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1.
Forty patients with multifocal and multicentric cerebral tumours were retrospectively studied. The patients were divided into two groups: ten patients with multicentric tumours (group A), and 30 patients with multifocal tumours. As far as their preoperative clinical history and the incidence of the various symptoms and signs are concerned, there were no significant differences between the two groups. CT permitted a correct diagnosis in 90% of the cases. All of the patients underwent the removal of the tumour(s) and received radiotherapy; 30 patients also received chemotherapy. In group A, nine patients died and one was lost to follow-up one year after treatment; the average survival was ten months from the appearance of the multicentric tumour. In group B, 29 patients died and one is still alive two years after treatment; the average survival was six months. We consider the problems of diagnosis and the long-term follow-up of patients.
Sommario Gli autori riportano uno studio retrospettivo su 40 pazienti affetti da tumori cerebrali multifocali e multicentrici del sistema nervoso centrale. I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi: 1) gruppo A formato da 10 pazienti con tumore multicentrico; 2) gruppo B formato da 30 pazienti con tumore multifocale. Non si sono osservate significative differenze fra i due gruppi per quanto riguarda la durata della storia e l'incidenza dei sintomi e dei segni neurologici. La TC ha permesso una corretta diagnosi nel 90% dei casi. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad intervento chirurgico ed a radioterapia e 30 anche a chemioterapia. Nel gruppo A, 9 pazienti sono deceduti ed uno è stato perso al follow-up un anno dopo il trattamento. La sopravvivenza media è stata di 10 mesi dalla comparsa del tumore. Nel gruppo B, 29 pazienti sono deceduti ed uno è vivente due anni dopo il trattamento. La sopravvivenza media à stata di 6 mesi. Abbiamo trattato i problemi diagnostici e prognostici di questa patologia.
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2.
150 children with Rolandic paroxysmal epilepsy (RPE) aged 3 to 12 years were followed up clinically and by EEG for 16 years. Antiepileptic drugs were administered initially for 2 years and then suspended for 6–12 months. Treatment was resumed in the 29 patients who had seizures during the drug-free interval and was maintained for a further 5 years.80.6% of all patients were in clinical remission after the 2-year treatment period. Some patients had seizures while on drugs, others during the drug-free interval. Seizure frequency declined with age. No seizures occured after the age of 14 or in the 8 years following final discontinuation of drug therapy. The need for prolonged drug treatment is therefore questioned.
Sommario 150 bambini affetti da Epilessia a Parossismi Rolandici, di età compresa tra i 3 e i 12 anni, sono stati tenuti sotto controllo clinico ed elettroencefalografico per un periodo di sedici anni.È stato effettuato un trattamento con farmaci antiepilettici per 2 anni. Dopo 6/12 mesi di wash-out farmacologico, in 29 pazienti che hanno manifestato crisi, la terapia farmacologica è stata ripristinata e mantenuta per 5 anni.Dopo i primi due anni di terapia, si è avuta una remissione clinica nell'80.6% dei casi. Alcuni pazienti hanno manifestato crisi durante l'assunzione della terapia, altri durante il periodo di wash-out. In ogni caso l'incidenza delle crisi diminuisce con il crescere dell'età dei pazienti. Al di sopra dei 14 anni non sono state registrate crisi, e l'osservazione durante gli otto anni successivi alla sospensione definitiva della terapia farmacologica non ha rivelato la comparsa di alcuna crisi.Viene quindi discussa la necessità di un trattamento farmacologico prolungato in corso di Epilessia a Parossismi Rolandici.
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3.
The authors describe two cases of solitary cerebral metastasis from non-seminatous germ cell tumors of the testis: in the first case, the histology was teratocarcinoma; in the second, it was embryonal carcinoma. Both patients underwent surgery, whole-brain radiotherapy and chemotherapy, and are still alive and disease-free after respectively 42 and 72 months. Although systemic metastasis from tumors of the testis are relatively common, they rarely involve the nervous system. A review of our cases and those reported in the literature shows that the outcome in these patients can be improved by the combined surgical, radiological and chemotherapeutic treatment of the metastasis.
Sommario Gli autori riportano 2 casi di metastasi cerebrali solitarie da tumore non-seminoma del testicolo. Nel primo caso il tumore era istologicamente un teratocarcinoma, nel secondo un carcinoma embrionale. Entrambi i pazienti sono stati sottoposti a chirurgia, radioterapia e chemioterapia. La sopravvivenza è stata di 42 e 72 mesi rispettivamente. Sebbene le metastasi sistemiche da tumore del testicolo siano relativamente frequenti, raramente interessano il sistema nervoso. Dall'analisi dei nostri casi e di quelli riportati in letteratura, è risultato che la sopravvivenza dei pazienti può essere migliorata da un trattamento combinato delle metastasi, comprendente la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia.
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4.
A single-blind, placebo-controlled multicenter trial of vigabatrin was carried out in 101 epileptic patients (mostly with partial seizures) refractory to conventional therapy. The study design included four consecutive periods: (i) an observation phase (run-in), (ii) a placebo period, (iii) fixed-dosage add-on vigabatrin (2 g/day) and (iv) dose titration (up to a maximum of 4 g/day) to optimize clinical response. Each period lasted 8 weeks, except for the titration phase, which could be extended to 16 weeks. 90 patients completed the trial. Eleven dropped out, one patient developing absence status and 4 cases showing an increased seizure frequency. In the patients completing the trial, the median number of seizures/month decreased from 16 (inter-quartile range 8–34) during placebo to 5 (2–10) during the last 8 weeks on vigabatrin (p<0.0001). Both partial and generalized tonic clonic (mostly secondary) seizures were significantly reduced. A greater than 50% reduction in seizure frequency (compared to placebo) was observed in 60 patients. Sedation and weight gain were the most frequently reported adverse events.
Sommario Centouno pazienti affetti da epilessia farmaco-resistente (nella maggior parte dei casi con crisi parziali) sono stati inclusi in uno studio policentrico con vigabatrin somministrato in aggiunta alla terapia preesistente secondo un disegno sperimentale controllato in singolo cieco. Il protocollo prevedeva 4 fasi consecutive (osservazione basale, placebo, vigabatrin 2 g/die, vigabatrin a dose individualizzata in base alla risposta clinica, sino ad un massimo di 4 g/die), ciascuna della durata di 8 settimane ad eccezione della fase di ottimizzazione della posologia che poteva essere prolungata a 16 settimane. Novanta pazienti hanno completato lo studio, mentre 11 (tra cui 1 che ha presentato stato di piccolo male e 4 che hanno riferito un aumento della frequenza delle crisi) hanno interrotto il trattamento precocemente. Nei pazienti che hanno completato lo studio, la frequenza mensile delle crisi è diminuita da un valore mediano di 16 (range interquartile 8–34) durante placebo a 5 (2–10) durante l'ultima fase di trattamento con vigabatrin (p<0.0001). Sia le crisi parziali che le crisi generalizzate tonico-cloniche (per lo più secondariamente generalizzate) sono diminuite significativamente. Una riduzione delle crisi di oltre il 50% è stata osservata in 60 pazienti. Gli effetti collatterali più frequentemente osservati sono stati sedazione ed aumento ponderale.
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5.
In this paper we report Italian data on X-linked adrenoleukodystrophy (ALD) collected from 1985 to 1997. This disease appears to be the most common of the peroxisomal disorders and is associated with a functional defect of the peroxisomal very long chain fatty acid (VLCFA) oxidation. In Italy 117 cases have been recognized, but many cases may be unrecognized due to the heterogeneous clinical manifestations that vary from mild to very severe forms. To control the devastating course of this disease two therapeutic approaches are under evaluation: bone marrow transplantation (BMT) and dietary treatment based on a mixture of glyceroyl trioleate (GTO) and glyceroyl trierucate (GTE). Our experience of 68 subjects submitted to dietary treatment shows that almost all patients with signs of cerebral involvement at the beginning of treatment worsened or died, patients with the milder form, adrenomyeloneuropathy (AMN), remained stable, while 4 of the 15 presymptomatic subjects developed neurological signs of the disease. In recent years a more accurate selection of patients and donors for BMT has given favourable results, but some strict criteria should be respected.
Sommario In questo articolo sono riportati i dati riguardanti una casistica di pazienti affetti da adrenoleucodistrofia raccolti net periodo 1985–1997. Questo è il più frequente dei disordini perossisomiali ed è associato ad un difetto funzionale dell'ossidazione degli acidi grassi a lunga catena (VLCFA). In Italia sono stati identificati 117 casi, ma molti soggetti potrebbero essere sfuggiti alla diagnosi a causa dell'eterogeneita delle manifestazioni cliniche che possono essere lievi o estremamente gravi. Due differenti approcci terapeutici sono in corso di studio: il trapianto di midollo osseo e un trattamento dietetico costituito da una miscela di trioleato e trierucato. La nostra esperienza in 68 soggetti sottoposti al trattamento dietetico mostra che quasi tutti i pazienti con evidenti segni cerebrali al momento dell'inizio del trattamento sono peggiorati o deceduti, i pazienti con la forma piu lieve, l'adrenomieloneuropatia, rimangono in condizioni stabili, mentre 4 dei 15 soggetti presintomatici hanno sviluppato i segni neurologici della malattia. Per quanto riguarda i risultati ottenuti con il trapianto di midollo, si osserva the la piú accurata selezione dei pazienti e dei donatori attuata in questi ultimi anni ha permesso di ottenere risultati incoraggianti con questo tentativo terapeutico.
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6.
In a door-to-door survey of common neurological disorders in Sicily (SNES Project), we administered a screening symptoms questionnaire and a brief neurological examination to detect epileptic patients. All of the subjects effectively resident in the community of Riposto on 1 November 1987 (prevalence day) were investigated (n=9956). The subjects with a positive questionnaire or a previous diagnosis of epilepsy were extensively examined by a neurologist and then definitively classified for epilepsy by a panel of senior neurologists. The crude prevalence of active and non-active epilepsy was 3.21/1000; the prevalence of active epilepsy alone was 2.71/1000. Of the 27 active cases, sixteen were affected by genralized tonic-clonic seizures, four by absences and four by complex partial attacks. All except two were being treated with antiepileptic drugs, most with phenobarbital. Our prevalence rate is lower than that reported by most authors, but similar to the rates in other Sicilian communities.
Sommario Nell'ambito di un'indagine porta a porta su alcune comuni malattie neurologiche in Sicilia (Progetto SNES), abbiamo somministrato un questionario di screening mirato sui sintomi ed un breve esame neurologico allo scopo di individuare i pazienti epilettici. Tutti i soggetti effettivamente residenti al 1° novembre 1987 (giorno di prevalenza) nel comune di Riposto sono stati studiati (N=9956).Quelli positivi al questionario o con una diagnosi precedente di epilessia sono stati accuratamente valutati da un neurologo e quindi rivalutati per la diagnosi definitiva da un gruppo di neurologi esperti. Il tasso di prevalenza grezzo di tutte le epilessie (attive e non attive) à risultato di 3,21/1000; la prevalenza delle sole forme attive era di 2,71/1000. Su 27 casi di epilessia attiva, 16 erano affetti da crisi generalizzate tonico-cloniche, 4 da assenze, 4 da crisi parziali complesse. Tutti tranne due pazienti erano in trattamento con farmaci antiepilettici, la gran parte con fenobarbital. Il nostro tasso di prevalenza è inferiore a quelli riportati dalla maggior parte degli autori, ma molto vicino ai valori riscontrati in altri comuni siciliani.
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7.
We report the long term results of interstitial irradiation therapy in patients suffering from malignant supratentorial gliomas. The radioisotopes implanted by stereotaxic technique were Au198 grains in solid tumors and Y90 colloidal solution in a cystic tumor. The therapy was always well tolerated. Minimum survival time after implantation was 9 months, maximum exceeded 52 months. In all cases interstitial irradiation therapy solved or drastically diminished the severe secondary epilepsy from which all the patients suffered.
Sommario Gli autori riportano i risultati a lungo termine ottenuti nel trattamento di gliomi maligni sopratentoriali mediante irradiazione interstiziale con tecnica stereotassica. è stata utilizzato Au198 in grani per i tumori solidi e Y90 in un caso di astrocitoma cistico. Il trattamento è stato ben tollerato da tutti i pazienti. I tempi di sopravvivenza dopo irradiazione hanno variato da un minimo di 9 ad un massimo di 52 mesi. I pazienti presentavano tutti una severa sindrome comiziale che si risolse dopo il trattamento.
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8.
A multicenter prospective investigation was conducted in 17 teaching and general hospital in Italy to assess the efficacy of the care delivered to previously untreated patients with epilepsy. 175 cases were included and allocated to monotherapy. Only 112 cases completed the first year of follow-up. Of these, 59 (52.7%) were completely controlled and 53 (47.3%) had one or more seizure relapses. Controlied and uncontrolled patients were compared with respect to the main variables believed to influence non-responsiveness to standard therapy. The proportion of cases with relapses was significantly associated with the number of seizures reported before treatment was started. Selected seizure patterns (absences, myoclonic seizures) and prolonged disease duration were also reported more frequently among patients with recurrences. The implications of these findings are discussed with respect to drug response and prognosis of epilepsy.
Sommario Il presente studio consiste in una indagine prospettica multicentrica condotta in 17 centri ospedalieri italiani sulla efficacia del trattamento e sulla prognosi della malattia in pazienti con epilessia alla prima diagnosi. Dei 175 casi ammessi allo studio, 112 hanno completato il primo anno di osservazione. Di questi, 59 (52,7%) risultavano completamente controllati e 53 (47,3%) avevano presentato una o più crisi durante il follow-up. Le principali variabili ritenute responsabili di una insoddisfacente risposta al trattamento vennero quindi esaminate nei due gruppi. Il rischio di recidiva di crisi risultava significativamente correlato al numero di crisi presentate prima del trattamento. Inoltre, i pazienti con crisi nel follow-up presentavano una maggior durata di malattia o specifici tipi di crisi (assenze, crisi miocloniche). Il significato di tali dati è discusso in riferimento alle modalità di trattamento e agli altri fattori implicati nella prognosi dell'epilessia.
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9.
Primary central nervous system lymphoma (PCNSL) is a rare tumor but it is rising in incidence in both AIDS and non AIDS populations. It is a non-Hodgkin's lymphoma that usually presents itself as a brain tumor, but leptomeninges, eyes and also spinal cord are frequently affected. The management of PCNSL patients has evolved in the last years. The role of surgery has been restricted for diagnosis only because the exeresis of the tumor is ineffective owing to its multifocal and infiltrative nature. Therefore, stereotactic biopsy is the way of choice for documenting the diagnosis. The standard treatment was radiotherapy started after diagnosis and followed by chemotherapy at recurrence. PCNSL is radiosensitive and chemosensitive: about 70% of patients respond to one or other of these treatment modalities but usually PCNSL recurs locally after radiotherapy. More recently the inclusion of high doses ARA-C and methotrexate delivered prior radiotherapy have shown significant high responses and prolonged survivals.
Sommario I Linfomi cerebrali primitivi sono neoplasie rare ma si assiste ad un costante aumento della loro frequenza sia in pazienti sieropositivi che non. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di un linfoma Non-Hodgkin's che si sviluppa come una neoplasia cerebrale, ma le leptomeningi, l'occhio e anche il nevrasse sono frequentemente interessati. Attualmente il ruolo della chirurgia à limitato alla sola diagnosi, infatti l'approccio chirurgico demolitivo è reso vano dalle caratteristiche di multifocalità e di infiltratività della lesione. La biopsia stereotassica risulta quindi lo strumento più valido nella diagnosi istologica. Il trattamento standard è considerato la radioterapia seguita da una eventuale chemioterapia alla recidiva. Quest' approccio aumenta il numero di risposte e la sopravvivenza ma per il PCNSL la regola è rappresentata da una recidiva locale. Più recentemente l'impiego di schemi chemioterapici somministrati prima della radioterapia ha significativamente migliorato la sopravvivenza di questi malati.
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10.
Six patients with Steinert disease were treated with selenium and vitamin E, for a 24 month period, including a first phase of 12 months, 6 months wash-out interval and a second treatment phase of 6 months. Mean segmental strength values showed significant improvement during the first 12 months of therapy, while marked reductions of serum enzymes CPK, SGOT, SGPT and γ-GT were observed in some patients. The results support the hypothesis that selenium may play a role in the development of muscle damage in Steinert disease.
Sommario Sei pazienti, affetti da malattia di Steinert, sono stati sottoposti a terapia con selenio e vitamina E per un periodo di 24 mesi, che ha incluso una prima fase di 12 mesi, un intervallo di “wash-out” di 6 mesi ed una seconda fase di trattamento di altri 6. I valori medi di forza segmentaria mostrano un significativo aumento durante i primi 12 mesi di terapia, mentre in alcuni pazienti sono osservabili evidenti riduzioni dei livelli sierici degli enzimi CPK, SGOT, SGPT e γ-GT. Tali risultati sostengono l'ipotesi che il selenio può rivestire un ruolo nello sviluppo del danno muscolare nella malattia di Steinert.
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11.
Oxidative damage by free radicals may contribute to the etiology of Parkinson's disease (PD), and increased oxidative stress in the nigral cells of PD patients may occur following L-dopa treatment, prompting suggestions that L-dopa therapy should be delayed as long as possible. Bilirubin is a potent antioxidantin vitro, even when bound to albumin, suggesting a physiological role as an antioxidant. Calculations indicate that bilirubin can pass the blood-brain barrier in sufficient quantity to exert a significant antioxidant effect in the brain. We have found a highly significant (about 20%) increase in plasma bilirubin in 162 PD patients on chronic L-dopa treatment compared to 93 untreated parkinsonians and 224 non-parkinsonian controls. We propose that L-dopa-induced increase in nigral oxidative stress in PD may be effectively counteracted by increased bilirubin levels. The mechanism by which plasma bilirubin is increased in patients receiving L-dopa is at present unknown.
Sommario Il danno ossidativo prodotto dai radicali liberi può contribuire a provocare il morbo di Parkinson (PD), inoltre il trattamento con L-dopa può determinare un aumento dello stress ossidativo nelle cellule nigrali dei pazienti con PD e questo suggerirebbe di ritardare il più a lungo possibile la terapia con L-dopa. La bilirubina è un potente antiossidantein vitro anche quando è legata all'albumina e questo propone un suo ruolo fisiologico come agente antiossidante. È stato calcolato che la bilirubina è in grado di attraversare la barriera emato-encefalica in quantità sufficienti da esercitare un effetto antiossidante nel cervello. Abbiamo trovato un aumento significativo (circa del 20%) della bilirubina plasmatica in 162 pazienti con PD in trattamento cronico con L-dopa in confronto a 93 pazienti parkinsoniani non trattati e 224 soggetti di controllo non parkinsoniani. Proponiamo che lo stress ossidativo nelle cellule nigrali prodotto dalla L-dopa nei pazienti parkinsoniani possa essere efficacemente controbilanciato da livelli aumentati di bilirubina. Il meccanismo con il quale la bilirubina plasmatica viene aumentata non è attualmente conosciuto.
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12.
The study covers 30 patients with idiopathic Parkinson disease, 13 men and 17 women, aged betwen 50 and 70, on stabilized L-Dopa and/or bromocriptine, which failed to ensure adequate control of the symptoms, especially tremor. To this regimen was added Bornaprine/placebo in randomized sequence. The patients were tested according to the Webster Rating Scale before, during and after each stage of the treatment. Statistical analysis of the results showed the superiority of Bornaprine over the placebo in reducing tremor (p<0.01) and, to a lesser degree, some other parkinsonian symptoms. No noteworthy side effects were found apart from dryness of the mouth, which was more frequent with Bornaprine.
Sommario Sono stati esaminati 30 pazienti affetti da morbo di Parkinson idiopatico, di cui 13 maschi e 17 femmine, di età compresa tra 50 edi i 70 anni, in terapia stabilizzata con L-Dopa o con Bromocriptina o con entrambe. In tutti i soggetti, questi farmaci non consentivano un adeguato controllo della sintomatologia, con particolare riferimento al tremore. Lasciando invariata la terapia in atto, si è somministrato Bornaprine od und placebo identico, secondo una sequenza randomizzata, in doppio cieco con cross-over. I pazienti sono stati esaminati per mezzo della Webster Rating Scale a tempi predeterminati, prima, durante e dopo ciascuna fase del trattamento con farmaco o con placebo. L'analisi statistica dei risultati ha dimostrato la significativa superiorità del Bornaprine rispetto al placebo nel ridurre il tremore (p<0.01) e, in minor misura, alcuni altri sintomi della serie parkinsoniana. Non si sono rilevati effetti collaterali di rilievo, sia dal punto di vista clinico sia da quello strumentale. L'unica eccezione è rappresentata dalla maggiore incidenza di xerostomia nel corso del trattamento con farmaco attivo rispetto a quello con placebo.
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13.
30 subjects — 23 with amyotrophic lateral sclerosis (ALS), 4 with Charcot-Marie Tooth atrophy, 2 with progressive spinal muscle atrophy and 1 with radiation myelopathy —were given chronic low-dose TRH therapy. The effects of treatment were assessed on the scale of Norris et al. (1974). The outcome of the study, in agreement with some and at variance with other studies, was that TRH induced a statistically significant neurological improvement in 17 of the 23 ALS patients but little or none in the other ALS patients and in patients with other neurological diseases.
Sommario 30 soggetti di cui 23 affetti da Sclerosi Laterale Amiotrofica, 4 dalla malattia di Charcot-Marie-Tooth, 2 affetti da Amiotrofia Spinale Progressiva, 1 affetto, da una Mielopatia da Raggi X, sono stati sottoposti ad un trattamento cronico con basse dosi di TRH. Gli effetti della terapia sulle performances neurologiche sono stati valutati con la scala di Norris et al. (1974). I risultati dello studio, in parte in accordo, in parte in contrasto con quelli di precedenti studi, mostrano che il TRH induce un miglioramento, statisticamente significativo, delle performances neurologiche in 17 dei 23 pazienti con SLA mentre determina modificazioni insignificanti o nessuna modificazione nei restanti casi di SLA e nei soggetti affetti da altre malattie neurologiche.
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14.
In this study, we report the cases of five unrelated patients with Klinefelter's syndrome and seizures or EEG epileptiform abnomalities; the karyotype was 47,XXY in four, and 47,XXY/46,XX in one. They were aged 13–25 years and followed up both clinically and by means of EEG. Two of the patients had epilepsy, one had only one isolated generalized tonic-clonic seizure, one had febrile convulsions and one presented focal epileptiform EEG abnormalities without seizures. In two of the patients, it was possible to classify the epilepsy (childhood epilepsy with occipital paroxysms and cryptogenic or symptomatic generalized epilepsy). Although the electroclinical patterns appeared to be rather heterogeneous in our patients, it is possible to infer the relative good evolution of seizures in Klinefelter's syndrome.
Sommario In questo studio sono riportati 5 pazienti con sindrome di Klinefelter e crisi epilettiche o anomalie parossistiche all'EEG. In 4 soggetti il cariotipo era 47,XXY mentre in uno esso era 47,XXY/46,XX. L'età dei pazienti era compresa tra 13 e 25 anni; tutti sono stati seguiti nel tempo da un punto di vista clinico ed EEGrafico. Due pazienti erano affetti da epilessia, uno aveva presentato una crisi generalizzata tonico-clonica isolata, uno aveva presentato convulsioni febbrili e uno mostrava solo anomalie parossistiche focali all'EEG senza aver mai apparentemente presentato crisi. In due pazienti è stato possibile classificare l'epilessia (epilessia dell'infanzia a parossismi occipitali ed epilessia generalizzata criptogenetica o sintomatica). Sebbene il pattern elettroclinico nei nostri pazienti sembri piuttosto eterogeneo, è possibile inferire una certa benignità del quadro epilettologico nella sindrome di Klinefelter.
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15.
Phenobarbital (PB) was tested for its efficacy in averting post-traumatic epilepsy (PTE) in patients with non-missile head injuries. The protocol envisaged the administration of PB throughout a period of two years in randomly assigned doses ranging from 0.5 to 1.5 and from 1.6 to 2.5 mg/kg/day. The study included neurologic examination, EEG and plasma PB levels. Ninety patients, 83 of whom with serious head injury, followed the prescribed treatment for the entire period. Two adult patients manifested seizures 5 and 10 months after the trauma. They were being treated with doses over 1.5 mg/kg/day. Another patient had a seizure six months after the end of the prophylaxis. Low doses of PB and monitoring permitted a reduction of side effects. The low incidence of PTE indicates that PB has an efficient prophylactic effect. The results also show that a low dosage has a favourable effect.
Sommario è stata indagata l'efficacia di differenti dosi di fenobarbital (PB) nella profilassi dell'epilessia post-traumatica. Il protocollo prevedeva la somministrazione di PB in quantità comprese fra 0.5 e 1.5 e fra 1.6 e 2.5 mg/kg/die, assegnate in modo randomizzato indipendentemente dall'entità del trauma, per un periodo di due anni. La valutazione neurologica, EEG e dei livelli plasmatici di PB erano assicurati a tutti i pazienti. 90 pazienti, 83 dei quali con trauma cranico grave, seguirono il trattamento prescritto per l'intero periodo. Due presentarono crisi rispettivamente dopo 5 e 10 mesi dal trauma. Entrambi erano trattati con dosi superiori a 1.5 mg/kg/die. Un altro paziente ebbe una crisi sei mesi dopo il termine del trattamento. Questi risultati indicano che il PB svolge un'efficace prevenzione dell'epilessia post-traumatica e che un effetto favorevole può aversi anche con dosi non elevate.
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16.
Phenobarbital in the prophylaxis of late posttraumatic seizures   总被引:2,自引:0,他引:2  
390 patients with severe head injuries were treated with phenobarbital (PB) orally for a period of 12 months in order to determine whether this drug could reduce the incidence of posttraumatic epilepsy (PTE). An intramuscular PB dose of 2.5–3 mg/kg body weight per day was administered within 24 hours after the trauma; after 5 days, or longer if the coma persisted, the drug was administered orally. Maintenance dosage adjustments, when necessary, were based on serial plasma concentrations of the drug, sustained at between 5 and 30 g/ml.293 patients completed the study. 66% of these presented one risk factor, while 34% presented two or more.6 patients (2.04%) had at least one seizure during the twelve months. Plasma drug levels at the time of the seizure, with one exception of 15 g/ml, ranged from 20 to 28 g/ml.The results of the study indicate that PB administered during the first twelve months after the trauma, even at relatively low doses, can have a prophylactic effect on PTE.
Sommario 390 pazienti con gravi traumi cranici sono stati trattati con phenobarbital (PB) per via orale, per un periodo di 12 mesi, al fine di verificare se tale farmaco potesse ridurre l'incidenza dell'epilessia post-traumatica (PTE). Il PB è stato somministrato per via intramuscolare, entro 24 ore dopo il trauma, alla dose di 2.5–3 mg/kg/die; dopo 5 giorni o un periodo di tempo maggiore se il coma persisteva, il farmaco è stato somministrato per via orale. Il mantenimento del livello plasmatico, quando necessario, è stato ottenuto monitorando le concentrazioni plasmatiche del farmaco che sono state mantenute tra 5 e 30 g/ml.293 pazienti hanno completato lo studio. Il 66% presentava un solo fattore di rischio, mentre il 34% presentava due o più fattori di rischio associati.6 pazienti (2.04%) hanno presentato almeno una crisi epilettica entro i 12 mesi. I livelli plasmatici del farmaco al momento della crisi, variavano fra 20 e 28 g/ml, con una eccezione di 15 g/ml. I risultati dello studio indicano che il PB somministrato durante i primi 12 mesi dopo il trauma, anche a dosi relativamente basse, può avere un effetto profilattico sulla PTE.
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17.
7 patients with relapsing-remitting multiple sclerosis (MS) were subjected to an intensive course of intravenous (I.V.) cyclophosphamide (CY) therapy. All patients received induction therapy with 11 daily doses of 300 mg/m2 and then a single dose every six months for three years. After one year of follow-up all patients showed a decrease in relapse rate (0.57.57); in the two subsequent years of follow-up 2 patients showed a mild worsening while the others were clinically stable. As suggested by others, our results indicate that I.V. CY therapy may influence the clinical course of relapsing-remitting MS.
Sommario Sette pazienti affetti da Sclerosi Multipla di tipo remittente sono stati sottoposti a terapia immunosoppressiva con ciclofosfamide. Il trattamento consisteva di un ciclo di induzione con dosi di 300 mg/m2 di ciclofosfamide e.v. somminsstrate giornalmente per 11 giorni e di successive singole dosi di mantenimento di 300 mg/m2 somministrate ogni 6 mesi per un periodo di 3 anni. Non sono stati osservati gravi effetti collaterali durante lo studio. Dopo il primo anno di trattamento tutti i pazienti hanno mostrato miglioramento nella frequenza di ricaduta; nei due anni successivi 4 pazienti sono rimasti stabili mentre gli altri hanno mostrato un nuovo peggioramento. Come indicato da altri Autori, i risultati dello studio indicano che la terapia immunosoppressiva con ciclofosfamide ad alte dosi non presenta gravi effetti collaterali e può modificare il decorso della Sclerosi Multipla di tipo remittente.
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18.
From a consecutive series of 812 patients at risk of stroke we selected 100 who seemed to be at high risk (excessive stroke risk—ESR) on the following clinical criteria: either multiple reversible ischemic attacks in one carotid territory or multiple (or bilateral) severe stenotic carotid lesions. The patients of the first subgroup received medical therapy and those of the second were referred for surgery. The 100 patients were followed up for 12 months, during which 29 patients had cerebral ischemic events: 17 having stroke and 12 TIA. This study suggests that it is possible to identify beforehand subgroups of ESR patients, thereby facilitating the selection of patients for brain protection and avoiding huge trials of unselected cerebrovascular patients.
Sommario Abbiamo studiato una serie consecutiva di soggetti (812) a rischio di “stroke”; nell'ambito di questa serie abbiano selezionato 100 pazienti che sembravano costituire un sottogruppo ad alto rischio (excessive risk of stroke=ESR). Le caratteristiche di inclusione nel gruppo ESR erano le seguenti: a) attacchi ischemici reversibili multipli in un territorio carotideo; b) lesioni steno-occlusive monolaterali multiple o bilaterali. Il gruppo a) era trattato con terapia medica, il gruppo b) con terapia chirurgica. Tutti i pazienti ESR sono stati seguiti per 12 mesi. Durante il follow-up si sono verificati episodi cerebrovascolari focali in 29 soggetti (17 strokes e 12 ischemie reversibili). Nel gruppo chirurgico gli episodi cerebrovascolari si sono presentati soprattutto nel periodo peri-operatorio (entro la 7a giornata) e solo in pochi casi a distanza di tempo (da 1 a 6 mesi). Nel gruppo medico gli end-points si sono distribuiti durante tutto il periodo di follow-up (12 mesi). Il presente studio suggerisce che è possibile individuare a priori sottogruppi di pazienti a rischio eccessivo di stroke, facilitando l'attuazione di trials clinici di “brain protection”. Infatti, arruolando tali pazienti, è sufficiente condurre lo studio in un numero minore di soggetti piuttosto che non prendendo in esame una popolazione non selezionata, dove la frequenza di nuovi eventi è molto inferiore.
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19.
We report the case of a 31/2 year old girl who had had attacks of alternating hemiplegia from the age of 6 months. Peculiar features from the etiopathogenetic angle seem to be the presence of a ring of mild stenosis of the vertebral artery on the right side, the influence of the upright posture on the onset of the attacks and perhaps also of variations in atmospheric pressure. The only drug that had some effect was flunarizine. Phenobartbital, haloperidol and nadolol had no appreciable effect.
Sommario Viene descritto il caso di una bambina di 3 anni e 6 mesi che ha presentato dall'età di 6 mesi attacchi di emiplegia alternante.Peculiari da un punto di vista etiopatogenetico sembrano essere la presenza di un lieve anello stenosante dell'arteria vertebrale di destra, l'influenza dell'ortostatismo nell'insorgere delle crisi e forse anche le variazioni della pressione atmosferica.Nel controllo delle crisi l'unico farmaco parzialmente efficace è risultato essere la Flunarizina, mentre nessun risultato apprezzabile hanno dato Fenobarbital, Aloperidolo, Nadololo.
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20.
We wondered whether second line chemotherapy in recurrent GBM patients might be useful for debulking the tumor mass and improving patient performance status to prepare the way for second surgical intervention. We have treated 18 recurrent glioma patients with high dose methotrexate (HDMTX) plus 5-fluorouracil (5FU). 5 Patients were responders, 6 had stable disease, and 7 disease progression. 6 patients, 3 PRs and 2 SDs, underwent a second operation after two chemotherapy cycles. Disease progression resumed at 11.5±7 weeks in the non reoperated patients, and at 32.6±9.3 weeks in the reoperated group from initiation of neoadjuvant treatment. Survival time in reoperated patients was 82.6 weeks. Although our experience with this policy is still limited, we believe that reoperation in selected recurrent GBM patients can be worthwhile.
Sommario In questo lavoro sono stati trattati secondo l'associazione Methotrexate ad alte dosi (HDMTX) e 5 Fluoro-uracile 18 pazienti affetti da glioblastoma recidivo. Lo scopo dello studio è stato verificare se in pazienti affetti da glioblastoma un trattamento chemioterapico di seconda linea potesse creare le condizioni per il reintervento. Alla conclusione del secondo ciclo polichemioterapico abbiamo osservato 5 risposte complete, 6 stabilità di malattia e 7 progressioni. Il miglioramento clinico successivo al trattamento chemioterapico ha permesso il reintervento in 5 pazienti. A partire dalla data di esecuzione del primo ciclo chemioterapico la ripresa di malattia è stata osservata rispettivamente alla 11.5 e 32.6 settimana nei pazienti non operati e nei rioperati. La sopravvivenza media globale nei pazienti rioperati è stata di 82.6 settimane dalla diagnosi.
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