauma cranico, terapia estroprogestinica, disturbi della coagulazione, fattori embolici cardiogeni, ecc.). è risultato che il 50· dei pazienti esaminati presenta almeno due fattori di rischio per aterosclerosi e che nel 55· dei pazienti erano presenti altre cause di ischemia cerebrale da sole o in associazione con l'aterosclerosi.
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9.
A series of 1003 patients examined by cervical Doppler is reviewed, stressing differences between ischemic cardiopathies and other heart diseases as to the risk of carotid cerebrovascular disease (CVD) and its pathogenesis. The authors find that in ischemic heart disease the risk of stroke is almost entirely linked to severe carotid obstruction; in other cardiac disorders (rheumatic valvulopathies, arrhythmias etc.) this risk is independent from arterial damage, and the risk subsequent to an associated carotid stenosis does not differ from that of the general population.
Sommario Viene rivista una casistica di 1003 pazienti sottoposti ad esame Doppler cervicale. Si mettono in evidenza differenze tra pazienti con cardiopatie ischemiche e altre malattie cardiache per quanto riguarda il rischio di malattia cerebrovascolare (CVD) nel territorio carotideo e la sua patogenesi. Si riscontra che nella cardiopatia ischemica il rischio di CVD è pressoché esclusivamente associato a stenosi serrata carotidea; in altre cardiopatie (valvulopatie reumatiche, aritmie etc) il rischio è indipendente da lesioni arteriose, e il rischio conseguente a un'eventuale stenosi carotidea associata non differisce da quello della popolazione generale con stenosi.
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10.
In a series of patients with TIA or minor stroke we have investigated the possibility of a different distribution of risk factors according to the presence or absence of angiographic lesions of the cerebral arterial circulation. The differences observed, though not statistically significant, argue for a more severe and widespread atherosclerotic process in patients with positive angiography. A significant proportion of these patients present associated insufficiency of the coronary circulation, demonstrated indirectly by exercise testing. The exercise test presents a positive predictive power of 41% for cerebral angiographic lesions.
Sommario In una casistica di pazienti colpiti da TIA o ictus lievi abbiamo indagato la possibilità di una diversa distribuzione dei fattori di rischio in base alla presenza o meno di lesioni angiografiche del circolo arterioso cerebrale. Le differenze osservate, anche se non statisticamente significative, depongono a favore di una maggiore importanza e diffusione del processo aterosclerotico nei pazienti con arteriografia positiva. In questi pazienti si ha inoltre una significativa associazione di insufficienza del circolo coronarico, dimostrata indirettamente mediante prova da sforzo. La prova da sforzo presenta un valore predittivo positivo del 41% nei confronti dell'arteriografia cerebrale.
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11.
Alterations of the cardiovascular system and of the glucose and lipid metabolism can represent important factors of vascular risk. The autonomic nervous system, through its two efferent branches, the parasympatheticcholinergic and the sympathetic-adrenergic, plays an important role in the control of the cardiovascular activity and of the glucose and lipid metabolism, and its impaired working can interfere with these functions. An increased sympathetic activity and an increased frequency of diabetes, dyslipidemia, hypertension and obesity have been reported in untreated schizophrenic patients, and a further worsening of these vascular risk factors has been signalled as a side effect of treatment with neuroleptic drugs. The opposite is observed in Parkinson’s disease, where the reduced autonomic activity induced by the illness is associated with a decreased frequency of vascular risk factors, and their occurrence is further reduced by the treatment with dopaminergic drugs.
Sommario Alterazioni del sistema cardiocircolatorio e del metabolismo glucidico e lipidico possono rappresentare importanti fattori di rischio vascolare. Il sistema nervoso autonomo, tramite le sue branche efferenti, parasimpatica-colinergica e simpatica-adrenergica, è responsabile del controllo di queste funzioni ed un suo anomalo funzionamento può comportare un alterato controllo dell’attività cardiovascolare e dell’omeostasi glico-lipidica. La revisione della letteratura sulla schizofrenia evidenzia un aumento dell’attività simpatica ed una aumentata frequenza di diabete, dislipidemia, ipertensione arteriosa ed obesità nei pazienti non trattati, ed un ulteriore incremento di questi fattori di rischio vascolare in seguito al trattamento con farmaci neurolettici. L’opposto si osserva nella malattia di Parkinson, dove la ridotta attività autonomica provocata dalla malattia è associata ad una riduzione dei fattori di rischio vascolare, che vengono ulteriormente ridotti dal trattamento con farmaci dopaminergici.
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12.
Cryoglobulinemic neuropathy: case report   总被引:1,自引:0,他引:1  
We report the case of a 51-year-old man affected by mainly motor polyneuropathy with subacute onset and tendency to chronicization. Several possible etiological factors were present, but nerve biopsy, showing ischemic and inflammatory neuropathy, led us to consider cryoglobulinemia as the most important.
Sommario Viene descritto il caso clinico di un uomo di 51 anni con polineuropatia principalmente motoria ad esordio subacuto e con tendenza alla cronicizzazione. La biopsia del nervo surale permette, evidenziando una neuropatia ischemica infiammatoria, di escludere il ruolo eziologico di altri concomitanti fattori di rischio, concludendo per una polineuropatia crioglobulinemica.
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13.
Nine severely disabled clinically definite chronic progressive multiple sclerosis (MS) patients who had at least one determination of intra-blood-brain-barrier (BBB) IgG synthesis rate of greater than 7 mg/day (upper limit of normal=3.3) participated in this study. Seven patients were given 1 gram of methylprednisolone sodium succinate (MP) by intravenous infusion over 30 minutes once a day for 3 days. Statistically significant (p<.05) reduction in intra-BBB IgG synthesis (mg/day) was seeen in 4/7 patients, but in only 2 were normal levels of synthesis rate (<3.3 mg/day) attained. Rebound of IgG synthesis to premedication rates occurred within 30 days in 2/4 patients. There was no change in intensity or pattern of cerebrospinal fluid (CSF) oligoclonal IgG bands by isoelectric focusing, immunofixation, and silver staining. A subsequent course of intrathecal methylprednisolone acetate (MPA) (80 mg twice a week for 5 weeks) was given to 5 of the 7 patients and to 2 additional patients not previously treated. In spite of signs of subarachnoid inflammation, a statistically significant depression of intra-BB synthesis, which far exceeded that from the pulse treatment occurred in all 7, including the 2 patients whose intra-BBB IgG synthesis rates were previously resistant to pulse steroid administration. Normal levels of synthesis were rapidly reached in 4/7 patients; however, an IgG synthesis rebound occurred in 3/7 patiens which was just as rapid. One out of 7 patients showed a temporary reduction in the number of cathodic IgG oligoclonal bands in the CSF. Two patients required discontinuation of treatment due to aseptic meningitis in one and progressive weakness in the other. Clinically, these severely afflicted patients with fixed deficits remained unchanged with either treatment protocol. While MPA and ACTH have similar initial effect on the central nervous systems (CNS) inflammatory response in MS, the well documented risk of serious adversities with MPA prohibit its clinical use in MS in its present form.
Sommario 9 pazienti affetti da una forma avanzata di MS definita come progressiva cronica che avevano almeno una determinazione dell'indice di sintesi delle IgG di barriera emato-encefalica (BBB) superiore a 7 mg. pro die (limite superiore al normale=3.3) hanno partecipato a questa ricerca. A 7 pazienti è stato somministrato 1 g. di metilprednisolone sodio succinato per via endovenosa per la durata di 30 minuti una volta al giormo per 3 giorni. In 4 su 7 pazienti è stata vista una riduzione statisticamente significativa della BBB mentre solo in due pazienti si raggiunsero i normali livelli di sintesi. In 2 su 4 pazienti il ritorno ai valori pre medicazione avvenne in 30 giorni. Non vi è stata variante delle bande oligoglonali IgG studiate col focusing isoelettrico, l'immunofissazione e la colorazione argentica. Successivamente è stato somministrato del metilprednisolone acetato (MPA) per via intratecale alla dose di 80 mg. due volte alla settimana per cinque settimane a 5 dei 7 pazienti e a 2 pazienti addizionali non trattati prima. Nonostante segni di infiammazione subaracnoidea è stata constatata una importante depressione della sintesi di IgG in tutti e 7 i pazienti compresi i due resistenti alla somministrazione per via venosa. Normali livelli di sintesi sono stati raggiunti rapidamente in 4 pazienti su 7 mentre negli altri 3 si ebbe un rapido ritorno ai valori di partenza. 1 dei 7 pazienti ha dimostrato una temporanea riduzione nel numero delle bande oligoclonali IgG catodiche nel liquor. 2 pazienti hanno dovuto sospendere il trattamento per il verificarsi di una meningite asettica in uno e di un progressivo adinamismo nell'altro. Non vi sono state variazioni del quadro clinico. Si conclude che il metilprednisolone e l'ACTH hanno un effetto iniziale simile sulle risposte infiammatorie del sistema nervoso centrale nei casi di MS, ma il ben documentato rischio di seri controeffetti col MPA ne proibisce l'uso clinico nella MS con le modalità descritte.
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14.
From a consecutive series of 812 patients at risk of stroke we selected 100 who seemed to be at high risk (excessive stroke risk—ESR) on the following clinical criteria: either multiple reversible ischemic attacks in one carotid territory or multiple (or bilateral) severe stenotic carotid lesions. The patients of the first subgroup received medical therapy and those of the second were referred for surgery. The 100 patients were followed up for 12 months, during which 29 patients had cerebral ischemic events: 17 having stroke and 12 TIA. This study suggests that it is possible to identify beforehand subgroups of ESR patients, thereby facilitating the selection of patients for brain protection and avoiding huge trials of unselected cerebrovascular patients.
Sommario Abbiamo studiato una serie consecutiva di soggetti (812) a rischio di “stroke”; nell'ambito di questa serie abbiano selezionato 100 pazienti che sembravano costituire un sottogruppo ad alto rischio (excessive risk of stroke=ESR). Le caratteristiche di inclusione nel gruppo ESR erano le seguenti: a) attacchi ischemici reversibili multipli in un territorio carotideo; b) lesioni steno-occlusive monolaterali multiple o bilaterali. Il gruppo a) era trattato con terapia medica, il gruppo b) con terapia chirurgica. Tutti i pazienti ESR sono stati seguiti per 12 mesi. Durante il follow-up si sono verificati episodi cerebrovascolari focali in 29 soggetti (17 strokes e 12 ischemie reversibili). Nel gruppo chirurgico gli episodi cerebrovascolari si sono presentati soprattutto nel periodo peri-operatorio (entro la 7a giornata) e solo in pochi casi a distanza di tempo (da 1 a 6 mesi). Nel gruppo medico gli end-points si sono distribuiti durante tutto il periodo di follow-up (12 mesi). Il presente studio suggerisce che è possibile individuare a priori sottogruppi di pazienti a rischio eccessivo di stroke, facilitando l'attuazione di trials clinici di “brain protection”. Infatti, arruolando tali pazienti, è sufficiente condurre lo studio in un numero minore di soggetti piuttosto che non prendendo in esame una popolazione non selezionata, dove la frequenza di nuovi eventi è molto inferiore.
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15.
This study examines the immediate and long-term results of surgical treatment for intracranial meningioma in patients aged 65 and over. Average patient age was 69 years. The most frequent localizations were the convexity (29.8%) and the sphenoid wing (20.1%). Preoperative risk factors included hypertension (16.1%), cardiopathies (16.1%), diabetes (12.9%) pneumopathies (12.9%) and peripheral vascular diseases (9.6%). All patients were assessed according to the Karnofsky Performance Status (KPS). Operative mortality was 18.5% (23 cases). At long term follow up (minimum 4 months, maximum 12 years, average 5 years) 31.5% of patients were cured, 32.3% had improved and 4% had worsened. The risk factors that mainly influenced results included poor preoperative clinical condition as expressed by low KPS, while the most frequent medical postoperative complications that increased the rate of operative mortality were brain edema, infections and lung embolism.
Sommario In questo studio vengono esaminati i risultati immediati e a distanza nel trattamento chirurgico dei meningiomi endocranici in pazienti con età superiore a 65 anni. L'età media dei pazienti era di 69 anni. Le localizzazioni di più frequente riscontro furono la convessità (29.8%) e l'ala di sfenoide (20.1%). I fattori di rischio preoperatori comprendevano l'ipertensione (16.1%), le cardiopatie (16.1%), le pneumopatie (12.9%) e le malattie vascolari periferiche (9.6%). Tutti i pazienti sono stati esaminati mediante il Karnofsky Performance Status (KPS). La mortalità operatoria è stata del 18.5% (23 casi). Al controllo a distanza (minimo 4 mesi, massimo 12 anni, media 5 anni) il 31.5% dei casi risultò guarito, il 32.3% migliorato, mentre era peggiorato il 4%. Tra i fattori di rischio che maggiormente hanno influenzato i risultati includiamo le cattive condizioni cliniche preoperatorie espresse da un basso KPS, mentre le complicazioni postoperatorie di maggior interesse internistico più frequenti e che hanno contribuito ad elevare la mortalità operatoria sono state l'edema cerebrale, le infezioni e l'embolia polmonare.
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16.
Phenobarbital in the prophylaxis of late posttraumatic seizures   总被引:2,自引:0,他引:2  
390 patients with severe head injuries were treated with phenobarbital (PB) orally for a period of 12 months in order to determine whether this drug could reduce the incidence of posttraumatic epilepsy (PTE). An intramuscular PB dose of 2.5–3 mg/kg body weight per day was administered within 24 hours after the trauma; after 5 days, or longer if the coma persisted, the drug was administered orally. Maintenance dosage adjustments, when necessary, were based on serial plasma concentrations of the drug, sustained at between 5 and 30 g/ml.293 patients completed the study. 66% of these presented one risk factor, while 34% presented two or more.6 patients (2.04%) had at least one seizure during the twelve months. Plasma drug levels at the time of the seizure, with one exception of 15 g/ml, ranged from 20 to 28 g/ml.The results of the study indicate that PB administered during the first twelve months after the trauma, even at relatively low doses, can have a prophylactic effect on PTE.
Sommario 390 pazienti con gravi traumi cranici sono stati trattati con phenobarbital (PB) per via orale, per un periodo di 12 mesi, al fine di verificare se tale farmaco potesse ridurre l'incidenza dell'epilessia post-traumatica (PTE). Il PB è stato somministrato per via intramuscolare, entro 24 ore dopo il trauma, alla dose di 2.5–3 mg/kg/die; dopo 5 giorni o un periodo di tempo maggiore se il coma persisteva, il farmaco è stato somministrato per via orale. Il mantenimento del livello plasmatico, quando necessario, è stato ottenuto monitorando le concentrazioni plasmatiche del farmaco che sono state mantenute tra 5 e 30 g/ml.293 pazienti hanno completato lo studio. Il 66% presentava un solo fattore di rischio, mentre il 34% presentava due o più fattori di rischio associati.6 pazienti (2.04%) hanno presentato almeno una crisi epilettica entro i 12 mesi. I livelli plasmatici del farmaco al momento della crisi, variavano fra 20 e 28 g/ml, con una eccezione di 15 g/ml. I risultati dello studio indicano che il PB somministrato durante i primi 12 mesi dopo il trauma, anche a dosi relativamente basse, può avere un effetto profilattico sulla PTE.
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17.
The role of alcohol as a risk factor for cerebral infarction and hemorrhage has been assesed in 200 middle-aged and elderly stroke patients and 200 controls matched for age, sex and hospital admission date. Computed tomographic brain scans were done in all but 10 of the stroke patients. Alcohol intake was reckoned on the 12 months preceding hospitalization and expressed in grams daily according to a standard nomogram. The Michigan Alcoholism Screening Test was used for the diagnosis of alcoholism. Cerebral infarction was present in 59% of the stroke patients and cerebral hemorrhage in 9%. The role of alcohol as risk factor for stroke proved to be small (Odds Ratio 1.86) and was practically lost after adjustement for the most common risk factors for cerebrovascular disorders (previous strokes, arterial hypertension, diabetes, obesity and hyperlipidemia). Our findings seem to suggest that alcohol is not an independent risk factor for stroke in the middle-aged and elderly. The data are, however, preliminary and are discussed in the light of methological problems.
Sommario Il contributo dell'alcool come fattore di rischio per l'infarto e l'emorragia cerebrale è stato esaminato in 200 pazienti con stroke e 200 controlli in età medio-avanzata, appaiati per età, sesso e data di ricovero ospedaliero. Una tomografia assiale computerizzata dell'encefalo fu eseguita in tutti i casi di stroke tranne 10. L'entità della assunzione alcoolica fu calcolata con riferimento ai 12 mesi precedenti il ricovero e fu espressa in grammi al giorno in base ad un apposito monogramma. Per le diagnosi di alcoolismo fu usato un questionario ad-hoc, il Michigan Alcoholism Screening Test. Un infarto cerebrale fu documentato nel 59% dei casi ed una emorragia cerebrale nel 9%. Il ruolo dell'alcool come fattore di rischio per lo stroke risultò modesto (Odds Ratio 1.86) e venne praticamente annullato dopo aver aggiustato per i più comuni fattori di rischio per malattie cerebrovascolari (ictus precedenti, ipertensione arteriosa, diabete, obesità ed iperlipidemia). I nostri dati sembrano escludere un ruolo indipendente dell'alcool nella genesi dello stroke. Tuttavia, i risultati ottenuti (da intendere come preliminari) sono discussi alla luce di alcuni problemi metodologici.
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18.
The surgical treatment of syringomyelia is still debatable and the result are often poor. Several surgical procedures, based on various proposed etiopathologies, have been developed but in many cases have proved completely ineffective. We have evaluated the follow-up of 69 syringomyelic patients, some operated on, some not, in the search for clues to the management of the disease. For this purpose we devised a rating system, which we describe. 31 patients underwent surgery while 38 received no treatment. We found that half of the patients deteriorated, whether they were operated on or not; only 1 in 5 improved and the rest remained stable. For surgical treatment to be successful, the disease must be in rapid evolution but without definite paraparesis.
Sommario Dalla revisione della letteratura risulta molto arduo stabilire criteri validi per un corretto approccio terapeutico alla siringomielia. In questo lavoro abbiamo seguito 69 siringomielici per un follow-up medio di 66 mesi. Di questi, 31 pazienti sono stati sottoposti ad intervento chirurgico mentre per gli altri 3 è stata seguita l'evoluzione naturale della malattia. Per meglio seguire l'evoluzione di questi pazienti, abbiamo costruito un protocollo di valutazione che permette l'espressione numerica dei deficits neurologici secondo una invalidità crescente. Ne è emerso a parità di durata di malattia una maggiore evolutività del quadro clinico dei siringomielici con paraparesi rispetto a quelli con solo danno segmentale e dei soggetti con turbe sfinteriche rispetto a quelli con paraparesi. Confrontando inoltre pazienti operati con quelli non operati non è emersa nessuna variazione significativa nell'evoluzione del quadro clinico dei pazienti con disturbi sfinterici, mentre il 66% dei soggetti operati che presentano all'ingresso in studio paraparesi hanno manifestato una tendenza al peggioramento. Nell'ambito del gruppo di pazienti che all'ammissione presentavano solo deficits segmentari il 50% è migliorato in seguito all'intervento.
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19.
Eighteen patients (6 female, 12 male; average age 51 years, range 37–79) with clinical and radiological evidence (MRI) of cervical spondylotic myelopathy (CSM) were examined. The subjects were divided into two groups depending on whether radiology indicated single level (9 patients) or multilevel (9 patients) compression of the cervical cord. All of the patients underwent surgical decompression. Seriate exam with trans-cranial magnetic stimulation was performed in double session before surgery, and 3 and 12 months after surgery. The follow-up study of these patients revealed a statistically significant neurophysiological improvement only in those patients with single-level compression. In these cases, the cervical cord pathology revealed by MRI signal hyperintensity in T2 may at least partially consist of an edematous component and/or an initial demyelinization that has still a chance of recovery. In patients with multilevel damage, the compression may cause irreversible lesions.
Sommario Sono stati esaminati 18 pazienti (6 femmine, 12 maschi), età media 51 anni (range 37–79), con evidenza clinica e radiologica (RMN) di mielopatia spondilosica cervicale (CSM). Essi sono stati suddivisi in due gruppi in base al dato radiologico di compressione midollare monofocale (9 pazienti) o multifocale (9 soggetti). Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad intervento chirurgico decompressivo. È stato effettuato esame seriato con stimolazione magnetica a livello cranico nel preoperatorio in due distinte sedute (al fine di valutare l'effetto sui dati della variabilità legata alla metodica), a 3 e 12 mesi dopo l'intervento. I risultati ottenuti sono stati paragonati con i valori normali relativi a 20 soggetti normali.Le alterazioni dei parametri neurofisiologici considerati (Tempo di conduzione centrale, ampiezza delle risposte evocate), più evidenti a carico delle vie destinate agli arti inferiori, non sono risultate di entità statisticamente differente nel gruppo dei soggetti con lesione mono e multifocale. Lo studio del follow up di questi pazienti ha rivelato un miglioramento statisticamente significativo sul piano neurofisiologico solo nei pazienti con compressione monofocale. Si può ipotizzare che in caso di compressione monofocale, la sofferenza midollare evidenziata alla NMR come iperintensità di segnale in T2, possa essere costituita, almeno in parte, da una componente edematosa e/o una iniziale demielinizzazione, ancora suscettibile di miglioramento. Nei pazienti con danno di tipo multifocale invece la compressione a più livelli più frequentemente dà luogo ad un danno di tipo ischemico che rende impossibile il recupero.
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20.
The cerebrospinal fluid (CSF) levels of IgG and the separation of the CSF and serum proteins by isoelectric focusing (IEF) were studied in 5 patients with subacute sclerosing panencephalitis (SSPE). Oligoclonal IgG fractions were found in the CSF of all the patients. The CSF IgG, IgG-Index and IgG SYN values were higher in the patients observed in the earlier than in those seen in the later stages of the disease. 1 of the 3 patients treated with isoprinosine presented a partial clinical remission accompanied by an increase in the parameters of intrathecal IgG synthesis.
Sommario In 5 pazienti affetti da panencefalite sclerosante subacute (PESS) sono stati studiati i livelli liquorali di IgG ed il frazionamento delle proteine liquorali e sieriche mediante isoelettrofocalizzazione (IEF). In tutti i pazienti sono state riscontrate frazioni di IgG oligoclonali nel liquido cerebrospinale (LCS). Nei soggetti giunti alla osservazione in fasi della malattia più precoci si sono osservati valori di IgG liquorali, di IgG-Index e di IgG SYN più elevati rispetto agli altri in stadio più avanzato. Uno dei tre pazienti trattati con Isoprinosina ha presentato una parziale remissione clinica, accompagnata da incremento dei parametri di sintesi intratecale di IgG.
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