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1.
In order to evaluate whether the results of ultrasound examination may be associated with 30-day outcome, 76 consecutive patients (43 men and 33 women; mean age 68.1±8.9 years) underwent duplex scanning of the carotid bifurcations and transcranial doppler investigation of the basal skull arteries within the first few hours of the onset of an acute carotid stroke. Forty-three patients (56.6%) had appropriate arterial occlusion at ultrasounds examination. On day 30, 22 patients (28.9%) were self-sufficient, 41 (53.9%) were disabled and 13 (17.1%) were dead. The chisquared test showed that the ultrasound results were significantly related to 30-day outcome (p=.0003).After logistic regression analysis, the ultrasound results remained independent predictors of 30-days outcome (p=.0129), together with neurological impairment 24 hours after stroke onset and lesion size at control computed tomography.Our study suggests that the results of ultrasound examination may be useful in the management of acute carotid stroke as an early indicator of patients with a worse prognosis.
Sommario Abbiamo sottoposto 76 pazienti consecutivi, di età media di 68.1±8.9 anni, ricoverati per un primo ictus ischemico nei territori carotidei, a studio ecodoppler delle biforcazioni carotidee e a doppler transcraniale delle arterie del basicranio, per valutare se le informazioni ricavate dagli studi ultrasonori potessero essere di aiuto a fini prognostici, 43 pazienti (56.6%) presentavano occlusione di una appropriata arteria agli ultrasuoni. A 30 giorni dall'ictus, 22 pazienti (28.9%) erano autosufficienti, 41 pazienti (53.9%) erano dipendenti e 13 pazienti (17.1%) erano morti.Al test del Chi quadrato, i risultati degli ultrasuoni erano significativamente correlati alla prognosi a 30 giorni (p=.0003). Dopo analisi di regressione logistica multipla, i risultati degli ultrasuoni rimanevano indicatori prognostici indipendenti (p=.0129) insieme alle dimensioni della lesione ischemica alla TAC encefalo ripetuta tra il 4° e il 7° giorno dallo stroke e alla gravità neurologica a 24 ore dall'esordio dei sintomi. Il nostro studio suggerisce che gli ultrasuoni potrebbero essere utili nelle decisioni cliniche dei pazienti con stroke ischemico carotideo quali indicatori precoci di prognosi.
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2.
An EEG study was carried out on 50 patients undergoing chronic dialysis, 5 of whom had progressive dialysis encephalopathy (PDE), with the aim of confirming the reliability of EEG for diagnosing PDE and detecting patients at risk reported in previous papers. The outcome of the study confirms the high sensitivity of EEG for these purposes.
Sommario È stato effettuato uno studio EEG su una popolazione di 50 pazienti in trattamento dialitico cronico. Cinque di essi erano affetti da Encefalopatia Dialitica Progressiva. Lo studio è stato effettuato per confermare la attendibilità diagnostica di questo esame in questa encefalopatia e nello screening di pazienti a rischio, come già riportato in alcune osservazioni precedenti. I risultati ottenuti confermano l'elevata sensibilità di questo esame come mezzo di diagnosi e screening della Encefalopatia Dialitica Progressiva.
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3.
In view of the higher prevalence of severe ischemic stroke among patients with atrial fibrillation (AF) and of the recently reported higher frequency of stroke with AF in females, 516 consecutive patients with ischemic stroke, of whom 93 had AF, were retrospectively evaluated. The main anamnestic, clinical and laboratory features of the AF and non-AF groups were statistically compared and the features of the AF group were statistically evaluated according to gender and age. Our results confirm the greater severity of stroke in AF patients than in non-AF patients and the higher frequency of stroke with AF in female patients. Moreover, a significantly higher frequency of stroke with AF was found in the male 60–69 and the female 80–89 age groups than in the other age groups. Relevant risk factors in females aged 80–89 were hypertension and left ventricular hypertrophy (LVH), while diabetes, alcohol, smoking and LVH prevailed among 60–69 year old males.
Sommario Sono stati esaminati retrospettivamente 516 pazienti consecutivi affetti da ictus ischemico, di cui 93 con fibrillazione atriale (AF), al fine di valutare la maggiore incidenza di ictus ischemico grave nei pazienti con fibrillazione atriale (AF), così come la maggiore frequenza di ictus associati a AF nel sesso femminile. Sono stati confrontati statisticamente i principali dati anamnestici, clinici e laboratoristici dei due gruppi di pazienti, AF e non-AF. Inoltre, sono state valutate statisticamente le caratteristiche del gruppo AF, secondo il sesso e l'età. I nostri risultati confermano l'esistenza di una maggiore gravità dell'ictus nei pazienti con AF rispetto a quelli non-AF, così come una maggiore incidenza di ictus associati a AF nel sesso femminile. Inoltre, è stata riscontrata una frequenza significativamente maggiore di ictus associati a AF nei soggetti maschi di età compresa fra 80–89 anni. Fattori di rischio rilevanti nelle femmine di età 80–89 anni erano costituiti dall'ipertensione e dall'ipertrofia ventricolare sinistra (LVH), mentre il diabete, l'alcool, il fumo e l'LVH erano presenti nei maschi di età 60–90 anni.
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4.
An analysis of all the head injuries occurring during one year within a well-defined geographical area was conducted in the region served by the Ravenna City Hospital in Northern Italy. This hospital does not have a neurosurgical service, so that patients suspected of having neurosurgical problems are transferred to the neurosurgical unit in Bologna, a distance of 65 Km (40 mi.). Of the 1468 head-injured patients seen in the emergency room, 644 (44%) were hospitalized, with an incidence of 372/105 pop/year) and were subjected to X-ray study of the skull (83%), EEG (64%), and CT scan (7,5%). 9 patients were transferred to the neurosurgical unit as emergencies on a clinical basis only, all were found to harbor cerebral lesions, and 7 were operated on. Of the patients hospitalized and subjected to CT scan in Ravenna, only one (0,17%) was found to have a lesion necessitating surgery. Mortality was 7.2% with 83% of these patients dying before admission. Three-month follow-up examination revealed the persistence of some symptoms in 20% of the 379 patients examined, but 91% had already returned to their previous occupation. Analysis of the risk factors present in the patients admitted to a non-specialized hospital seems to show that the presence of skull fracture, abnormal EEG, and alteration of the clinical condition constitute the indications for a CT scan, in order to detect the presence of intracranial lesions. In spite of the recommendation to reduce the number of hospital admissions after a minor head injury, no sure elements emerge from our series that can be used for this purpose, other than the already suggested but expensive policy of subjecting all patients seen in the emergency room to plain X-ray examination of the skull.
Sommario Gli autori hanno studiato per un anno tutti i traumi cranici che sono avvenuti all'interno di un'area geografica ben delimitata afferente all'Ospedale di Ravenna, nel Nord-Italia. L'Ospedale di Ravenna non possiede una Divisione di Neurochirurga per cui i casi con possibili problemi neurochirurgici vengono trasferiti nel Centro Specialistico regionale a Bologna, ad una distanza di 65 km (40 miglia). Dei 1.468 pazienti visti in Pronto Soccorso per trauma cranico, 644 (44%) sono stati ricoverati, con una incidenza di 172/105/anno, sono stati studiati con una radiografia del cranio (83%) con un E.E.G. (64%) e con una TAC (7,5%). Nove pazienti sono stati trasferiti d'urgenza in Neurochirurgia su sola indicazione clinica. Tutti presentavano lesioni cerebrali e 7 sono stati operati. Fra i pazienti ricoverati e sottoposti a TAC all'Ospedale di Ravenna, solo 1 (0.17%) ha presentato una lesione di pertinenza chirurgica. La mortalità è stata del 7,2% con un 83% di casi deceduti prima dell'ingresso in Ospedale. Un controllo clinico eseguito a tre mesi dal trauma in 379 pazienti ha mostrato la persistenza di qualche sintomo nel 20% ma il 91% dei casi era già tornato alla precedente attività lavorativa. Una analisi dei fattori di rischio presenti fra i pazienti ricoverati in un Ospedale non specializzato pare mostrare che la presenza di una frattura cranica, di un E.E.G. non normale e di condizioni cliniche alterate possa costituire indicazioni alla TAC in modo da poter rilevare la presenza di lesioni intracraniche. Nonostante la raccomandazione di ridurre il numero dei ricoveri dopo trauma cranico minore, nessun elemento sicuro pare emergere dalla nostra raccolta dati che possa essere usato per questo scopo al di là di quanto già suggerito, ma forse impraticabile a causa degli alti costi, cioé l'indicazione alla esecuzione della radiografia del cranio in tutti i pazienti che vengono visti in Pronto Soccorso dopo un trauma cranico minore.
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5.
In a series of patients with TIA or minor stroke we have investigated the possibility of a different distribution of risk factors according to the presence or absence of angiographic lesions of the cerebral arterial circulation. The differences observed, though not statistically significant, argue for a more severe and widespread atherosclerotic process in patients with positive angiography. A significant proportion of these patients present associated insufficiency of the coronary circulation, demonstrated indirectly by exercise testing. The exercise test presents a positive predictive power of 41% for cerebral angiographic lesions.
Sommario In una casistica di pazienti colpiti da TIA o ictus lievi abbiamo indagato la possibilità di una diversa distribuzione dei fattori di rischio in base alla presenza o meno di lesioni angiografiche del circolo arterioso cerebrale. Le differenze osservate, anche se non statisticamente significative, depongono a favore di una maggiore importanza e diffusione del processo aterosclerotico nei pazienti con arteriografia positiva. In questi pazienti si ha inoltre una significativa associazione di insufficienza del circolo coronarico, dimostrata indirettamente mediante prova da sforzo. La prova da sforzo presenta un valore predittivo positivo del 41% nei confronti dell'arteriografia cerebrale.
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6.
The role of alcohol as a risk factor for cerebral infarction and hemorrhage has been assesed in 200 middle-aged and elderly stroke patients and 200 controls matched for age, sex and hospital admission date. Computed tomographic brain scans were done in all but 10 of the stroke patients. Alcohol intake was reckoned on the 12 months preceding hospitalization and expressed in grams daily according to a standard nomogram. The Michigan Alcoholism Screening Test was used for the diagnosis of alcoholism. Cerebral infarction was present in 59% of the stroke patients and cerebral hemorrhage in 9%. The role of alcohol as risk factor for stroke proved to be small (Odds Ratio 1.86) and was practically lost after adjustement for the most common risk factors for cerebrovascular disorders (previous strokes, arterial hypertension, diabetes, obesity and hyperlipidemia). Our findings seem to suggest that alcohol is not an independent risk factor for stroke in the middle-aged and elderly. The data are, however, preliminary and are discussed in the light of methological problems.
Sommario Il contributo dell'alcool come fattore di rischio per l'infarto e l'emorragia cerebrale è stato esaminato in 200 pazienti con stroke e 200 controlli in età medio-avanzata, appaiati per età, sesso e data di ricovero ospedaliero. Una tomografia assiale computerizzata dell'encefalo fu eseguita in tutti i casi di stroke tranne 10. L'entità della assunzione alcoolica fu calcolata con riferimento ai 12 mesi precedenti il ricovero e fu espressa in grammi al giorno in base ad un apposito monogramma. Per le diagnosi di alcoolismo fu usato un questionario ad-hoc, il Michigan Alcoholism Screening Test. Un infarto cerebrale fu documentato nel 59% dei casi ed una emorragia cerebrale nel 9%. Il ruolo dell'alcool come fattore di rischio per lo stroke risultò modesto (Odds Ratio 1.86) e venne praticamente annullato dopo aver aggiustato per i più comuni fattori di rischio per malattie cerebrovascolari (ictus precedenti, ipertensione arteriosa, diabete, obesità ed iperlipidemia). I nostri dati sembrano escludere un ruolo indipendente dell'alcool nella genesi dello stroke. Tuttavia, i risultati ottenuti (da intendere come preliminari) sono discussi alla luce di alcuni problemi metodologici.
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7.
The study highlights the high prevalence of neurological diagnoses in a population of psychiatric in-patients admitted to 16 private clinics and 6 private institutes because of their mental and behavioral disorders. Neurological diseases affected 13.05% of acute and 68.09% of chronic psychiatric patients. These results emphasize the need for specific neurological competence in the treatment of many psychiatric patients and better integration between neurological and psychiatric departments. The close relationship between neurology and psychiatry, as well as the renaissance of neuropsychiatry are discussed.
Sommario Lo studio evidenzia un'alta prevalenza di diagnosi neurologiche in una popolazione di pazienti ricoverati per disturbi psichici e del comportamento. Il 13,05% di pazienti psichiatrici ricoverati in 16 cliniche private per malati acuti e il 68,9% di quelli ricoverati in 6 istituti privati per malati cronici sono risultati affetti da malattie neurologiche. Questi risultati sottolineano la necessità di una specifica competenza neurologic nel trattamento di molti malati psichiatrici e suggeriscono una migliore integrazione tra servizi neurologici e servizi psichiatrici. Viene discussa la stretta correlazione esistente, sul piano teorico e sul piano clinico, tra neurologia e psichiatria e la rinascita di un'antica disciplina di confine, la neuropsichiatria.
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8.
The risk that antiepileptic drugs may cause damage to the peripheral nervous system led us to investigate 12 patients on carbamazepine and 12 patients on phenobarbital with the thermal threshold test. The heat and cold thresholds were measured at the ankle and wrist and, compared with those in 30 healthy subjects, they proved to be significantly higher. When the two groups of epileptics were compared separately with the controls, their thresholds were always higher. These findings are consistent with a toxic effect of both drugs on fine peripheral nerve fibers.
Sommario La possibilità che i farmaci antiepilettici (AED) possano determinare un danno sul sistema Nervoso Periferico è controversa. Il Thermal Threshold Test (TTT) è un metodo estesiometrico per la valutazione delle soglie termiche per il freddo e il caldo, in grado di studiare la funzionalità delle fibre sottili A e C. Abbiamo studiato 24 pazienti epilettici in terapia con CBZ e 12 con PB. Abbiamo valutato le soglie per il caldo e il freddo alla caviglia e al polso. I risultati furono confrontati con quelli di 30 soggetti sani. Le soglie termiche per il caldo e il freddo erano significatamente più alte in pazienti epilettici che nei controlli.Anche considerando separatamente i 12 pazienti in CBZ e i 12 in PB le soglie erano sempre più alte rispetto a quelle del gruppo di controllo.I dati sono compatibili con un effetto tossico della CBZ e del PB sul nervo periferico a livello di fibre sottili.
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9.
In a door-to-door survey of common neurological disorders in Sicily (SNES Project), we administered a screening symptoms questionnaire and a brief neurological examination to detect epileptic patients. All of the subjects effectively resident in the community of Riposto on 1 November 1987 (prevalence day) were investigated (n=9956). The subjects with a positive questionnaire or a previous diagnosis of epilepsy were extensively examined by a neurologist and then definitively classified for epilepsy by a panel of senior neurologists. The crude prevalence of active and non-active epilepsy was 3.21/1000; the prevalence of active epilepsy alone was 2.71/1000. Of the 27 active cases, sixteen were affected by genralized tonic-clonic seizures, four by absences and four by complex partial attacks. All except two were being treated with antiepileptic drugs, most with phenobarbital. Our prevalence rate is lower than that reported by most authors, but similar to the rates in other Sicilian communities.
Sommario Nell'ambito di un'indagine porta a porta su alcune comuni malattie neurologiche in Sicilia (Progetto SNES), abbiamo somministrato un questionario di screening mirato sui sintomi ed un breve esame neurologico allo scopo di individuare i pazienti epilettici. Tutti i soggetti effettivamente residenti al 1° novembre 1987 (giorno di prevalenza) nel comune di Riposto sono stati studiati (N=9956).Quelli positivi al questionario o con una diagnosi precedente di epilessia sono stati accuratamente valutati da un neurologo e quindi rivalutati per la diagnosi definitiva da un gruppo di neurologi esperti. Il tasso di prevalenza grezzo di tutte le epilessie (attive e non attive) à risultato di 3,21/1000; la prevalenza delle sole forme attive era di 2,71/1000. Su 27 casi di epilessia attiva, 16 erano affetti da crisi generalizzate tonico-cloniche, 4 da assenze, 4 da crisi parziali complesse. Tutti tranne due pazienti erano in trattamento con farmaci antiepilettici, la gran parte con fenobarbital. Il nostro tasso di prevalenza è inferiore a quelli riportati dalla maggior parte degli autori, ma molto vicino ai valori riscontrati in altri comuni siciliani.
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10.
Magnetic resonance imaging (MRI) studies of the brain were reviewed in 16 patients with amyotrophic lateral sclerosis (ALS), representative of a large and homogeneously studied series, 11 of whom showed signal abnormalities along the pyramidal tracts. These were more frequent in patients with more severe upper motor neuron signs but did not correlate with disease severity. Our study suggests that MRI signal abnormalities along the pyramidal tracts are common in ALS and may reflect the severity of pyramidal tract degeneration.
Sommario Abbiamo considerato le risonanze nucleari magnetiche eseguite in 16 di un gruppo più ampio di pazienti con sclerosi laterale amiotrofica. Anomalie di segnale lungo i fasci piramidali erano osservabili in 11 pazienti ed erano più frequenti in coloro i quali presentavano una maggiore compromissione del primo motoneurone. Non vi era correlazione con la durata né con la severità della malattia. Il nostro studio suggerisce che le alterazioni di segnale mostrate dalla MRI lungo i fasci piramidali sono di frequente riscontronella ALS e possono riflettere la gravità della degenerazione dei fasci piramidali.
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11.
We followed up 107 patients experiencing a first-ever ischemic stroke after having been affected by essential hypertension for at least one year, in order to analyze the phenomenon of post-stroke blood pressure lowering. Of the 82 patients still surviving after three months of follow-up, 44 (54%) had normal arterial blood pressure values. There were no significant differences between these normotensive patients and the 38 with high blood pressure in terms of cerebrovascular risk factors or disability, but blood pressure normalized in 34 of the 54 patients experiencing a carotid stroke (63%) and in only 10 of the 28 experiencing vertebrobasilar stroke (36%) (p=0.035). These data may offer a starting point for further studies of the neurogenesis of arterial hypertension.
Sommario Al fine di analizzare il fenomeno della normalizzazione della pressione arteriosa dopo ictus cerebrale in pazienti prima ipertesi, abbiamo osservato 107 soggetti con primo ictus ischemico, che erano già precedentemente affetti da ipertensione arteriosa da almeno un anno. Degli 82 (77%) sopravvissuti a tre mesi di follow-up, 44 (54%) hanno mostrato una normalizzazione della pressione arteriosa. L'incidenza di fattori di rischio per malattia cerebrovascolare e disabilità grave non è risultata significativamente diversa nel gruppo degli ipertesi rispetto ai normotesi. Tuttavia la normalizzazione della pressione arteriosa è stata osservata in 34 dei 54 pazienti con ictus carotideo (63%) e solo in 10 dei 28 con ictus vertebrobasilare (36%) (p=0.035). Riteniamo che tali dati offrano uno spunto per ulteriori ricerche sulla genesi neurogena dell'ipertensione arteriosa essenziale.
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12.
The authors describe two cases of sarcomas of the skull following cranial irradiation in patients treated for other neoplasms, acute lymphatic leukemia, and astrocytoma, respectively. The patients (one man and one woman; mean age 24.5 years) developed sarcomas within the irradiated field after a mean latency period of 11.5 years. Histologically, the tumor proved to be a fibrosarcoma. Despite aggressive surgery and other therapy, the survival of the patients was short (10 and 8 months, respectively).The pathological and clinical aspects of this unusual complication are analyzed with reference to 41 cases taken from the world literature.
Sommario Gli autori descrivono 2 casi di sarcoma del cranio successivi a radioterapia per altre patologie neoplastiche. I pazienti (un uomo ed una donna; età media 24,5 anni) hanno sviluppato il tumore entro il campo d'irradiazione dopo un tempo medio di 11.5 anni. Istologicamente, entrambi i tumori erano fibrosarcomi. Nonostante la terapia chirurgica ed altre terapie complementari, i pazienti hanno avuto una breve sopravvivenza (10 ed 8 mesi rispettivamente).Vengono analizzati gli aspetti patologici e clinici di questa complicanza nei 41 casi riportati in letteratura.
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13.
Lenght of stay and hospital costs for cerebrovascular disease admissions depend on several hospital-, patient- and disease-related factors. To determine the incidence of each of these factors we studied 240 admissions for cerebrovascular diseases in a neurology division and in two medical divisions of a highly specialized hospital. Statistical analysis of the data collected from the case records revealed the effect of several factors. Some increased only the length of stay (severe neurological sequels on discharge; stay in general medicine, diagnosis of hemorrhage, arterial hypertension). Others increased investigation costs (length of stay, marital status), and costs were higher in a specialists ward. Length of stay was shorter where the nurse/bed ratio was higher. Old age and male sex were associated with a lower cost of diagnostic procedures.
Sommario La durata della degenza e i costi sostenuti nei ricoveri per malattie cerebrovascolari dipendono da vari fattori relativi a struttura, paziente e patologia. Al fine di evidenziare quale peso abbiano questi singoli fattori abbiamo studiato 240 pazienti ricoverati per malattie cerebrovascolari presso una divisione neurologica e due divisioni mediche di un ospedale altamente specializzato. L'analisi statistica dei dati, raccolti dalle cartelle cliniche, ha dimostrato l'effetto di vari fattori. Alcuni incrementavano solo la durata della degenza (gravi sequele neurologiche alla dimissione, ricovero in Medicina Generale, diagnosi di emorragia, ipertensione arteriosa). altri aumentavano i costi degli esami (durata della degenza, stato civile) ed i costi erano più alti nei ricoveri in reparto specialistico. La durata della degenza era invece più bassa in presenza di un numero maggiore di infermieri per letto. L'età avanzata ed il sesso maschile erano associati alla riduzione dei costi degli esami diagnostici.
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14.
In five patients with initial idiopathic Parkinson disease AEPs (early and late components of auditory evoked potentials), SEPs (somatosensory evoked potentials) and arm ballistic movements (abduction of the humerus) were studied. Experimental sessions were conducted before starting treatment (L-Dopa plus Carbidopa) and at two and six month intervals. Before treatment evoked potential abnormalities were found in four out of five patients; EMG patterns underlying ballistic arm abduction movements were altered in all patients; corresponding prolonged duration of initial movements and low mean velocities were found. After treatment AEP and SEP showed a reduction of previously observed abnormalities and both EMG patterns and kinematic variables consistently improved. It is suggested that the electrophysiological investigations employed in this preliminary study may be a useful tool in clinical and pharmacological researches on Parkinson disease.
Sommario Sono stati studiati in 5 pazienti affetti da sindrome di Parkinson idiopatica iniziale gli AEPs (componenti precoci e tardive), i SEPs ed i movimenti balistici (abduzione dell'omero). Lo studio è stato condotto prima dell'inizio della terapia (L-Dopa+Carbidopa), e due e sei mesi dopo l'inizio della terapia. Anomalie dei potenziali evocati sono state riscontrate prima dell'inizio della terapia in 4 pazienti. I dati elettromiografici relativi ai movimenti balistici di abduzione del braccio erano alterati in tutti i pazienti ed erano caratterizzati da un ritardo nell'inizio del movimento e da una diminuizione della velocità media.Dopo la terapia si è rivelata una riduzione delle anomalie precedentemente riscontrate per gli AEPs ed i SEPs ed anche i patterns EMG e le variabili kinematiche sono apparse notevolmente migliorati. Dall'analisi di questi risulati sembra emergere la possibilità che queste metodiche neurofisiologiche possano essere utilizzate quale mezzo per controllare la progressione della sindrome e l'efficacia di eventuali trials farmacologici.
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15.
Current epidemiologic data on the association between environmental factors and essential tremor (ET) are scanty. In a population-based case-control study we investigated the relationship between some putative risk factors and ET. In the present study, we included all subjects identified during a door-to-door prevalence survey in a Sicilian community, affected by ET, and alive on 1 November 1987 (n=31). Of the 31 prevalent cases of ET, we were able to contact 28 subjects. Twenty-eight controls were randomly selected from the general population and matched to each case for age and sex. Exposure variables were investigated by interviewing the patients and their controls or close relatives, using a structured questionnaire. The odds for habitual alcohol consumption were 0.3, indicating a protective effect. The odds for exposure to agricultural chemicals and domestic animals were 2.5 and 2.7, respectively, suggesting a role as potential risk factors. However, the associations found by us were not statistically significant.
Sommario Un argomento poco considerato dalle indagini di epidemiologia analitica riguarda la possibile influenza di fattori di rischio ambientali sull'eziologia del tremore essenziale. Scopo del presente lavoro è quello di verificare l'esistenza di un'associazione tra possibile fattori di rischio e il tremore essenziale, attraverso uno studio caso controllo su popolazione. In un precedente studio di prevalenza di tipo porta a porta, abbiamo identificato tutti i pazienti affetti da tremore essenziale residenti net comune di Terrasini net giorno di prevalenza, 1 Novembre 1987 (n=31). A 28 di tale pazienti e a un gruppo di controloi di uguale numerosità, selezionati dalla popolazione generate e appaiati per età e sesso net rapporto di 1:1, è stato possibile somministrare un questionario strutturato, per valutare l'esposizione a diverse variabili ambientali. Il rischio per it consumo abituale di alcool è risultato di 0,3, suggerendo un effetto protettivo per tale assunzione; al contrario l'esposizione ad anticrittogamici e il contatto abituale con animali domestici hanno mostrato rispettivamente un rischio di 2,5 e 2,7, valori questi the candiderebbero tali esposizioni come fattori the aumentano il rischio di sviluppare it tremore essenziale. Nessuna di tale associazioni è comunque risultata statisticamente significativa.
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16.
The study covers 30 patients with idiopathic Parkinson disease, 13 men and 17 women, aged betwen 50 and 70, on stabilized L-Dopa and/or bromocriptine, which failed to ensure adequate control of the symptoms, especially tremor. To this regimen was added Bornaprine/placebo in randomized sequence. The patients were tested according to the Webster Rating Scale before, during and after each stage of the treatment. Statistical analysis of the results showed the superiority of Bornaprine over the placebo in reducing tremor (p<0.01) and, to a lesser degree, some other parkinsonian symptoms. No noteworthy side effects were found apart from dryness of the mouth, which was more frequent with Bornaprine.
Sommario Sono stati esaminati 30 pazienti affetti da morbo di Parkinson idiopatico, di cui 13 maschi e 17 femmine, di età compresa tra 50 edi i 70 anni, in terapia stabilizzata con L-Dopa o con Bromocriptina o con entrambe. In tutti i soggetti, questi farmaci non consentivano un adeguato controllo della sintomatologia, con particolare riferimento al tremore. Lasciando invariata la terapia in atto, si è somministrato Bornaprine od und placebo identico, secondo una sequenza randomizzata, in doppio cieco con cross-over. I pazienti sono stati esaminati per mezzo della Webster Rating Scale a tempi predeterminati, prima, durante e dopo ciascuna fase del trattamento con farmaco o con placebo. L'analisi statistica dei risultati ha dimostrato la significativa superiorità del Bornaprine rispetto al placebo nel ridurre il tremore (p<0.01) e, in minor misura, alcuni altri sintomi della serie parkinsoniana. Non si sono rilevati effetti collaterali di rilievo, sia dal punto di vista clinico sia da quello strumentale. L'unica eccezione è rappresentata dalla maggiore incidenza di xerostomia nel corso del trattamento con farmaco attivo rispetto a quello con placebo.
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17.
We retrospectively examined 39 patients with AIDS and central nrvous system toxoplasmosis in order to determine the efficacy and safety of two combinations: pyrimethamine-sulfadiazine and pyrimethamine-clindamycin. The results showed a response rate of 79% for the sulfadiazine association and a high failure rate in the clindamycin group. Side effects with sulfadiazine were slightly more frequent, but with desensitization protocols discontinuation was kept down. The combination of pyrimethamine and sulfadiazine, associated, when necessary, with desensitization schedules, was confirmed to be first choice therapy for cerebral toxoplasmosis in AIDS patients. The role of alternative regimens needs further evaluation.
Sommario Al fine di determinare efficacia e tollerabilità delle associazioni pirimetamina-sulfadiazina e pirimetamina-clindamicina, sono stati studiati retrospettivamente 39 pazienti con AIDS e toxoplasmosi cerebrale. I risultati dimostrano un tasso di risposta del 79% per l'associazione con sulfadiazina, e un'elevata frequenza di insuccessi terapeutici nel gruppo trattato con clindamicina. Gli effetti collaterali in corso di terapia con sulfadiazina sono risultati lievemente più frequenti; l'impiego di protocolli di desensibilizzazione ha comunque consentito di ridurre la necessità di interruzione del trattamento. L'associazione pirimetamina-sulfadiazina si conferma terapia di scelta della toxoplasmosi cerebrale nei pazienti con AIDS, eventualmente in associazione con schemi di trattamento desensibilizzante. Da verificare ulteriormente il ruolo di protocolli terapeutici alternativi.
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18.
The article deals with 6 patients operated on for meningioma many years after they had undergone X-ray therapy because of an epidemic of tinea capitis in their community. One of the patients developed another meningioma 13 years after the operation. A causal connexion between radiation and tumors is supported by the patient linkage and by the similarity of tumor type, site and latency (36.14 ± 7.51 years).
Sommario L'articolo descrive 6 casi di pazienti con meningioma, che anni prima erano stati irradiati al cuoio capelluto a causa di un'epidemia di tinea capitis nell'orfanotrofio dove erano alloggiati. Uno dei pazienti presentò un nuovo meningioma 13 anni dopo il primo intervento. L'associazione fra questi soggetti, la somiglianza del tipo di tumore, della sede e delle latenze (anni 36, 14 ± 7,51) dimostrano un nesso di causalità fra l'irradiazione e l'oncogenesi. Questa osservazione è la prima del suo genere in letteratura.
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19.
After a review of the prognostic factors affecting the short-term outcome of completed stroke, the implications for the design of stroke treatment trials are discussed. These concern stratification variables, patients selection, sample size estimation, length of follow-up, and measures of outcome. Potential variables for stratification are 1) type of stroke (i.e. infarct or hemorrhage), 2) age of the patients, 3) level of consciousness, and 4) preceding hypertension and heart disease.
Sommario Dopo una revisione dei fattori che condizionano la prognosi a breve termine dell'ictus cerebrale, gli autori discutono le principali implicazioni di tali fattori per la progettazione di trials clinici controllati per questa malattia. Tali fattori condizionano la scelta delle variabili di stratificazione, del tipo di pazienti, delle dimensioni del campione, della lunghezza del periodo di follow-up e dei parametri di efficacia. Le variabili da considerare nella stratificazione sono: 1) il tipo di ictus cerebrale (cioè infarto o emorragia), 2) l'età del paziente, 3) il livello di coscienza e 4) la presenza nell'anamnesi di ipertensione arteriosa o di malattie cardiache.
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20.
From a consecutive series of 812 patients at risk of stroke we selected 100 who seemed to be at high risk (excessive stroke risk—ESR) on the following clinical criteria: either multiple reversible ischemic attacks in one carotid territory or multiple (or bilateral) severe stenotic carotid lesions. The patients of the first subgroup received medical therapy and those of the second were referred for surgery. The 100 patients were followed up for 12 months, during which 29 patients had cerebral ischemic events: 17 having stroke and 12 TIA. This study suggests that it is possible to identify beforehand subgroups of ESR patients, thereby facilitating the selection of patients for brain protection and avoiding huge trials of unselected cerebrovascular patients.
Sommario Abbiamo studiato una serie consecutiva di soggetti (812) a rischio di “stroke”; nell'ambito di questa serie abbiano selezionato 100 pazienti che sembravano costituire un sottogruppo ad alto rischio (excessive risk of stroke=ESR). Le caratteristiche di inclusione nel gruppo ESR erano le seguenti: a) attacchi ischemici reversibili multipli in un territorio carotideo; b) lesioni steno-occlusive monolaterali multiple o bilaterali. Il gruppo a) era trattato con terapia medica, il gruppo b) con terapia chirurgica. Tutti i pazienti ESR sono stati seguiti per 12 mesi. Durante il follow-up si sono verificati episodi cerebrovascolari focali in 29 soggetti (17 strokes e 12 ischemie reversibili). Nel gruppo chirurgico gli episodi cerebrovascolari si sono presentati soprattutto nel periodo peri-operatorio (entro la 7a giornata) e solo in pochi casi a distanza di tempo (da 1 a 6 mesi). Nel gruppo medico gli end-points si sono distribuiti durante tutto il periodo di follow-up (12 mesi). Il presente studio suggerisce che è possibile individuare a priori sottogruppi di pazienti a rischio eccessivo di stroke, facilitando l'attuazione di trials clinici di “brain protection”. Infatti, arruolando tali pazienti, è sufficiente condurre lo studio in un numero minore di soggetti piuttosto che non prendendo in esame una popolazione non selezionata, dove la frequenza di nuovi eventi è molto inferiore.
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