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1.
We followed up 107 patients experiencing a first-ever ischemic stroke after having been affected by essential hypertension for at least one year, in order to analyze the phenomenon of post-stroke blood pressure lowering. Of the 82 patients still surviving after three months of follow-up, 44 (54%) had normal arterial blood pressure values. There were no significant differences between these normotensive patients and the 38 with high blood pressure in terms of cerebrovascular risk factors or disability, but blood pressure normalized in 34 of the 54 patients experiencing a carotid stroke (63%) and in only 10 of the 28 experiencing vertebrobasilar stroke (36%) (p=0.035). These data may offer a starting point for further studies of the neurogenesis of arterial hypertension.
Sommario Al fine di analizzare il fenomeno della normalizzazione della pressione arteriosa dopo ictus cerebrale in pazienti prima ipertesi, abbiamo osservato 107 soggetti con primo ictus ischemico, che erano già precedentemente affetti da ipertensione arteriosa da almeno un anno. Degli 82 (77%) sopravvissuti a tre mesi di follow-up, 44 (54%) hanno mostrato una normalizzazione della pressione arteriosa. L'incidenza di fattori di rischio per malattia cerebrovascolare e disabilità grave non è risultata significativamente diversa nel gruppo degli ipertesi rispetto ai normotesi. Tuttavia la normalizzazione della pressione arteriosa è stata osservata in 34 dei 54 pazienti con ictus carotideo (63%) e solo in 10 dei 28 con ictus vertebrobasilare (36%) (p=0.035). Riteniamo che tali dati offrano uno spunto per ulteriori ricerche sulla genesi neurogena dell'ipertensione arteriosa essenziale.
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2.
To find out whether the high blood glucose values sometimes found in the first stage of ischemic stroke have any prognostic value, we considered 76 patients hospitalized within 24 h of an acute cerebral infarction, documented by CT brain scan and/or necropsy, whose fasting blood glucose was recorded before any treatment was given. The patients were sorted into 3 groups: diabetics, normoglycemic nondiabetics and hyperglycemic nondiabetics. On the CT findings cases with large cortical and/or subcortical infarcts were analyzed separately from those with lacunar infarcts. The clinical symptoms on admission proved to be more severe (p<0.02) and 30-day mortality higher (p<0.02) among the hyperglycemic nondiabetics, who also showed a highly significant (p<0.00001) preponderance of large cortical and subcortical infarcts over lacunar infarcts. Multivariate analysis, which took account of variables of known relevance to the prognosis of cerebral infarction (age, sex, arterial hypertension, severity of the clinical pattern, type of brain lesion), confirmed the statistically discriminant power, in terms of mortality, of belonging to the hyperglycemic nondiabetic group. The results of the study confirm that hyperglycemia at stroke onset in nondiabetic patients is an adverse prognostic factor and suggest that it may be a reaction to stress, depending on the size of the infarcted area.
Sommario Al fine di stabilire l'eventuale significato prognostico degli elevati tassi glicemici, talora riscontrabili nelle fasi più precoci di un ictus cerebrale ischemico, sono stati presi in considerazione 76 pazienti ricoverati nelle prime 24 ore dopo un infarto cerebrale acuto, documentato con TAC del cranio e/o autopsia, la cui glicemia a digiuno è state rilevata prima dell'inizio di qualsiasi intervento terapeutico. I pazienti sono stati divisi in 3 gruppi: diabetici, non diabetici normoglicemici e non diabetici iperglicemici. A seconda dei reperti della TAC del cranio sono stati separatamente analizzati i casi con estesi infarti corticali e/o sottocorticali e quelli con infarto lacunare. La sintomatologia clinica all'ingresso è risultata più grave (p<0.02) e la mortalità a trenta giorni maggiore (p<0.02) nei pazienti non diabetici iperglicemici nei quali si è constatata inoltre una preponderanza altamente significativa (p<0.00001) di grossi infarti corticali e sottocorticali. L'analisi multivariata, che ha tenuto conto delle principali variabili di nota importanza per la prognosi dell'infarto cerebrale (età, sesso, ipertensione arteriosa, gravità del quadro clinico, tipo di lesione cerebrale). ha confermato il ruolo discriminante statisticamente significativo, riguardo alla mortalità, dell'appartenenza al gruppo dei non diabetici iperglicemici. I risultati dello studio confermano il ruolo prognosticamente sfavorevole dell'iperglicemia nella fase di esordio di un infarto cerebrale nei pazienti non diabetici e suggeriscono come essa possa avere un significato di reazione allo stress in rapporto all'estensione del'area infartuata.
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3.
Cerebral blood flow (CBF) was studied at rest by 133-Xenon inhalation method in 15 normal subjects, in 10 patients with cerebral infarction and normal angiograms of major cerebral arteries and in 28 patients with unilateral stenosis-occlusion of the internal carotid artery (ICA), with or without cerebral infarction. All the normals and 20 patients with ICA stenosis-occlusion were tested again after cerebral vasodilatation induced by an intravenous bolus of acetazolamide. At rest the patients with cerebral infarction, irrespective of whether ICa stenosis-occlusion was present or not, showed abnormal side-to-side CBF asymmetry. After cerebral vasodilatation variations in side-to-side asymmetry were shown to depend on the inefficiency of the collaterals and not on the degree of ICA obstruction or on the presence of cerebral infarction. These data indicate that at rest side-to-side CBF distribution is influenced more by the presence of an ischemic zone than by a ICA stenosis-occlusion and that under these circumstances the hemodynamic effect of the vascular stenosis cannot be assessed. After cerebral vasodilatation a subset of patients - irrispective of the degree of ICA obstruction and of whether or not cerebral infarction is present - with true cerebrovascular insufficiency can be isolated.
Sommario Al fine di valutare l'effetto della patologia steno-occlusiva dell'arteria carotide interna (ACI) sulla perfusione cerebrale, è stato studiato il flusso ematico cerebrale mediante inalazione di Xenon 133 in 15 volontari sani, in 10 pazienti con infarto cerebrale e normale quadro angiografico dei tronchi arteriosi sopra aortici e del circolo intracranico ed in 28 pazienti con patologia steno-occlusiva unilaterale dell'ACI, con o senza infarto cerebrale. Tutti i soggetti normali e 20 pazienti con malattia steno-occlusiva sono stati rivalutati dopo vasodilatazione cerebrale ottenuta tramite somministrazione di Acetazolamide per via venosa. In condizioni basali i pazienti con infarto cerebrale hanno presentato elevate asimmetrie di perfusione interemisferica indipendentemente dalla presenza di alterazioni a carico dell'ACI. Dopo vasodilatazione l'aumento di asimmetria è risultato dipendente dalla inefficienza dei circoli collaterali e non dal grado di stenosi della carotide interna o dalla presenza di infarto cerebrale. Questi dati indicano che l'effetto emodinamico di una stenosi vascolare non può essere valutato in condizioni di riposo e che dopo vasodilatazione cerebrale si può individuare un sottogruppo di pazienti che, indipendentemente dal grado di stenosi vascolare e dalla presenza di infarto cerebrale, soffrono di reale insufficienza cerebrovascolare.
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4.
Thrombolysis is proposed for the acute treatment of cerebral infarction as it is able to recanalize occluded arteries and thus potentially restore normal perfusion of the cerebral parenchyma, but the results concerning the efficacy of this treatment are still inconclusive. However, it has been fully demonstrated that thrombolytic treatment, leads to a significant reduction in mortality, in patients with acute myocardial infarction.Data from all of the pilot studies using SK or rPA treatment in acute stroke are described in this review, which underlines the incidence of hemorrhagic transformation (hemorrhagic infart and parenchymal hematoma) and its possible correlation to clinical worsening.Pharmacological, experimental and clinical studies encourage the carrying out of large-scale clinical trials using thrombolytics in patients with acute cerebral infarction.Significant data relating to ongoing controlled clinical trials will be available in the near future; only after the analysis of these results will it be possible to confirm the efficacy of thrombolytics in acute stroke.
Sommario La trombolisi è stata proposta nella fase acuta dell'infarto cerebrale quale terapia potenzialmente in grado di operare una ricanalizzazione arteriosa ed una conseguente riperfusione dell'area ischemica; ad oggi, però, i risultati degli studi eseguiti non permettono di provarne la reale efficacia. È già stato invece ampiamente dimostrato come il trattamento trombolitico determini una significantiva riduzione della mortalità nei pazienti colpiti da infarto miocardico acuto.In questa revisione vengono esaminati i risultati degli studi pilota condotti su pazienti con ictus acuto trattati con Streptokinasi o tPA, mettendo in luce l'incidenza delle trasformazioni emorragiche (infarto emorragico ed ematoma intraparenchimale) correlate all'evoluzione clinica.Gli studi farmacologici, sperimentali e clinici incoraggiano l'esecuzione di ampi studi con l'utilizzo della trombolisi anche in pazienti con infarto cerebrale.Prossimamente conosceremo i risultati degli studi in via di completamento: solo l'analisi di quei dati ci permetterà di confermare la reale efficacia di questo trattamento.
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5.
We report two patients who developed focal abnormalities on MRI after partial status epilepticus.Maximum radiological modification occurred in the area of maximal epileptic discharge. Subsequent MRI failed to demonstrate persistent abnormalities.These transient abnormalities on MRI could be an expression of cerebral edema caused by focal epileptic status.
Sommario Riportiamo due casi che hanno sviluppato anomalie transitorie alla RMN dopo stato di male parziale non convulsivo. La massima modificazione radiologica si è verificata in corrispondenza della zona di maggior attività critica. Le RMN eseguite successivamente sono risultate negative. La transitorietà delle alterazioni è probabilmente da interpretare sulla base di un edema critico. Alterazioni di neuroimaging possono essere quindi una conseguenza piuttosto che una lesione causale dello stato di male.
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6.
Attention has focused on naloxone, an opiate receptor antagonist, because of its potential benefit in reversing neurological damage after acute cerebral ischemia. To evaluate the safety and possible efficacy of high-dose naloxone in ischemic stroke patients we planned a double blind pilot study. Between January 1989 and May 1990 24 patients were randomly assigned to the naloxone or placebo group according to age and neurological deficit. Naloxone was given in a loading dose of 5 mg/kg over 10 minutes followed by a 24-hour infusion at the rate of 3.5mg/kg/h. 10 patients experienced minor side effects but none of them had to discontinue the treatment. 9 patients improved: 6 in the naloxone group and 3 in the placebo group, but no significant difference was found using the non parametric Mann-Whitney test. Our study suggests that naloxone is safe at the dose used, but the results do not support the planning of similar trials on a larger scale.
Sommario è stata posta grande attenzione sul Naloxone, un antagonista dei recettori degli oppiacei, e sulla sua potenziale utilità nel far regredire il danno neurologico dopo un'ischemia cerebrale acuta. Per valuatare la sicurezza e la possibile efficacia di alte dosi di naloxone nei pazienti con ictus ischemico, abbiamo programmato uno studio pilota in doppio cieco. Dal gennaio 1989 al maggio 1990 ventiquattro pazienti sono stati assegnati casualmente al gruppo Naloxone o a quello Placebo secondo l'età e il deficit neurologico. Il naloxone venne somministrato in una dose di carico di 5 mg/kg in 10 minuti seguita da un 'infusione di 24 ore (3.5 mg/kg/h). Dieci pazienti ebbero effetti collaterali minori ma nessuno di essi dovette interrompere il trattamento. Nove pazienti migliorarono: sei nel gruppo Naloxone e tre nel gruppo placebo, ma non fu trovata alcuna differenza significativa usando il test non parametrico di Mann-Whitney. Il nostro studio suggerisce che il naloxone è sicuro alla dose usata, ma i risultati non giustificano la pianificazione di trials più grandi con le stesse caratteristiche.
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7.
The role of alcohol as a risk factor for cerebral infarction and hemorrhage has been assesed in 200 middle-aged and elderly stroke patients and 200 controls matched for age, sex and hospital admission date. Computed tomographic brain scans were done in all but 10 of the stroke patients. Alcohol intake was reckoned on the 12 months preceding hospitalization and expressed in grams daily according to a standard nomogram. The Michigan Alcoholism Screening Test was used for the diagnosis of alcoholism. Cerebral infarction was present in 59% of the stroke patients and cerebral hemorrhage in 9%. The role of alcohol as risk factor for stroke proved to be small (Odds Ratio 1.86) and was practically lost after adjustement for the most common risk factors for cerebrovascular disorders (previous strokes, arterial hypertension, diabetes, obesity and hyperlipidemia). Our findings seem to suggest that alcohol is not an independent risk factor for stroke in the middle-aged and elderly. The data are, however, preliminary and are discussed in the light of methological problems.
Sommario Il contributo dell'alcool come fattore di rischio per l'infarto e l'emorragia cerebrale è stato esaminato in 200 pazienti con stroke e 200 controlli in età medio-avanzata, appaiati per età, sesso e data di ricovero ospedaliero. Una tomografia assiale computerizzata dell'encefalo fu eseguita in tutti i casi di stroke tranne 10. L'entità della assunzione alcoolica fu calcolata con riferimento ai 12 mesi precedenti il ricovero e fu espressa in grammi al giorno in base ad un apposito monogramma. Per le diagnosi di alcoolismo fu usato un questionario ad-hoc, il Michigan Alcoholism Screening Test. Un infarto cerebrale fu documentato nel 59% dei casi ed una emorragia cerebrale nel 9%. Il ruolo dell'alcool come fattore di rischio per lo stroke risultò modesto (Odds Ratio 1.86) e venne praticamente annullato dopo aver aggiustato per i più comuni fattori di rischio per malattie cerebrovascolari (ictus precedenti, ipertensione arteriosa, diabete, obesità ed iperlipidemia). I nostri dati sembrano escludere un ruolo indipendente dell'alcool nella genesi dello stroke. Tuttavia, i risultati ottenuti (da intendere come preliminari) sono discussi alla luce di alcuni problemi metodologici.
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8.
In view of the higher prevalence of severe ischemic stroke among patients with atrial fibrillation (AF) and of the recently reported higher frequency of stroke with AF in females, 516 consecutive patients with ischemic stroke, of whom 93 had AF, were retrospectively evaluated. The main anamnestic, clinical and laboratory features of the AF and non-AF groups were statistically compared and the features of the AF group were statistically evaluated according to gender and age. Our results confirm the greater severity of stroke in AF patients than in non-AF patients and the higher frequency of stroke with AF in female patients. Moreover, a significantly higher frequency of stroke with AF was found in the male 60–69 and the female 80–89 age groups than in the other age groups. Relevant risk factors in females aged 80–89 were hypertension and left ventricular hypertrophy (LVH), while diabetes, alcohol, smoking and LVH prevailed among 60–69 year old males.
Sommario Sono stati esaminati retrospettivamente 516 pazienti consecutivi affetti da ictus ischemico, di cui 93 con fibrillazione atriale (AF), al fine di valutare la maggiore incidenza di ictus ischemico grave nei pazienti con fibrillazione atriale (AF), così come la maggiore frequenza di ictus associati a AF nel sesso femminile. Sono stati confrontati statisticamente i principali dati anamnestici, clinici e laboratoristici dei due gruppi di pazienti, AF e non-AF. Inoltre, sono state valutate statisticamente le caratteristiche del gruppo AF, secondo il sesso e l'età. I nostri risultati confermano l'esistenza di una maggiore gravità dell'ictus nei pazienti con AF rispetto a quelli non-AF, così come una maggiore incidenza di ictus associati a AF nel sesso femminile. Inoltre, è stata riscontrata una frequenza significativamente maggiore di ictus associati a AF nei soggetti maschi di età compresa fra 80–89 anni. Fattori di rischio rilevanti nelle femmine di età 80–89 anni erano costituiti dall'ipertensione e dall'ipertrofia ventricolare sinistra (LVH), mentre il diabete, l'alcool, il fumo e l'LVH erano presenti nei maschi di età 60–90 anni.
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9.
In this study, we report the cases of five unrelated patients with Klinefelter's syndrome and seizures or EEG epileptiform abnomalities; the karyotype was 47,XXY in four, and 47,XXY/46,XX in one. They were aged 13–25 years and followed up both clinically and by means of EEG. Two of the patients had epilepsy, one had only one isolated generalized tonic-clonic seizure, one had febrile convulsions and one presented focal epileptiform EEG abnormalities without seizures. In two of the patients, it was possible to classify the epilepsy (childhood epilepsy with occipital paroxysms and cryptogenic or symptomatic generalized epilepsy). Although the electroclinical patterns appeared to be rather heterogeneous in our patients, it is possible to infer the relative good evolution of seizures in Klinefelter's syndrome.
Sommario In questo studio sono riportati 5 pazienti con sindrome di Klinefelter e crisi epilettiche o anomalie parossistiche all'EEG. In 4 soggetti il cariotipo era 47,XXY mentre in uno esso era 47,XXY/46,XX. L'età dei pazienti era compresa tra 13 e 25 anni; tutti sono stati seguiti nel tempo da un punto di vista clinico ed EEGrafico. Due pazienti erano affetti da epilessia, uno aveva presentato una crisi generalizzata tonico-clonica isolata, uno aveva presentato convulsioni febbrili e uno mostrava solo anomalie parossistiche focali all'EEG senza aver mai apparentemente presentato crisi. In due pazienti è stato possibile classificare l'epilessia (epilessia dell'infanzia a parossismi occipitali ed epilessia generalizzata criptogenetica o sintomatica). Sebbene il pattern elettroclinico nei nostri pazienti sembri piuttosto eterogeneo, è possibile inferire una certa benignità del quadro epilettologico nella sindrome di Klinefelter.
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10.
A short neuropsychological test battery designed to measure language, memory and visuospatial abilities was administered to 217 patients with reversible ischemic attacks. Patients were tested twice: the first time more than one month, but less than one year, from the last ischemic episode, and the second time three years later. A comparison between the first and the second testing session did not disclose any significant worsening. The degree of atherosclerosis and the occurence of further ischemic episodes during the follow-up period were found to be unrelated to change in performance at the test battery. These results seems to challenge the hypothesis that multi-infarct dementia may follow apparently reversible, or even clinically silent, ischemic episodes.
Sommario Una breve batteria di test neuropsicologici finalizzata alla valutazione del linguaggio, della memoria e delle abilità visuo-spaziali è stata somministrata ad un gruppo di 217 pazienti con ischemia cerebrale reversibile. Ciascun paziente è stato esaminato due volte: in una prima occasione a più di un mese, ma a meno di unano di distanza dall'ultimo episodio ischemico; la seconda volta dopo tre anni. Il paragone fra il primo e il secondo esame non ha rivelato un significativo peggioramento. Il grado di arteriosclerosi e il ripetersi di episodi ischemici nell'intervallo fra i due esami non sono risultati in relazione con la variazione delle prestazioni ai test neuropsicologici. Questi risultati sembrano smentire l'ipotesi che la demenza multi-infartuale possa essere una conseguenza di episodi di ischemia cerebrale apparentemente reversibili o clinicamente silenti.
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11.
A case-control study was undertaken to evaluate the role of hematocrit (Hct) level in the pathogenesis of stroke. Hct was determined in 110 subjects with acute ischemic stroke and compared with the values obtained in 110 subjects, matched for age and sex, admitted to our Division of General Medicine because of other diseases. Statistical analysis of the results by means of the McNemar test for pairs did not confirm the hypothesis that Hct values in stroke patients differ significantly from the control values.
Sommario È stata effettuata una ricerca pianificata, caso — controllo, con lo scopo di definire l'importanza dell'ematocrito (Hct) nella genesi dell'ictus cerebrale. L'Hct è stato determinato in 110 casi di ictus ischemico in fase acuta, e paragonato con i valori riscontrati in 110 pazienti, paragonabili per età e sesso, ricoverati per patologia di interesse internistico. L'analisi statistica dei risultati, effettuata con il test di McNemar per dati appaiati, non ha confortato l'idea che i valori dell'Hct nell'ictus siano significativamente differenti da quelli riscontrati nei controlli.
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12.
We performed electroencephalography (EEG) and multimodal evoked potential (EP) studies in 16 patients with various forms of mitochondrial encephalomyopathy (ME). The electrophysiological investigations revealed signs of involvement of the peripheral and central nervous system (CNS) in 14 patients, with a high incidence of visual-EP (VEP) alterations, indicative of visual pathway vulnerability in mitochondrial diseases. No specific pattern of abnormalities emerged and, in particular, clinical and laboratory findings did not correlate with each other. EP (particularly VEP and electroretinogram) investigations should be part of the diagnostic work-up of patients with mitochondrial disorders in order to better characterize the clinical picture, disclose involvement of specific sensory systems of the CNS, and assess patients with atypical clinical presentations.
Sommario Uno studio neurofisiologico (elettroencefalogramma, potenziali evocati multimodali) è stato effettuato in un gruppo di 16 pazienti affetti da encefalopatia mitocondriale. I risultati neurofisiologici hanno permesso di evidenziare anomalie funzionali a carico del sistema nervoso periferico e centrale in 14 dei pazienti esaminati, con una più alta incidenza di alterazioni allo studio dei potenizali evocati visivi, quesai ultimi esprimendo una particolare vulnerabilita della via ottica centrale in questa categoria di malattie neuromuscolari. Non è stato tuttavia identificato uno specifico pattern di alterazione neurofisiologica e non è stata riscontrata nessuna correlazione tra i dati laboratoristici, genetici e le alterazioni funzionali. Sulla base dei dati da not ottenuti emerge come to studio neurofisiologico, e dei potenziali evocati visivi in particolare, debba essere inserito in un protocollo di studio di pazienti sospetti per malattia mitocondriale, in particolare per le forme con più atipica presentazione clinica.
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13.
We describe two patients in whom clonazepam withdrawal status epilepticus occurred in spite of therapeutic levels of carbamazepine in plasma and cere-brospinal fluid. The failure of carbamazepine to prevent clonazepam withdrawal status epilepticus is discussed.
Sommario Gli autori riportano due casi di stato di male epilettico da sospensione di clonazepam nonostante i livelli terapeutici di carbamazina nel plasma e nel liquor. La mancanza di efficacia della carbamazepina nel prevenire lo stato di male epilettico da sospensione di clonazepam viene discussa.
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14.
Fungal infections of the CNS are becoming an increasingly serious problem in immunosuppressed patients. We describe three patients with malignant blood disease who in the course of systemic fungal infection presented cerebral involvement. The nature, site and extent of the cerebral involvement were defined by computed tomography (CT). Further, in one patient it was possible to follow the course of the lesion and assess the effectiveness of antimycotic therapy by CT because of its noninvasiveness and repeatability.
Sommario Le micosi profonde rappresentano un problema di sempre maggior rilievo nei pazienti immunosoppressi. Descriviamo tre pazienti affetti da emopatie maligne che in corso di infezione micotica sistemica hanno presentato interessamento cerebrale. La natura, la sede e l'estensione delle localizzazioni cerebrali sono state definite grazie alla TAC. In un paziente inoltre, è stato possibile seguire l'evoluzione della lesione e valutare l'efficacia del trattamento antifungino per la ripetibilità e la non invasività di questa metodica.
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15.
Posterior reversible encephalopathy syndrome (PRES) is an acute disorder characterised by a variable association of neurologic symptoms with potentially reversible oedematous abnormalities mainly in the parieto-occipital regions of the brain. Despite the significant incidence of seizures, the EEG characteristics of epileptic disorders related to PRES have rarely been investigated. We report the case of an 85-year-old man who presented with generalised tonic-clonic seizures and prolonged disturbances of consciousness as clinical manifestations of PRES due to moderate exacerbation of chronic hypertension. An EEG performed during an alteration of mental function displayed a pattern of partial status epilepticus (SE) in both temporo-parieto-occipital regions. The seizure activity originated from two independent epileptic foci located in the occipital area of each hemisphere and could be related to the parenchymal abnormalities of PRES. The EEG pattern of partial SE related to independent occipital foci illustrates a distinctive seizure disorder that could be characteristic of PRES in adult patients.
Sommario  La sindrome della encefalopatia posteriore reversibile (PRES) è caratterizzata da una associazione di sintomi neurologici acuti (principalmente cefalea, vomito, alterazione della coscienza, crisi epilettiche e cecità corticale) e lesioni edematose potenzialmente reversibili delle regioni cerebrali parieto-occipitali. Descriviamo il caso di un soggetto maschile di 85 anni che ha manifestato crisi tonico-cloniche generalizzate ed un prolungato disturbo della coscienza come manifestazione di PRES secondaria a moderato incremento della pressione arteriosa. L’EEG ha evidenziato uno stato di male epilettico parziale legato a localizzazioni epilettogene occipitali bilaterali ed indipendenti. L’attività epilettica era correlabile alle alterazioni parenchimali della PRES. Il quadro EEGrafico osservato configura un disturbo epilettico raramente descritto nella letteratura, che potrebbe essere caratteristico della PRES in pazienti adulti.
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16.
Cerebral blood flow (CBF) and cerebral plasma volume (CPV) were measured under steady-state hyperglycemic conditions in the hemispheres and brainstem-cerebellum of conscious rats. There groups of hyperglycemic animals each having a different level of plasma glucose concentration, 25,33.3, 44.4 mmol/l, and a normoglycemic control group were studied. CBF was not affected at the hyperglycemic levels of 25 and 33.3 mmol/l. Mean hemispheric and brainstem-cerebellum CBF values appeared lower than in controls at the highest glycemic level althoug the differences were not statistically significant. CPV was found to be unchanged at the hyperglycemic level of 25 mmol/l, while it was found to be increased in the hemispheres of the animals whose plasma glucose concentration had been elevated to 33.3 and 44.4 mmol/l. The results of the study do not support the claim that hyperglycemia may enhance ischemic brain injury by reducing CBF.
Sommario Il flusso ematico cerebrale (CBF) e il volume plasmatico cerebrale (CPV) sono stati misurati in corso di iperglicemia costante negli emisferi e nel tronco-cervelletto di ratti. Sono stati studiati tre gruppi di ratti, ciascuno con un diverso livello glicemico, 25, 33.3, 44.4 mml/L e un gruppo normoglicemico di controlo (8–9 ml/L). CBF è risultato immodificato ai livelli iperglicemici di 25 e 33.3 mml/L. Al livello iperglicemico più alto, i valori medi emisferici e del tronco-cervelletto sono risultati più bassi che nel controllo, benché le differenze non fossero statisticamente significative. CPV è stato trovato immodificato alla iperglicemia di 25 mml/L, mentre era aumentato ai livelli di 33.3 e 44.4 mml/L. I risultati dello studio non sono consistenti coll'ipotesi che l'iperglicemia favorisca il danno ischemico attraverso una riduzione del CBF.
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17.
Spinal cord stimulation (SCS) has been shown to influence cerebral perfusion in both experimental models and humans. With the aim of further verifying such an effect, twelve patients had an epidural (cervical or dorsal) lead inserted percutaneously and underwent regional cerebral blood flow (rCBF) examinations (133-Xenon inhalation method) before and during SCS. Mean blood velocity (MBV) in the middle cerebral artery was also measured in seven cases by means of transcranial Doppler. In the patients with a cervical lead, a symmetrical increase in rCBF was found, mainly in the anterior regions (from +8% to +21%). MBV increased in four cervical lead implants (from +16% to +20%) and in one case with a dorsal lead (+15%). These results suggest that cerebral perfusion may increase in patients undergoing SCS through a cervical lead. Although the mechanism involved in the increase in rCBF remains to be clarified, frontal lobe functional activation by the ascending reticular pathways through the thalamo-cortical projections might be hypothesised.
Sommario La Stimolazione Midollare Cervicale epidurale (SCS) può influenzare la perfusione cerebrale come già dimostrato in modelli sperimentali ed in clinica. Lo scopo del nostro studio è stato di verificare tale effetto in dodici pazienti sottoposti ad impianto percutaneo di elettrodo (cervicale o dorsale) per patologie diverse. In tutti i pazienti è stato effettuato uno studio del Flusso Ematico Cerebrale (FEC) con metodo inalatorio allo Xe-133, ed una determinazione della Velocità Media (VM) di flusso dell'arteria cerebrale media con Transcranial Doppler in 7 casi. Nei pazienti con elettrodo cervicale è stato osservato un aumento simmetrico del FEC compreso tra l'8% ed il 21%, prevalente nelle regioni anteriori. La VM mostrò un incremento nei 4 impianti cervicali ed in un caso con impianto dorsale con valori compresi tra il 15% ed il 20%. Nei rimanenti pazienti con impianto dorsale nessuna modificazione del FEC e della VM fu registrata. Questi risultati sembrano indicare che la perfusione cerebrale può essere modificata durante la stimolazione cervicale anche se il meccanismo fisiopatologico responsabile di tali modificazioni resta ancora da chiarire; potrebbe essere ipotizzata un'attivazione funzionale dei lobi frontali da parte del sistema reticolare ascendente attraverso le proiezioni talamo-corticali.
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18.
In a retrospective study we evaluated the platelet count in 45 patients mean age 73±9 years, with cerebral infarction (C.I.) documented by CT, and 45 age and sex-matched controls randomly selected. In 12 patients changes in platelet count were examined prospectively, starting from the acute event for 30 days. In the retrospective study the mean platelet count in C.I. was significantly lower than that found in controls: 260, 220±86,076/mm3 and 302, 422±65,747/mm3 (p<0.05) respectively. In the prospective study the mean count was 213,330±79,930/mm3. A progressive increase up to the 9–12th day was observed, achieving a mean of 305,630±83,470/mm3 (p<0.01), not statistically different from controls. The 40–45% decrease of platelet count shows that about half of the circulating platelets had rapidly disappeared from the systemic circulation, presumably related to an increase in vivo platelet activation and aggregation.
Sommario In uno studio retrospettivo è stata riconsiderata la conta delle piastrine in 45 pazienti con età media di 73±9 anni, affetti da infarto cerebrale acuto (I.C.), documentato all'esame TAC, ed in 45 soggetti di controllo. In 12 pazienti è stata condotta anche una valutazione prospettica per un periodo di 30 giorni. Nei pazienti con I.C. il numero delle piastrine è risultato in condizioni basali significativamente ridotto in confronto a quello dei controlli rispettivamente 260.220±86.076/mm3 e 302.422±65.747/mm3 (p<0.05). Il valore più basso è stato riscontrato nei primi due giorni dall'evento acuto con successiva normalizzazione entro 9–12 giorni. Il decremento massimo è risultato di circa il 40–45%. In conclusione: in corso di I.C. acuto una gran parte delle piastrine scompare dalla circolazione sistemica entro le prime 24–48 ore, verosimilmente per un aumento “in vivo” dell'attivazione e dell'aggregazione piastrinica.
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19.
39 patients with a single small cerebrovascular lesion (20 in the right, 19 in the left hemisphere) were subjected to a simple reaction time (RT) task with visual stimuli flashed to the visual field either ipsilateral or contralateral to the cerebral lesion. The subject responded always with the ipsilateral hand. The crossed-uncrossed difference (CUD), i.e. the RT when both stimulus and response occur on the same side minus the RT when stimulus and response occur on opposite sides, is assumed to assess the transit time of information through callosal fibers, and in normal people is about 3–5 msec. In our patients the mean CUD, expressed as the difference between contralateral and ipsilateral responses, was 20 msec. Patients with parietal lesions had still longer CUDs, 37 msec on the average. There was no statistical difference in CUDs between right and left brain-damaged patients. The CUD in brain-damaged patients was of the same order of magnitude as that found in acallosal or split-brain patients. Nonetheless, the present findings are interpreted as reflecting the intrahemispheric rather than the interhemispheric delay in information transmission, with the possible additive effect of an asymmetrical orienting of attention.
Sommario In 39 pazienti portatori di una singola lesione cerebrovascolare emisferica (in 20 all'emisfero destro, in 19 all'emisfero sinistro), è stato effettuato un test di tempi di reazione semplici a uno stimolo visivo non strutturato presentato nel campo visivo ipsilaterale o controlaterale alla lesione. Le risposte erano effettuate sempre con la mano ipsilaterale. La differenza fra tempi di reazione crociati (cioè stimolo e risposta su lati opposti) e tempi di reazione non-crociati (cioè stimolo e risposta dallo stesso lato) rappresenta il tempo di transito callosale dell'informazione e nei soggetti normali è dell'ordine di 3–5 msec. Nei pazienti con lesione cerebrale tale valore era allungato a 20 msec di media, con un ulteriore ritardo a 37 msec. nei pazienti con lesione parietale. Non vi era nessuna differenza, significativa fra pazienti con lesione dell'emisfero destro e pazienti con lesione dell'emisfero sinistro. La differenza fra risposte crociate e risposte dirette da noi trovata nei cerebrolesi è dello stesso ordine di grandezza di quella che presentano i soggetti con agenesia del calloso o i pazienti sottoposti a callosotomia. Tuttavia, è verosimile che nei nostri pazienti il ritardo trovato rifletta piuttosto la somma di un'anomala conduzione intraemisferica e di possibili disturbi attenzionali.
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20.
The presence of a dense appearance of the horizontal part of the middle cerebral artery (the “dense middle cerebral artery sign”) was looked for on CT scans taken on admission in 90 consecutive patients with ischemic stroke in the carotid artery distribution. The outcome of the 14 patients with the sign was poorer than that of 76 patients without the sign (Odds ratio 4.3). We suggest that this sign could be a useful prognostic variable in the acute phase of an ischemic stroke.
Sommario è state ricercata retrospettivamente la presenza della immagine iperdensa del tratto orizzontale della cerebrale media (“dense middle cerebral artery sign”) negli esami TAC eseguiti in 90 pazienti consecutivi con sintomatologia riferibile ad ischemia acuta nel territorio del circolo carotideo. L'evoluzione clinica dei 14 pazienti in cui il segno della cerebrale media iperdensa è stato rilevato è stata peggiore degli altri 76 (Odds ratio 4.3). Gli autori suggeriscono che il rilievo di questo segno può rappresentare una utile indicazione prognostica precoce nei casi di ischemia cerebrale acuta.
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