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1.
6 patients with severe chronic progressive multiple sclerosis were subjected to total lymphoid irradiation (TLI) to assess clinical efficacy and side effects. During a 4 year follow-up the disability progression was continuous. Side effects during TLI were well tolerated; side effects after TLI brought about a worsening of the quality of life. One patient died of pneumonia. In this preliminary study TLI did not reduce the worsening of disability in MS patients.
Sommario Sei pazienti affetti da Sclerosi Multipla cronico-progressiva sono stati sottoposti ad irradiazione linfonodale totale (TLI) per valutarne l'efficacia clinica e gli effetti collaterali. Durante i quattro anni di follow-up vi è stata una continua progressione della invalidità. Gli effetti collaterali durante la irradiazione sono stati ben tollerati, mentre quelli verificatisi durante il follow-up hanno condotto i pazienti a un peggioramento della qualità di vita. Un paziente è deceduto per una polmonite. In questo studio preliminare la LTI non si è dimostrata efficace nel controllare la progressione della invalidità.
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2.
14 patients with chronic progressive multiple sclerosis, selected in a preliminary uncontrolled trial, were given a short course of intensive cyclophosphamide therapy, which was discontinued when the leukocyte count fell to 3000 cu.mm. 5 patients dropped out because of severe side effects. At 1 year follow-up were neurologically unchanged since admission to the trial; 4 remained stable at 2 years. The lack of clinical improvement, the high frequency of side effects and the proven oncogenicity of cyclophosphamide led us to discontinue the trial.
Sommario 14 pazienti con SM definita e con forma cronica severamente progressiva sono stati trattati con un ciclo a breve termine e ad alto dosaggio di ciclofosfamide (400 mg/die), associata a cortisone (100 mg/die). L'immunosoppressione è stata considerata efficace quando è stata raggiunta una leucopenia di 3.000/mmc e a quel momento il farmaco è stato interrotto. 5 pazienti non hanno terminato il trattamento per la comparsa di gravi effetti collaterali. Dopo 1 anno di follow-up tutti i pazienti erano stazionari rispetto all'ingresso; 4 pazienti hanno terminato il secondo anno di follow-up e in essi la malattia si è mantenuta in fase di stabilizzazione. Nonostante questo, l'assenza di miglioramenti clinici, l'alta frequenza di effetti collaterali, la dimostrata oncogenicità della ciclofosfamide non ci incoraggia a continuare la sperimentazione.
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3.
15 patients with remitting-progressive multiple sclerosis received a course of intravenous cyclophosphamide followed by a booster dose every 60 days for 2 years. There were no severe short or medium term side effects. Half of the patients presented clinical stabilization and substantially unchanged Kurtzke rating at 2 year follow-up. Since the aim was stabilization only, our findings argue for continuation of the study in young patients with very short shift.
Sommario 15 pazienti affetti da sclerosi multipla remittente-progressiva, sono stati sottoposti a ciclo di CTX endovena con richiami ogni sessanta giorni. Non ci sono stati pesanti effetti collaterali a breve e medio termine. A due anni di follow-up il 50% dei pazienti ha mostrato una stabilizzazione della malattia. I dati orientano per una continuazione dello studio su pazienti con giovane età e passaggio dalla forma remittente a remittente-progressiva da breve tempo.
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4.
We report a case of a 16 year old boy with a chronic progressive form of Multiple Sclerosis treated with lymphocytapheresis and a low dose regimen of cyclophosphamide. A progressive improvement in the disability index and slowing of the clinical course were obtained. No side effects were observed. Depletion of lymphocytes and their pharmacological suppression point to their possible role in the induction of an immunoregulation of the disease process.
Sommario Viene riportato un caso di un paziente di 16 anni affetto da Sclerosi Multipla in fase cronica progressiva trattato con Linfocitaferesi associata a Ciclofosfamide a basso dosaggio. Si è notato un miglioramento del grado di invalidità ed una progressiva stabilizzazione dell'evoluzione della malattia. Non sono stati rilevati effetti collaterali durante il trattamento. La Linfocitaferesi associata ad immunosoppressore sembra possa influire favorevolmente sui meccanismi immunopatologici della malattia.
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5.
150 children with Rolandic paroxysmal epilepsy (RPE) aged 3 to 12 years were followed up clinically and by EEG for 16 years. Antiepileptic drugs were administered initially for 2 years and then suspended for 6–12 months. Treatment was resumed in the 29 patients who had seizures during the drug-free interval and was maintained for a further 5 years.80.6% of all patients were in clinical remission after the 2-year treatment period. Some patients had seizures while on drugs, others during the drug-free interval. Seizure frequency declined with age. No seizures occured after the age of 14 or in the 8 years following final discontinuation of drug therapy. The need for prolonged drug treatment is therefore questioned.
Sommario 150 bambini affetti da Epilessia a Parossismi Rolandici, di età compresa tra i 3 e i 12 anni, sono stati tenuti sotto controllo clinico ed elettroencefalografico per un periodo di sedici anni.È stato effettuato un trattamento con farmaci antiepilettici per 2 anni. Dopo 6/12 mesi di wash-out farmacologico, in 29 pazienti che hanno manifestato crisi, la terapia farmacologica è stata ripristinata e mantenuta per 5 anni.Dopo i primi due anni di terapia, si è avuta una remissione clinica nell'80.6% dei casi. Alcuni pazienti hanno manifestato crisi durante l'assunzione della terapia, altri durante il periodo di wash-out. In ogni caso l'incidenza delle crisi diminuisce con il crescere dell'età dei pazienti. Al di sopra dei 14 anni non sono state registrate crisi, e l'osservazione durante gli otto anni successivi alla sospensione definitiva della terapia farmacologica non ha rivelato la comparsa di alcuna crisi.Viene quindi discussa la necessità di un trattamento farmacologico prolungato in corso di Epilessia a Parossismi Rolandici.
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6.
Lisuride was investigated for therapeutic effects in 19 patients with advanced Parkinson disease, no longer satisfactorily responding to routine L-Dopa therapy. The patients were treated with oral Lisuride (0.6–2.5 mg/die) and L-Dopa. The follow-up was at least 6 months. We noted a significant improvement on the Webster Rating Scale at 1st, 3td and 6th months. Disability and on-off phenomen were reduced. Side effects were few. Lisuride is a valuable tool in this type of patient.
Sommario L'effetto terapeutico e la tollerabilitá della Lisuride sono stati esaminati in 19 pazienti con morbo di Parkinson avanzato, che non rispondevano in modo soddisfacente alla comune terapia con L-Dopa. I pazienti sono stati trattati con Lisuride per via orale (0.6–2.5 mg/die) ed L-Dopa. Il follow-up é stato come minimo di 6 mesi. é stato notato un miglioramento significativo, usando lo Webster Rating Scale, al primo, terzo e sesto mese di trattamento. Anche l'invaliditá ed i fenomenti a tipo “on-off” sono stati ridotti. Gli effetti collaterali sono stati scarsi. La Lisuride é efficace in tale genere di pazienti.
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7.
A multicenter trial was conducted at 9 Neurology Departements to evaluate the action of L-Deprenyl, a specific monoamine oxidase-B inhibitor, combined with L-Dopa in the treatment of Parkinson disease. In all, 76 patients were treated, 33 women and 43 men, on stable treatment with L-Dopa+aromatic decarboxylase inhibitors (DI) for at least 6 months. After a 50% reduction of the L-Dopa dose, all received L-Deprenyl 5 mg twice daily for 35 day. The combined treatment resulted in a definite improvement in rigidity, bradykinesia and, most of all, tremor. Further, at the end of treatment fewer patients had depressive symptoms and the total daily number of hours of wellbeing and normal movement increased. 12 patients presented modest side effects, in no case serious enough to warrant suspension of treatment. The trial shows that with the L-Deprenyl+L-Dopa combination the dose of L-Dopa needed to control the disease can be drastically reduced.
Sommario È stato condotto uno studio multicentrico in 9 Centri di Neurologia per valutare l'azione del L-Deprenyl, inibitore specifico delle monoaminoossidasi (MAO) di tipo B, in associazione a L-Dopa nel trattamento del Morbo di Parkinson.Sono stati trattati complessivamente 76 pazienti, 33 donne e 43 uomini, in trattamento stabile con L-Dopa +DI da almeno 6 mesi. A tutti, dopo una riduzione del 50% della dose di L-Dopa, sono stati somministrati 5 mg di L-Deprenyl due volte algiorno per 35 giorni.Il trattamento continuato di L-Dopa e L-Deprenyl ha determinato un evidente miglioramento della rigidità, della bradicinesia ed in particolare del tremore.Sono stati inoltre riscontrati al termine del trattamento una riduzione del numero di pazienti con sintomatologia depressiva ed un aumento delle ore complessive giornaliere di benessere e di normale motilità. 12 pazienti hanno presentato effetti collaterali di modesta entità che in nessun caso hanno richiesto la sospensione del trattamento.Lo studio evidenzia che il trattamento associato L-Deprenyl+L-Dopa consente una considerevole riduzione del dosaggio di L-Dopa necessario al controllo della malattia.
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8.
30 subjects — 23 with amyotrophic lateral sclerosis (ALS), 4 with Charcot-Marie Tooth atrophy, 2 with progressive spinal muscle atrophy and 1 with radiation myelopathy —were given chronic low-dose TRH therapy. The effects of treatment were assessed on the scale of Norris et al. (1974). The outcome of the study, in agreement with some and at variance with other studies, was that TRH induced a statistically significant neurological improvement in 17 of the 23 ALS patients but little or none in the other ALS patients and in patients with other neurological diseases.
Sommario 30 soggetti di cui 23 affetti da Sclerosi Laterale Amiotrofica, 4 dalla malattia di Charcot-Marie-Tooth, 2 affetti da Amiotrofia Spinale Progressiva, 1 affetto, da una Mielopatia da Raggi X, sono stati sottoposti ad un trattamento cronico con basse dosi di TRH. Gli effetti della terapia sulle performances neurologiche sono stati valutati con la scala di Norris et al. (1974). I risultati dello studio, in parte in accordo, in parte in contrasto con quelli di precedenti studi, mostrano che il TRH induce un miglioramento, statisticamente significativo, delle performances neurologiche in 17 dei 23 pazienti con SLA mentre determina modificazioni insignificanti o nessuna modificazione nei restanti casi di SLA e nei soggetti affetti da altre malattie neurologiche.
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9.
The study covers 30 patients with idiopathic Parkinson disease, 13 men and 17 women, aged betwen 50 and 70, on stabilized L-Dopa and/or bromocriptine, which failed to ensure adequate control of the symptoms, especially tremor. To this regimen was added Bornaprine/placebo in randomized sequence. The patients were tested according to the Webster Rating Scale before, during and after each stage of the treatment. Statistical analysis of the results showed the superiority of Bornaprine over the placebo in reducing tremor (p<0.01) and, to a lesser degree, some other parkinsonian symptoms. No noteworthy side effects were found apart from dryness of the mouth, which was more frequent with Bornaprine.
Sommario Sono stati esaminati 30 pazienti affetti da morbo di Parkinson idiopatico, di cui 13 maschi e 17 femmine, di età compresa tra 50 edi i 70 anni, in terapia stabilizzata con L-Dopa o con Bromocriptina o con entrambe. In tutti i soggetti, questi farmaci non consentivano un adeguato controllo della sintomatologia, con particolare riferimento al tremore. Lasciando invariata la terapia in atto, si è somministrato Bornaprine od und placebo identico, secondo una sequenza randomizzata, in doppio cieco con cross-over. I pazienti sono stati esaminati per mezzo della Webster Rating Scale a tempi predeterminati, prima, durante e dopo ciascuna fase del trattamento con farmaco o con placebo. L'analisi statistica dei risultati ha dimostrato la significativa superiorità del Bornaprine rispetto al placebo nel ridurre il tremore (p<0.01) e, in minor misura, alcuni altri sintomi della serie parkinsoniana. Non si sono rilevati effetti collaterali di rilievo, sia dal punto di vista clinico sia da quello strumentale. L'unica eccezione è rappresentata dalla maggiore incidenza di xerostomia nel corso del trattamento con farmaco attivo rispetto a quello con placebo.
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10.
The aim of this study was to evaluate the therapeutic activity of Deprenyl in patients with Parkinson disease already being treated with L-Dopa+PDI. 15 selected patients were allocated to two groups according to clinical features and course of the disease, the first consisting of 9 patients with a mean disease duration of 5 years without any side-effects attributable to L-Dopa and the second of 6 patients with long-term illness (a mean disease duration of 8 years), side-effects and on-off phenomenon.All the patients of the first group completed the scheduled 10-week course of Deprenyl treatment obtaining a significant improvement on the baseline WRS scores, in tremor, in rigidity, in motility and a 30.5% reduction in the L-Dopa dose. The patients of the second group showed no significant modification of the symptoms; in 2 cases the treatment was discontinued due to acute delusional-hallucinatory disorders and deterioration of the involuntary movements.A more precise evaluation of Deprenyl activity in the L-Dopa syndrome will depend on further studies.
Sommario Lo scopo di questo studio è quello di valutare l'efficacia terapeutica del Deprenyl in pazienti parkinsoniani precedentemente trattati con L-dopa più PDI.15 Pazienti sono stati selezionati e suddivisi in due gruppi in accordo con le caratteristiche cliniche e di evoluzione della malattia. Il primo gruppo è costituito da 9 pazienti con una durata media di malattia di 5 anni che non presentano effetti collaterali attribuibili al trattamento con L-dopa ed il secondo gruppo è costituito da 6 pazienti con una durata media di malattia di 8 anni che presentano fenomeni collaterali al trattamento al trattamento a lungo termine con L-dopa e fenomeni on-off. Tutti i pazienti del primo gruppo hanno completato il periodo di trattamento previsto di 10 settimane ottenendo un significativo miglioramento rispetto alle condizioni basali del WRS Scores, del tremore, della rigidità e della motilità con una riduzione della dose giornaliera di L-dopa del 30.5%.I pazienti del secondo gruppo non hanno mostrato significative modificazioni dei sintomi e in due casi il trattamento è stato sospeso per fenomeni psichici acuti e per peggioramento dei movimenti involontari patologici. Una migliore valutazione dell'efficacia del Deprenyl nella long-term L-dopa treatment syndrome, necessita di ulteriori studi.
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11.
Serial recordings of multimodal sensory (visual, acoustic and somatosensory) evoked potentials were made in 19 relapsing-remitting Multiple Sclerosis patients enrolled in a clinical trial designed to evaluate the efficacy of dexamethasone versus high-and low-dose methylprednisolone in acute multiple sclerosis bouts. Electrophysiological and clinical evaluations were performed at the onset of therapy and until 6 months after the end of treatment. Using an arbitrary Evoked Potentials score that takes into account both latency and waveform alterations, we found a positive correlation between evoked potentials and clinical disability scores. Furthermore, different electrophysiological profiles were detected in the three therapeutic subgroups. Evoked potentials may be useful for monitoring acute Multiple Sclerosis bouts and evaluating the effect of therapy.
Sommario I potenziali evocati visivi, acustici e somatosensoriali sono stati monitorati in 19 pazienti affetti da Sclerosi Multipla, inclusi in un trial clinico volto alla valutazione dell' efficacia del desametazone e di basse e alte dosi di metilprednisolone nel trattamento delle riaccensioni della malattia. La valutazione clinica ed elettrofisiologica veniva effttuata all'inizio e alla fine del trattamento (a 15 giorni) e a 3 e 6 mesi dopo la sospensione. Utilizzando una scala arbitraria elettrofisiologica che prendeva in considerazione sia le alterazioni di latenza che di morfologia, abbiamo riscontrato una correlazione positiva tra punteggio elettrofisiologico e disabilità clinica. Inoltre differenti profili elettrofisiologici erano osservati nei tre sottogruppi terapeutici. Lo studio dei potenziali evocati appare utile nel monitoraggio delle riaccensioni della malattia e nella valutazione dell' effetto della terapia.
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12.
We retrospectively examined 39 patients with AIDS and central nrvous system toxoplasmosis in order to determine the efficacy and safety of two combinations: pyrimethamine-sulfadiazine and pyrimethamine-clindamycin. The results showed a response rate of 79% for the sulfadiazine association and a high failure rate in the clindamycin group. Side effects with sulfadiazine were slightly more frequent, but with desensitization protocols discontinuation was kept down. The combination of pyrimethamine and sulfadiazine, associated, when necessary, with desensitization schedules, was confirmed to be first choice therapy for cerebral toxoplasmosis in AIDS patients. The role of alternative regimens needs further evaluation.
Sommario Al fine di determinare efficacia e tollerabilità delle associazioni pirimetamina-sulfadiazina e pirimetamina-clindamicina, sono stati studiati retrospettivamente 39 pazienti con AIDS e toxoplasmosi cerebrale. I risultati dimostrano un tasso di risposta del 79% per l'associazione con sulfadiazina, e un'elevata frequenza di insuccessi terapeutici nel gruppo trattato con clindamicina. Gli effetti collaterali in corso di terapia con sulfadiazina sono risultati lievemente più frequenti; l'impiego di protocolli di desensibilizzazione ha comunque consentito di ridurre la necessità di interruzione del trattamento. L'associazione pirimetamina-sulfadiazina si conferma terapia di scelta della toxoplasmosi cerebrale nei pazienti con AIDS, eventualmente in associazione con schemi di trattamento desensibilizzante. Da verificare ulteriormente il ruolo di protocolli terapeutici alternativi.
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13.
77 epileptics on chronic treatment with phenobarbital (PB), carbamazepine (CBZ) and phenytoin (PHT) were investigated for the effects of the drugs after the steady-state plasma concentrations had been attained. T-lymphocytes were markedly depleted in patients on PHT and CBZ but were unaffected in those on PB. Depletion of B-lymphocytes was less constant. Other immunological parameters, such as histocompatibility antigens, were evaluated in these patients.
Sommario Il presente studio riguarda 77 pazienti epilettici in trattamento cronico con fenobarbital, carbamazepina e difenilidantoina. Sono stati indagati gli effetti dei farmaci dopo che le concentrationi plasmatiche avevano raggiunto lo steady-state. I pazienti trattati con difenilidantoina e carbamazepina dimostravano una marcata deplezione dei T-linfociti. I T-linfociti non erano modificati nei pazienti che erano sottoposti e trattamento con fenobarbital. La deplezione dei B-linfociti durante terapia anticomiziale era meno costante. Sono stati anche valutati altri parametri immunologici, come gli antigeni e istocompatibilità, nello stesso gruppo di pazienti.
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14.
The Authors report a clinical multicentre experience with antidepressant agents (trazodone and amitriptyline) in the treatment of chronic cancer pain with deafferentation component. Fortyfive patients were admitted to the study: 27 with oncological peripheral nerve lesions, 6 with post herpetic neuralgias, 10 with not oncological nerve lesions, 2 with central nervous lesions. Almost all of them were already being treated with NSAID associated with weak or strong opioids. A random double blind study was performed: 23 patients were treated with trazodone, 22 with amitryptiline. In the assessment of results, pain intensity, hours of sleep, hours standing and lying, side effects, mood, anxiety, weakness were all taken into consideration. The therapeutic analgesic efficacy of the two drugs proved to be similar.
Sommario Gli Autori riportano uno studio clinico multicentrico sull'uso di farmaci antidepressivi (amitriptilina e trazodone) nel trattamento del dolore cronico da cancro con componente da deafferentazione. Quarantacinque pazienti hanno partecipato allo studio, 27 con lesioni nervose periferiche oncologiche, 6 con nevralgia postherpetica, 10 con lesioni nervose non oncologiche e 2 con lesioni nervose centrali. Quasi tutti i pazienti erano già in trattamento con farmaci anti-infiammatori non steroidei associati a narcotici deboli o forti. è stato effettuato uno studio randomizzato in doppio cieco: 22 pazienti sono stati trattati con amitriptilina e 23 con trazodone. Nella valutazione dei risultati si è tenuto conto di: intensità del dolore, ore di sonno, ore passate in piedi o a letto, effetti collaterali, umore, ansietà, debolezza. L'efficacia terapeutica analgesica dei due farmaci si è dimostrata sovrapponibile.
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15.
41 patients with definite multiple sclerosis (MS) in the stationary phase entered this four year double-blind levamisole-placebo controlled study. 22 patients were treated with levamisole, 150 or 200 mg once a week for a 4 year period, and other 19 with placebo with the same schedule. Patients were put in one of the two groups at random. The treatment was then stopped for those patients who presented a clear exacerbation before the end of the 4 year trial period, and these cases have been considered as negative. Of the group treated with levamisole 8 patients presented an exacerbation during the observation period, and 14 did not. The group treated with placebo presented 14 subjects who had exacerbations and 5 patients who did not. The difference between the two groups was statistically significant. This study demonstrates that levamisole significantly reduced the number of MS patients with acute relapse during the 4 year period of treatment. Nevertheless, not all patients were free from relapse: that could probably suggest that different immunopathological backgrounds may underlie what we usually call MS.
Sommario Quarantuno pazienti con sclerosi multipla (SM) certa sono stati introdotti in una sperimentazione in doppio cieco levamisolo/placebo mentre erano nella fase stazionaria della malattia. Ventidue di essi hanno ricevuto levamisolo, 150 o 200 mg una volta a settimana per quattro anni, ed altri 19 hanno ricevuto placebo con lo stesso schema posologico. L’assegnazione ad uno dei due gruppi è stata effettuata a caso. I pazienti che hanno presentato una chiara esacerbazione prima dello scadere dei quattro anni non hanno continuato l’assunzione e sono stati considerati come risultati negativi. Nel gruppo trattato con levamisolo 8 pazienti hanno presentato una esacerbazione e 14 no. Nel gruppo che ha ricevuto placebo 14 hanno presentato una riaccensione e 5 no. Questa differenza è risultata essere statisticamente significativa. In questo studio si dimostra che il levamisolo riduce significativamente il numero dei pazienti che presentano una esacerbazione in un periodo di 4 anni. Tuttavia il fatto che non tutti i pazienti hanno ricevuto un tale beneficio potrebbe suggerire che differenti quadri immunopatologici possono essere alla base di ciò che noi usualmente chiamiamo SM.
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16.
The preliminary results of a double blind controlled prospective randomized trial of Azathioprine for therapeutic efficacy in 38 patients with Multiple Sclerosis are reported. Progression of the disease is significantly reduced in Azathioprine-treated group in comparison to Placebo-treated patients, but this effect is reached only after 3 years of treatment (P<0.025) regardless of the clinical course and without affecting relapse rate.
Sommario Vengono riportati i risultati preliminari di uno studio randomizzato in doppio cieco volto alla valutazione della efficacia terapeutica dell’Azatioprina in 38 pazienti affetti da Sclerosi Multipla. I risultati indicano una significativa riduzione del tasso di progressione della malattia nei pazienti trattati con Azatioprina rispetto a quelli trattati con placebo che si rende evidente solo dopo 3 anni di trattamento (P 0,025) ed è indipendente dal decorso della malattia. La frequenza di esacerbazioni non risulta invece influenzata dal trattamento con Azatioprina.
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17.
A single-blind, placebo-controlled multicenter trial of vigabatrin was carried out in 101 epileptic patients (mostly with partial seizures) refractory to conventional therapy. The study design included four consecutive periods: (i) an observation phase (run-in), (ii) a placebo period, (iii) fixed-dosage add-on vigabatrin (2 g/day) and (iv) dose titration (up to a maximum of 4 g/day) to optimize clinical response. Each period lasted 8 weeks, except for the titration phase, which could be extended to 16 weeks. 90 patients completed the trial. Eleven dropped out, one patient developing absence status and 4 cases showing an increased seizure frequency. In the patients completing the trial, the median number of seizures/month decreased from 16 (inter-quartile range 8–34) during placebo to 5 (2–10) during the last 8 weeks on vigabatrin (p<0.0001). Both partial and generalized tonic clonic (mostly secondary) seizures were significantly reduced. A greater than 50% reduction in seizure frequency (compared to placebo) was observed in 60 patients. Sedation and weight gain were the most frequently reported adverse events.
Sommario Centouno pazienti affetti da epilessia farmaco-resistente (nella maggior parte dei casi con crisi parziali) sono stati inclusi in uno studio policentrico con vigabatrin somministrato in aggiunta alla terapia preesistente secondo un disegno sperimentale controllato in singolo cieco. Il protocollo prevedeva 4 fasi consecutive (osservazione basale, placebo, vigabatrin 2 g/die, vigabatrin a dose individualizzata in base alla risposta clinica, sino ad un massimo di 4 g/die), ciascuna della durata di 8 settimane ad eccezione della fase di ottimizzazione della posologia che poteva essere prolungata a 16 settimane. Novanta pazienti hanno completato lo studio, mentre 11 (tra cui 1 che ha presentato stato di piccolo male e 4 che hanno riferito un aumento della frequenza delle crisi) hanno interrotto il trattamento precocemente. Nei pazienti che hanno completato lo studio, la frequenza mensile delle crisi è diminuita da un valore mediano di 16 (range interquartile 8–34) durante placebo a 5 (2–10) durante l'ultima fase di trattamento con vigabatrin (p<0.0001). Sia le crisi parziali che le crisi generalizzate tonico-cloniche (per lo più secondariamente generalizzate) sono diminuite significativamente. Una riduzione delle crisi di oltre il 50% è stata osservata in 60 pazienti. Gli effetti collatterali più frequentemente osservati sono stati sedazione ed aumento ponderale.
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18.
We report our preliminary experience of high-dose intravenous gammaglobulin in patients with chronic inflammatory demyelinating polyneuropathy (CIDP) selected for inefficacy or severe side effects of steroid and immunosuppressive treatment. Our treatment proved safe and effective, reversing the disability of CIDP, the improvement being temporally related to the commencement of intravenous high-dose gammaglobulin. The possible mechanisms of action are discussed.
Riassunto Gli AA. riportano i risultati emersi dal trattamento con gammaglobuline e.v. ad alte dosi in quattro pazienti affetti da polineuropatia cronica infiammatoria demielinizzante (CIDP), selezionati in base alla inefficacia o alla comparsa di gravi effetti collaterali da corticosteroidi e/o immunosoprressivi. Il trattamento fu prontamente seguito in ogni caso da sensibile miglioramento clinico, particolarmente vistoso in due pazienti; nessun effetto collaterale o complicanza risultò evidenziabile. I possibili meccanismi d'azione delle immunoglobuline intere e.v. ad alte dosi vengono discussi.
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19.
We tested the effects of continuous positive airway pressure (CPAP) in 8 patients with obstructive sleep apnea syndrome (OSAS). The comparison of a nocturnal polygraphic study performed during spontaneous breathing with a study during CPAP administration performed the following night showed a significant reduction in stage 1 and increase in REM, the abolition of obstructive apneas and a significant increase in mean oxyhemoglobin saturation. Most patients reported marked relief of symptoms after the first night of treatment. However 3 patients, though confirming the improvement refused further CPAP. We conclude that CPAP is an effective measure for prevention of apneas in OSAS and that in compliant patients it may be regarded as a short-term measure when a permanent correction of the causes is planned, or as a long-term treatment when the latter is not feasible.
Sommario Abbiamo provato gli effetti dell’applicazione di ventilazione a pressione positiva continua (CPAP) su otto pazienti affetti da sindrome dell’apnea ostruttiva nel sonno (OSAS). Il paragone tra uno studio poligrafico notturno eseguito durante respirazione spontanea, ed uno eseguito la notte successiva durante applicazione di CPAP ha mostrato significativa riduzione dello stadio 1 ed aumento del REM, la scomparsa delle apnee ostruttive ed un aumento significativo della saturazione ossiemoglobinica media. Inoltre la maggioranza dei pazienti ha notato una sensibile attenuazione della sintomatologia già dopo la prima notte di trattamento. Tre pazienti però pur confermando il miglioramento non hanno accettato di proseguire la terapia nelle notti successive. Si può concludere che la CPAP è un’efficace forma di prevenzione delle apnee nell’OSAS e che nei pazienti adattabili può essere considerata per una terapia di breve durata se può essere previsto un intervento correttivo della patologia di base o come una terapia di lunga durata negli altri casi.
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20.
Six patients with Steinert disease were treated with selenium and vitamin E, for a 24 month period, including a first phase of 12 months, 6 months wash-out interval and a second treatment phase of 6 months. Mean segmental strength values showed significant improvement during the first 12 months of therapy, while marked reductions of serum enzymes CPK, SGOT, SGPT and γ-GT were observed in some patients. The results support the hypothesis that selenium may play a role in the development of muscle damage in Steinert disease.
Sommario Sei pazienti, affetti da malattia di Steinert, sono stati sottoposti a terapia con selenio e vitamina E per un periodo di 24 mesi, che ha incluso una prima fase di 12 mesi, un intervallo di “wash-out” di 6 mesi ed una seconda fase di trattamento di altri 6. I valori medi di forza segmentaria mostrano un significativo aumento durante i primi 12 mesi di terapia, mentre in alcuni pazienti sono osservabili evidenti riduzioni dei livelli sierici degli enzimi CPK, SGOT, SGPT e γ-GT. Tali risultati sostengono l'ipotesi che il selenio può rivestire un ruolo nello sviluppo del danno muscolare nella malattia di Steinert.
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