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1.
An electronic method is proposed for quantifying the action tremor revealed by a threefold test of skill, which distinguishes young adult controls from elderly normals and patients with tremor. Parkinsonian patients can be differentiated from patients with essential tremor. The value of drugs against tremor is discussed.
Sommario Viene proposta una metodologia con dispositivi elettronici per la quantificazione del tremore d'azione rivelato da un triplice compito di abilità. Con tale tecnica è possibile discriminare i normali di controllo degli anziani e da pazienti con tremore. I parkinsoniani possono essere differenziati dai pazienti con tremore essenziale. Si discute l'utilità degli attuali farmaco contro il tremore.
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2.
From a consecutive series of 812 patients at risk of stroke we selected 100 who seemed to be at high risk (excessive stroke risk—ESR) on the following clinical criteria: either multiple reversible ischemic attacks in one carotid territory or multiple (or bilateral) severe stenotic carotid lesions. The patients of the first subgroup received medical therapy and those of the second were referred for surgery. The 100 patients were followed up for 12 months, during which 29 patients had cerebral ischemic events: 17 having stroke and 12 TIA. This study suggests that it is possible to identify beforehand subgroups of ESR patients, thereby facilitating the selection of patients for brain protection and avoiding huge trials of unselected cerebrovascular patients.
Sommario Abbiamo studiato una serie consecutiva di soggetti (812) a rischio di “stroke”; nell'ambito di questa serie abbiano selezionato 100 pazienti che sembravano costituire un sottogruppo ad alto rischio (excessive risk of stroke=ESR). Le caratteristiche di inclusione nel gruppo ESR erano le seguenti: a) attacchi ischemici reversibili multipli in un territorio carotideo; b) lesioni steno-occlusive monolaterali multiple o bilaterali. Il gruppo a) era trattato con terapia medica, il gruppo b) con terapia chirurgica. Tutti i pazienti ESR sono stati seguiti per 12 mesi. Durante il follow-up si sono verificati episodi cerebrovascolari focali in 29 soggetti (17 strokes e 12 ischemie reversibili). Nel gruppo chirurgico gli episodi cerebrovascolari si sono presentati soprattutto nel periodo peri-operatorio (entro la 7a giornata) e solo in pochi casi a distanza di tempo (da 1 a 6 mesi). Nel gruppo medico gli end-points si sono distribuiti durante tutto il periodo di follow-up (12 mesi). Il presente studio suggerisce che è possibile individuare a priori sottogruppi di pazienti a rischio eccessivo di stroke, facilitando l'attuazione di trials clinici di “brain protection”. Infatti, arruolando tali pazienti, è sufficiente condurre lo studio in un numero minore di soggetti piuttosto che non prendendo in esame una popolazione non selezionata, dove la frequenza di nuovi eventi è molto inferiore.
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3.
We have calculate the prevalence rates of moderate and severe dementia of the Alzheimer type (DAT) and of multi-infarct dementia (MID) in a Sicilian population sample aged 40 and over. For DAT the prevalence rate is 0.80% among the over 40s and 2.42% among the over 65s. The prevalence rates for both types, but especially for DAT, increase higher prevalence of primary degenerative dementia among females.
Sommario Abbiamo calcolato i tassi di prevalenza della demenza tipo Alzheimer e della demenza multiinfartuale di grado moderato e severo in un campione di popolazione siciliana di 40 anni ed oltre (4337 individui). Per la DAT il tasso di prevalenza è dello 0,80% [LF al 95% 0,56–1,11] nella popolazione di 40 anni ed oltre e diventa pari al 2,42% [LF al 95% 1,69–3,37] nella popolazione che ha raggiunto e superato il 65esimo anno di età.Per la MID la prevalenza è di 0,34% [LF al 95% 0,19–0,56] nella popolazione di 40 anni ed oltre, mentre nella popolazione di 65 anni ed oltre la prevalenza è dello 0,95% [LF al 95% 0,50–1,62].La prevalenza dei due tipi di demenza, e per quella tipo Alzheimer in particolare, aumenta significativamente con l'età. Altrettanto significativa è, sempre per la demenza degenerativa primaria, la più elevata prevalenza nel sesso femminile.
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4.
Phenobarbital in the prophylaxis of late posttraumatic seizures   总被引:2,自引:0,他引:2  
390 patients with severe head injuries were treated with phenobarbital (PB) orally for a period of 12 months in order to determine whether this drug could reduce the incidence of posttraumatic epilepsy (PTE). An intramuscular PB dose of 2.5–3 mg/kg body weight per day was administered within 24 hours after the trauma; after 5 days, or longer if the coma persisted, the drug was administered orally. Maintenance dosage adjustments, when necessary, were based on serial plasma concentrations of the drug, sustained at between 5 and 30 g/ml.293 patients completed the study. 66% of these presented one risk factor, while 34% presented two or more.6 patients (2.04%) had at least one seizure during the twelve months. Plasma drug levels at the time of the seizure, with one exception of 15 g/ml, ranged from 20 to 28 g/ml.The results of the study indicate that PB administered during the first twelve months after the trauma, even at relatively low doses, can have a prophylactic effect on PTE.
Sommario 390 pazienti con gravi traumi cranici sono stati trattati con phenobarbital (PB) per via orale, per un periodo di 12 mesi, al fine di verificare se tale farmaco potesse ridurre l'incidenza dell'epilessia post-traumatica (PTE). Il PB è stato somministrato per via intramuscolare, entro 24 ore dopo il trauma, alla dose di 2.5–3 mg/kg/die; dopo 5 giorni o un periodo di tempo maggiore se il coma persisteva, il farmaco è stato somministrato per via orale. Il mantenimento del livello plasmatico, quando necessario, è stato ottenuto monitorando le concentrazioni plasmatiche del farmaco che sono state mantenute tra 5 e 30 g/ml.293 pazienti hanno completato lo studio. Il 66% presentava un solo fattore di rischio, mentre il 34% presentava due o più fattori di rischio associati.6 pazienti (2.04%) hanno presentato almeno una crisi epilettica entro i 12 mesi. I livelli plasmatici del farmaco al momento della crisi, variavano fra 20 e 28 g/ml, con una eccezione di 15 g/ml. I risultati dello studio indicano che il PB somministrato durante i primi 12 mesi dopo il trauma, anche a dosi relativamente basse, può avere un effetto profilattico sulla PTE.
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5.
Hallucinations in parkinson disease: Neuropsychological study   总被引:3,自引:0,他引:3  
Hallucinations occur fairly frequently in the course of the pharmacological treatment of Parkinson disease. Our aim in this study was to assess first the relation between hallucinations and mental deterioration and second the correlation between the perception disorder and the profile on the Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI). Of 304 parkinsonian subjects followed as outpatients at our center 27 (8.88%) had had hallucinations and 17 of these presented marked cognitive deficits (Mini Mental State <18) (62.9%) compared with 32 of the other 277 patients (11.5%) (X2=55.16, p<0.0001). A group of 9 patients who had had hallucinations and 10 controls who had not, all free from marked cognitive deficits, were assessed on the Luria-Nebraska Neuropsychological Battery (LNNB) and on the MMPI. The two groups did not differ significantly in respect of the LNNB but did in respect of the MMPI scales. On this evidence the frequency of mental deterioration is significantly higher in patients who have hallucinated. We discuss the meaning of the MMPI differences both from the biochemical angle and from that of personality factors. These data suggest that the MMPI might be useful for predicting hallucinations in undeteriorated parkinsonian patients on pharmacological therapy.
Sommario I fenomeni allucinatori rappresentano un evento piuttosto frequente nel corso del trattamento farmacologico del Morbo di Parkinson. Scopo di questo studio è stato quello di valutare i rapporti esistenti tra allucinazioni e deterioramento mentale e quindi le correlazioni fra tali fenomeni dispercettivi e le caratteristiche del profilo al test MMPI. In una popolazione di 304 pazienti ambulatoriali affetti da Morbo di Parkinson, seguiti presso il nostro centro, fenomeni allucinatori si erano verificati in 27 soggetti (8,88%). Deficits cognitivi rilevanti (Mini Mental State <18) erano presenti nei 17 dei 27 pazienti con pregresse allucinazioni (62,9%) e nell' 11,5% dei pazienti del resto della popolazione (32 casi su 277) (X2=55.16, p<0.0001). Un gruppo di 9 paz. con pregresse allucinazioni e di 10 paz. di controllo senza allucinazioni, tutti privi di deficits cognitivi rilevanti, sono inoltre stati valutati mediante una batteria di tests neuropsicologici (Luria-Nebraska Neuropsychological Battery) (LNNB) ed un test di personalità (Minnesota Multiphasic Personality Inventory) (MMPI). A fronte di performances cognitive che non differivano significativamente fra i 2 gruppi, si sono registrate differenze significative nel profilo alle scale del MMPI. Da questo studio emerge una prevalenza di deterioramento mentale significativamente più elevata nei pazienti con allucinazioni pregresse. Inoltre viene discusso il significato delle differenze al MMPI sia dal punto di vista biochimico che da quello dei fattori di personalità. Questi dati suggeriscono infine il possibile uso del MMPI nei paz. parkinsoniani non deteriorati, come mezzo predittivo di insorgenza di allucinazioni in corso di terapia farmacologica.
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6.
We followed up 107 patients experiencing a first-ever ischemic stroke after having been affected by essential hypertension for at least one year, in order to analyze the phenomenon of post-stroke blood pressure lowering. Of the 82 patients still surviving after three months of follow-up, 44 (54%) had normal arterial blood pressure values. There were no significant differences between these normotensive patients and the 38 with high blood pressure in terms of cerebrovascular risk factors or disability, but blood pressure normalized in 34 of the 54 patients experiencing a carotid stroke (63%) and in only 10 of the 28 experiencing vertebrobasilar stroke (36%) (p=0.035). These data may offer a starting point for further studies of the neurogenesis of arterial hypertension.
Sommario Al fine di analizzare il fenomeno della normalizzazione della pressione arteriosa dopo ictus cerebrale in pazienti prima ipertesi, abbiamo osservato 107 soggetti con primo ictus ischemico, che erano già precedentemente affetti da ipertensione arteriosa da almeno un anno. Degli 82 (77%) sopravvissuti a tre mesi di follow-up, 44 (54%) hanno mostrato una normalizzazione della pressione arteriosa. L'incidenza di fattori di rischio per malattia cerebrovascolare e disabilità grave non è risultata significativamente diversa nel gruppo degli ipertesi rispetto ai normotesi. Tuttavia la normalizzazione della pressione arteriosa è stata osservata in 34 dei 54 pazienti con ictus carotideo (63%) e solo in 10 dei 28 con ictus vertebrobasilare (36%) (p=0.035). Riteniamo che tali dati offrano uno spunto per ulteriori ricerche sulla genesi neurogena dell'ipertensione arteriosa essenziale.
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7.
This study presents the crude and age-adjusted annual incidence rates and diagnostic classifications of acute strokes and identified transient ischaemia cases in persons 25 years and over in an urban population slightly over one million.Ot the total of 2676 hospital admissions 1244 were stroke patients (the other 89 were unsubstantiated, 144 were resident outside the incidence area, 555 were asymptomatic lesions and 644 were TIA admissions); 139 patients were in chronic care facilities; 134 were managed in their own homes by their medical practitioners, with 84 certified community and 455 medical practitioners' reported deaths giving a total of 2056 strokes. Including the TIAs treated at home and admissions to hospitals there were 1877 TIAs (population at risk 660,598). The overall age-adjusted incidence rate for stroke was 1.22 or 40 percent of the crude rate per 1000 persons at risk, while the overall TIA age-adjusted rate was 1.20 or 43 percent. Aetiological classifications revealed thrombosis 0.46, embolism 0.09, intracerebral haemorrhage 0.19, subaracnoid 0.14, and acute but ill-defined events were 0.34 per 1000 persons. Early mortality was 32 percent with a significant winter peak with incidence unrelated to mean ambient temperature.
Sommario Lo studio riporta il tasso di incidenza (globale e aggiustato per età) e la classificazione diagnostica dei casi di ictus e ischemia transitoria occorrenti in soggetti sopra i 25 anni di età in una popolazione urbana di poco superiore al milione di abitanti.Dei 2676 pazienti ospedalizzati 1244 avevano presentato un ictus (degli altri, 144 erano residenti fuori dall'area di incidenza considerata, 555 presentavano lesioni asintomatiche e 644 avevano presentato un TIA; in altri 89 la diagnosi di incidente cerebrovascolare non fu confermata); 139 pazienti erano ricoverati in strutture per lungodegenti; 134 erano seguiti a domicilio dal medico di base. A questi 1517 casi di ictus vanno aggiunti 539 pazienti deceduti (84 identificati attraverso il certificato di morte e 455 attraverso la segnalazione del medico di base) per un totale di 2056 ictus. Ai 644 TIA ricoverati ne vanno aggiunti 1233 trattati a domicilio per un totale di 1877 TIA (popolazione a rischio 660.598). Il tasso di incidenza aggiustato per età per l'ictus risultò del 1.22 o 40 per cento del tasso globale per 1000 persone a rischio, mentre quello per il TIA rispettivamente 1.20 o 43 per cento.La classificazione etiologica rivelò trombosi nello 0.46, embolia nello 0.09, emorragia intraparenchimale nello 0.19, emorragia subaracnoidea nello 0.14 e incidente acuto mal definito nello 0.34 per 1000 persone. La mortalità precoce fu del 32 percento con picco invernale significativo non correlato con la temperatura ambiente media.
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8.
56 cerebral ischemia patients up to the age of 40 were investigated using a strict clinical and instrumental protocol in order to elicit the relative importance of the various iatrogenic factors involved. In addition to atherosclerosis risk factors (smoking, hypertension, ischemic heart disease, diabetes, dyslipidemia) other possible causes of cerebral ischemia were sought (arteritis, migraine, head injury, oral contraceptives, coagulation disorders, cardiogenic embolism, etc.). 50% of the patients examined had at least two atherosclerosis risk factors and 55% had other causes singly or in association with atherosclerosis.
Sommario Cinquantasei pazienti affetti da ischemia cerebrale di età uguale od inferiore ai 40 anni, sono stati seguiti con un rigido protocollo clinico e strumentale, allo scopo di chiarire l'importanza relativa dei diversi fattori patogenetici. Oltre ai fattori di rischio per malattia aterosclerotica (fumo, ipertensione, cardiopatia ischemia, diabete, dislipidemia) sono state ricercate altre possibili cause di ischemia cerebrale (arteriti, emicrania, trauma cranico, terapia estroprogestinica, disturbi della coagulazione, fattori embolici cardiogeni, ecc.). è risultato che il 50· dei pazienti esaminati presenta almeno due fattori di rischio per aterosclerosi e che nel 55· dei pazienti erano presenti altre cause di ischemia cerebrale da sole o in associazione con l'aterosclerosi.
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9.
A high prevalence of major mood disorders in multiple sclerosis (MS) patients has been reported. In this study, we investigated the frequency of previous or present major mood disorders in 65 patients with clinically definite multiple sclerosis (Poser criteria) and in 31 polyneuropathy (PNP) patients. All patients underwent a questionnaire designed after DSM-IV definitions for major mood disorders. A higher lifetime risk for development of a major mood disorder was evident in MS patients (log rank test.,p<0.001). Of all MS patients with a major mood disorder, at least 34% had one first-degree relative affected by a mood disorder, while the corresponding figure was 14% among PNP cases. Our data confirm the high lifetime risk for depression in MS patients and suggest that, at least in a subset of MS patients with depression, the genetic basis for depression operates with similar mechanisms as those at work in families with primary depression. However, this is not necessarily true for other subsets of depressed MS patients' families.
Sommario Un'elevata prevalenza di disturbi dell'umore è stata più volte segnalata nei pazienti con sclerosi multipla (SM). Abbiamo pertanto studiato la prevalenza dei disturbi dell'umore in 65 pazienti con SM e 31 pazienti con polineuropatie (PNP). Tutti i pazienti venivano sottoposti ad intervista strutturata con un questionario basato sulle definizioni del DSM-IV relative ai disturbi dell'umore. Il rischio cumulativo di sviluppo di depressione maggiore era più elevato nella SM che nelle PNP. Il 34% dei pazienti con SM e disturbi dell' umore presentavano almeno un parente di primo grado con disturbi dell'umore, control il 14% per i pazienti con PNP e disturbi dell' umore. I nostri dati confermano l'elevato rischio cumulativo di depressione nella SM e suggeriscono che in un sottogruppo di pazienti con SM e depressione, la base genetica della depressione opera con meccanismi analoghi a quelli in atto nelle famiglie con depressione primaria.
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10.
An EEG study was carried out on 50 patients undergoing chronic dialysis, 5 of whom had progressive dialysis encephalopathy (PDE), with the aim of confirming the reliability of EEG for diagnosing PDE and detecting patients at risk reported in previous papers. The outcome of the study confirms the high sensitivity of EEG for these purposes.
Sommario È stato effettuato uno studio EEG su una popolazione di 50 pazienti in trattamento dialitico cronico. Cinque di essi erano affetti da Encefalopatia Dialitica Progressiva. Lo studio è stato effettuato per confermare la attendibilità diagnostica di questo esame in questa encefalopatia e nello screening di pazienti a rischio, come già riportato in alcune osservazioni precedenti. I risultati ottenuti confermano l'elevata sensibilità di questo esame come mezzo di diagnosi e screening della Encefalopatia Dialitica Progressiva.
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11.
The geographic distribution of multiple sclerosis and the influence of migration on the risk of contracting it point to an environmental factor as cause of the disease. This environmental factor might be a virus which might produce the demyelination process through an autoimmune reaction against components of the central nervous system. The other possible cause of multiple sclerosis is a genetic susceptibility, inferred from the higher risk for the disease found among relatives of patients with multiple sclerosis and on the association between the disease and some histocompatibility antigens of the HLA system. Both theories seem to be correct, with the environmental factors (s) causing multiple sclerosis only in the presence of a genetic susceptibility.
Sommario La distribuzione geografica della sclerosi multipla e l'influenza che l'emigrazione ha sul rischio di contrarre la malattia indicano che essa potrebbe essere causata da un fattore ambientale. Questo fattore ambientale potrebbe essere un virus che produrrebbe il processo di demielinizzazione tramite una reazione autoimmunitaria contro componenti del sistema nervoso centrale. L'altra possibile causa della sclerosi multipla sarebbe lapresenza di una predisposizione genetica, comprovata dall'esistenza di unpiù alto rischio per la malattia tra i parenti di malati affetti da sclerosi multipla e dall'associazione trovata tra la malattia ed alcuni antigeni di istocompatibilità del sistema HLA. Ambedue le teorie sembrano corrette, i fattori ambientali causerebbero la sclerosi multipla solo in presenza di una predisposizione genetica.
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12.
Neurological complications of cerebral angiography   总被引:1,自引:0,他引:1  
We report a prospective study of 218 consecutive patients undergoing cerebral diagnostical angiography, before during and 24 hours after the procedure, to identify the neurological complication rate and the risk factors related to the patients and to the procedure. We observed 15 neurologic accidents (6.9%) with permanent sequelae in one case (0.4%). Two risk factors proved to correlate significantly with accidents, i.e. the time that the catheter remained within a vessel and difficulty in performing the procedure.
Sommario Abbiamo studiato in modo prospettico 218 pazienti consecutivi sottoposti ad esame angiografico cerebrale, prima-durante e dopo 24 ore dall'esame, per identificare l'incidenza di complicazioni neurologiche e i fattori di rischio in relazione al paziente ed all'esame stesso. Abbiamo osservato 15 complicazioni neurologiche (6.9%) con deficit permanente in un caso (0,4%). Due sono i fattori di rischio significativi: il tempo di permanenza del catetere nel vaso e la difficoltà nell'esecuzione dell'esame.
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13.
A series of 1003 patients examined by cervical Doppler is reviewed, stressing differences between ischemic cardiopathies and other heart diseases as to the risk of carotid cerebrovascular disease (CVD) and its pathogenesis. The authors find that in ischemic heart disease the risk of stroke is almost entirely linked to severe carotid obstruction; in other cardiac disorders (rheumatic valvulopathies, arrhythmias etc.) this risk is independent from arterial damage, and the risk subsequent to an associated carotid stenosis does not differ from that of the general population.
Sommario Viene rivista una casistica di 1003 pazienti sottoposti ad esame Doppler cervicale. Si mettono in evidenza differenze tra pazienti con cardiopatie ischemiche e altre malattie cardiache per quanto riguarda il rischio di malattia cerebrovascolare (CVD) nel territorio carotideo e la sua patogenesi. Si riscontra che nella cardiopatia ischemica il rischio di CVD è pressoché esclusivamente associato a stenosi serrata carotidea; in altre cardiopatie (valvulopatie reumatiche, aritmie etc) il rischio è indipendente da lesioni arteriose, e il rischio conseguente a un'eventuale stenosi carotidea associata non differisce da quello della popolazione generale con stenosi.
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14.
The aim of this study was to assess breathing patterns during sleep in patients with generalized mild myasthenia gravis. Fourteen patients (13 F; 1M, age range 20–40 years) in a stable clinical and functional state underwent a sleep questionnaire, baseline respiratory function tests and standard nocturnal polysomnography.All of the patients had normal daytime blood-gas values, except one who showed mild hypoxemia. No patient complained of disturbed sleep; six patients reported snoring. In five patients nocturnal polysomnoraphy showed the occurrence of short and infrequent central apneas mainly during REM sleep, together with a drop in HbSaO2 levels of more than 5% of the baseline wakefulness value.Our data indicate that, in patients with mild generalized MG in a stable functional state, breathing pattern instability during sleep is infrequent and, when it occurs, is mild and mainly related to REM sleep.
Sommario Scopo del presente lavoro è la valutazione dei pattern respiratori durante il sonno notturno in pazienti affetti da miastenia generalizzata, di grado lieve moderato, in fase di compenso clinico ed emogasanalitico. È stato condotto uno studio clinico e di polisonnografia notturna standard in 14 soggetti miastenici (13 F, 1 M; 20–40 anni di età) senza altri fattori di rischio per lo sviluppo di disordini respiratori sonno relati eccetto il proprio deficit neuromuscolare. Nessun soggetto riferiva sintomi suggestivi di disturbi respiratori sonno relati, eccetto russamento (riferito da 6 pazienti). In 5 soggetti sono state documentate, alla polisonnografia notturna, sporadiche apnee, di tipo non ostruttivo, prevalentemente REM relate, con desaturazioni di HbSaO2 superiori al 5% del valore imedio basale in veglia, raramente comunque con desaturazioni al di sotto del 90%. Globalmente i dati indicano che in soggetti miastenici con grado lieve di malattia, in fase di compenso e senza altri fattori di rischio, la respirazione notturna rimane relativamente ben compensata.
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15.
The study highlights the high prevalence of neurological diagnoses in a population of psychiatric in-patients admitted to 16 private clinics and 6 private institutes because of their mental and behavioral disorders. Neurological diseases affected 13.05% of acute and 68.09% of chronic psychiatric patients. These results emphasize the need for specific neurological competence in the treatment of many psychiatric patients and better integration between neurological and psychiatric departments. The close relationship between neurology and psychiatry, as well as the renaissance of neuropsychiatry are discussed.
Sommario Lo studio evidenzia un'alta prevalenza di diagnosi neurologiche in una popolazione di pazienti ricoverati per disturbi psichici e del comportamento. Il 13,05% di pazienti psichiatrici ricoverati in 16 cliniche private per malati acuti e il 68,9% di quelli ricoverati in 6 istituti privati per malati cronici sono risultati affetti da malattie neurologiche. Questi risultati sottolineano la necessità di una specifica competenza neurologic nel trattamento di molti malati psichiatrici e suggeriscono una migliore integrazione tra servizi neurologici e servizi psichiatrici. Viene discussa la stretta correlazione esistente, sul piano teorico e sul piano clinico, tra neurologia e psichiatria e la rinascita di un'antica disciplina di confine, la neuropsichiatria.
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16.
This study examines the immediate and long-term results of surgical treatment for intracranial meningioma in patients aged 65 and over. Average patient age was 69 years. The most frequent localizations were the convexity (29.8%) and the sphenoid wing (20.1%). Preoperative risk factors included hypertension (16.1%), cardiopathies (16.1%), diabetes (12.9%) pneumopathies (12.9%) and peripheral vascular diseases (9.6%). All patients were assessed according to the Karnofsky Performance Status (KPS). Operative mortality was 18.5% (23 cases). At long term follow up (minimum 4 months, maximum 12 years, average 5 years) 31.5% of patients were cured, 32.3% had improved and 4% had worsened. The risk factors that mainly influenced results included poor preoperative clinical condition as expressed by low KPS, while the most frequent medical postoperative complications that increased the rate of operative mortality were brain edema, infections and lung embolism.
Sommario In questo studio vengono esaminati i risultati immediati e a distanza nel trattamento chirurgico dei meningiomi endocranici in pazienti con età superiore a 65 anni. L'età media dei pazienti era di 69 anni. Le localizzazioni di più frequente riscontro furono la convessità (29.8%) e l'ala di sfenoide (20.1%). I fattori di rischio preoperatori comprendevano l'ipertensione (16.1%), le cardiopatie (16.1%), le pneumopatie (12.9%) e le malattie vascolari periferiche (9.6%). Tutti i pazienti sono stati esaminati mediante il Karnofsky Performance Status (KPS). La mortalità operatoria è stata del 18.5% (23 casi). Al controllo a distanza (minimo 4 mesi, massimo 12 anni, media 5 anni) il 31.5% dei casi risultò guarito, il 32.3% migliorato, mentre era peggiorato il 4%. Tra i fattori di rischio che maggiormente hanno influenzato i risultati includiamo le cattive condizioni cliniche preoperatorie espresse da un basso KPS, mentre le complicazioni postoperatorie di maggior interesse internistico più frequenti e che hanno contribuito ad elevare la mortalità operatoria sono state l'edema cerebrale, le infezioni e l'embolia polmonare.
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17.
A multicenter prospective investigation was conducted in 17 teaching and general hospital in Italy to assess the efficacy of the care delivered to previously untreated patients with epilepsy. 175 cases were included and allocated to monotherapy. Only 112 cases completed the first year of follow-up. Of these, 59 (52.7%) were completely controlled and 53 (47.3%) had one or more seizure relapses. Controlied and uncontrolled patients were compared with respect to the main variables believed to influence non-responsiveness to standard therapy. The proportion of cases with relapses was significantly associated with the number of seizures reported before treatment was started. Selected seizure patterns (absences, myoclonic seizures) and prolonged disease duration were also reported more frequently among patients with recurrences. The implications of these findings are discussed with respect to drug response and prognosis of epilepsy.
Sommario Il presente studio consiste in una indagine prospettica multicentrica condotta in 17 centri ospedalieri italiani sulla efficacia del trattamento e sulla prognosi della malattia in pazienti con epilessia alla prima diagnosi. Dei 175 casi ammessi allo studio, 112 hanno completato il primo anno di osservazione. Di questi, 59 (52,7%) risultavano completamente controllati e 53 (47,3%) avevano presentato una o più crisi durante il follow-up. Le principali variabili ritenute responsabili di una insoddisfacente risposta al trattamento vennero quindi esaminate nei due gruppi. Il rischio di recidiva di crisi risultava significativamente correlato al numero di crisi presentate prima del trattamento. Inoltre, i pazienti con crisi nel follow-up presentavano una maggior durata di malattia o specifici tipi di crisi (assenze, crisi miocloniche). Il significato di tali dati è discusso in riferimento alle modalità di trattamento e agli altri fattori implicati nella prognosi dell'epilessia.
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18.
In a door-to-door survey of common neurological disorders in Sicily (SNES Project), we administered a screening symptoms questionnaire and a brief neurological examination to detect epileptic patients. All of the subjects effectively resident in the community of Riposto on 1 November 1987 (prevalence day) were investigated (n=9956). The subjects with a positive questionnaire or a previous diagnosis of epilepsy were extensively examined by a neurologist and then definitively classified for epilepsy by a panel of senior neurologists. The crude prevalence of active and non-active epilepsy was 3.21/1000; the prevalence of active epilepsy alone was 2.71/1000. Of the 27 active cases, sixteen were affected by genralized tonic-clonic seizures, four by absences and four by complex partial attacks. All except two were being treated with antiepileptic drugs, most with phenobarbital. Our prevalence rate is lower than that reported by most authors, but similar to the rates in other Sicilian communities.
Sommario Nell'ambito di un'indagine porta a porta su alcune comuni malattie neurologiche in Sicilia (Progetto SNES), abbiamo somministrato un questionario di screening mirato sui sintomi ed un breve esame neurologico allo scopo di individuare i pazienti epilettici. Tutti i soggetti effettivamente residenti al 1° novembre 1987 (giorno di prevalenza) nel comune di Riposto sono stati studiati (N=9956).Quelli positivi al questionario o con una diagnosi precedente di epilessia sono stati accuratamente valutati da un neurologo e quindi rivalutati per la diagnosi definitiva da un gruppo di neurologi esperti. Il tasso di prevalenza grezzo di tutte le epilessie (attive e non attive) à risultato di 3,21/1000; la prevalenza delle sole forme attive era di 2,71/1000. Su 27 casi di epilessia attiva, 16 erano affetti da crisi generalizzate tonico-cloniche, 4 da assenze, 4 da crisi parziali complesse. Tutti tranne due pazienti erano in trattamento con farmaci antiepilettici, la gran parte con fenobarbital. Il nostro tasso di prevalenza è inferiore a quelli riportati dalla maggior parte degli autori, ma molto vicino ai valori riscontrati in altri comuni siciliani.
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19.
The role of alcohol as a risk factor for cerebral infarction and hemorrhage has been assesed in 200 middle-aged and elderly stroke patients and 200 controls matched for age, sex and hospital admission date. Computed tomographic brain scans were done in all but 10 of the stroke patients. Alcohol intake was reckoned on the 12 months preceding hospitalization and expressed in grams daily according to a standard nomogram. The Michigan Alcoholism Screening Test was used for the diagnosis of alcoholism. Cerebral infarction was present in 59% of the stroke patients and cerebral hemorrhage in 9%. The role of alcohol as risk factor for stroke proved to be small (Odds Ratio 1.86) and was practically lost after adjustement for the most common risk factors for cerebrovascular disorders (previous strokes, arterial hypertension, diabetes, obesity and hyperlipidemia). Our findings seem to suggest that alcohol is not an independent risk factor for stroke in the middle-aged and elderly. The data are, however, preliminary and are discussed in the light of methological problems.
Sommario Il contributo dell'alcool come fattore di rischio per l'infarto e l'emorragia cerebrale è stato esaminato in 200 pazienti con stroke e 200 controlli in età medio-avanzata, appaiati per età, sesso e data di ricovero ospedaliero. Una tomografia assiale computerizzata dell'encefalo fu eseguita in tutti i casi di stroke tranne 10. L'entità della assunzione alcoolica fu calcolata con riferimento ai 12 mesi precedenti il ricovero e fu espressa in grammi al giorno in base ad un apposito monogramma. Per le diagnosi di alcoolismo fu usato un questionario ad-hoc, il Michigan Alcoholism Screening Test. Un infarto cerebrale fu documentato nel 59% dei casi ed una emorragia cerebrale nel 9%. Il ruolo dell'alcool come fattore di rischio per lo stroke risultò modesto (Odds Ratio 1.86) e venne praticamente annullato dopo aver aggiustato per i più comuni fattori di rischio per malattie cerebrovascolari (ictus precedenti, ipertensione arteriosa, diabete, obesità ed iperlipidemia). I nostri dati sembrano escludere un ruolo indipendente dell'alcool nella genesi dello stroke. Tuttavia, i risultati ottenuti (da intendere come preliminari) sono discussi alla luce di alcuni problemi metodologici.
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20.
In this study, we report the cases of five unrelated patients with Klinefelter's syndrome and seizures or EEG epileptiform abnomalities; the karyotype was 47,XXY in four, and 47,XXY/46,XX in one. They were aged 13–25 years and followed up both clinically and by means of EEG. Two of the patients had epilepsy, one had only one isolated generalized tonic-clonic seizure, one had febrile convulsions and one presented focal epileptiform EEG abnormalities without seizures. In two of the patients, it was possible to classify the epilepsy (childhood epilepsy with occipital paroxysms and cryptogenic or symptomatic generalized epilepsy). Although the electroclinical patterns appeared to be rather heterogeneous in our patients, it is possible to infer the relative good evolution of seizures in Klinefelter's syndrome.
Sommario In questo studio sono riportati 5 pazienti con sindrome di Klinefelter e crisi epilettiche o anomalie parossistiche all'EEG. In 4 soggetti il cariotipo era 47,XXY mentre in uno esso era 47,XXY/46,XX. L'età dei pazienti era compresa tra 13 e 25 anni; tutti sono stati seguiti nel tempo da un punto di vista clinico ed EEGrafico. Due pazienti erano affetti da epilessia, uno aveva presentato una crisi generalizzata tonico-clonica isolata, uno aveva presentato convulsioni febbrili e uno mostrava solo anomalie parossistiche focali all'EEG senza aver mai apparentemente presentato crisi. In due pazienti è stato possibile classificare l'epilessia (epilessia dell'infanzia a parossismi occipitali ed epilessia generalizzata criptogenetica o sintomatica). Sebbene il pattern elettroclinico nei nostri pazienti sembri piuttosto eterogeneo, è possibile inferire una certa benignità del quadro epilettologico nella sindrome di Klinefelter.
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