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1.
Acute confusional states and agitated delirium are among the most common psychopathologic disorders in the elderly. However, they are rarely reported in the course of infacts in the territory of the posterior cerebral artery. This study involving thirteen patients aged more than 65 years suggests that acute confusional states from posterior cerebral artery infarcts are less rare than usually thought, although the diagnosis may be difficult during the acute phase. The risk factors are no different from those observed for infacts in other cortical areas, suggesting that this syndrome is due to structural damage of the brain rather than the other, usual causes of confusion in the elderly (intoxications, dysmetabolic diseases or dementia). The recognition of acute confusional states from posterior cerebral artery infarcts and its distinction from other causes of confusion is important in elderly patients because of the different diagnostic, prognostic and therapeutic implications involved.
Sommario Gli stati confusionali e deliranti acuti sono tra le manifestazioni psicopatologiche più frequenti nei pazienti anziani. Tuttavia essi sono raramente descritti in corso di infarti nel territorio dell'arteria cerebrale posteriore. Il nostro studio, basato su 13 pazienti di età superiore a 65 anni, suggerisce che stati confusionali o deliranti acuti secondari ad infarti nel territorio dell'arteria cerebrale posteriore in pazienti anziani sono meno rari di quanto generalmente si ritenga, ma la diagnosi clinica quò essere difficile durante la fase acuta. I fattori di rischio non risultano diversi da quelli di altri infarti. indicando che tale sindrome è dovuta al danno strutturale piuttosto che alle altre usuali cause di confusione (intossicazioni, malattie dismetaboliche o demenza). Il riconoscimento degli stati confusionali acuti da infarti della cerebrale posteriore e la loro distinzione da altre cause di confusione in soggetti anziani ha grande importanza a causa delle differenti implicazioni di ordine diagnostico, prognostico e terapeutico.
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2.
BB-CK activity was measured in 11 patients with stroke and in 10 controls. Blood samples were taken 36 hours after the clinical stroke onset in every patient. Sera were stored at −80° and analyzed within two months. The creatine kinase isoenzymatic pattern was determined by ion-exchange column separation and gradient elution system. The mean BB-CK concentration in patients with stroke was significantly higher than in controls (p<0.01). In the group of “stroke” patients we found a correlation between severity of brain damage, as suggested by the clinical picture and CT scans, and serum values of BB-CK.
Sommario Nel presente lavoro sono stati determinati gli isoenzimi della CK, dopo separazione su colonne a scambio ionico e dosaggio cinetico all'U.V., nel siero di 11 pazienti con ictus cerebrale e di 10 soggetti di controllo, non affetti da patologia neurologica. I campioni di sangue venoso sono stati prelevati 36 ore dopo l'inizio della sintomatologia, sono stati congelati a −80° ed analizzati entro 2 mesi. La concentrazione media dell'isoenzima BB della CK nei pazienti con ictus è risultata significativamente più alta che nei controlli (p<0.01). Nel gruppo di pazienti con ictus è stata trovata una correlazione fra la gravità del danno cerebrale, determinato sulla base del quadro clinico e dei reperti tomodensitometrici, e la quantità dell'isoenzima BB nel siero.
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3.
Cerebral blood flow (CBF) was studied at rest by 133-Xenon inhalation method in 15 normal subjects, in 10 patients with cerebral infarction and normal angiograms of major cerebral arteries and in 28 patients with unilateral stenosis-occlusion of the internal carotid artery (ICA), with or without cerebral infarction. All the normals and 20 patients with ICA stenosis-occlusion were tested again after cerebral vasodilatation induced by an intravenous bolus of acetazolamide. At rest the patients with cerebral infarction, irrespective of whether ICa stenosis-occlusion was present or not, showed abnormal side-to-side CBF asymmetry. After cerebral vasodilatation variations in side-to-side asymmetry were shown to depend on the inefficiency of the collaterals and not on the degree of ICA obstruction or on the presence of cerebral infarction. These data indicate that at rest side-to-side CBF distribution is influenced more by the presence of an ischemic zone than by a ICA stenosis-occlusion and that under these circumstances the hemodynamic effect of the vascular stenosis cannot be assessed. After cerebral vasodilatation a subset of patients - irrispective of the degree of ICA obstruction and of whether or not cerebral infarction is present - with true cerebrovascular insufficiency can be isolated.
Sommario Al fine di valutare l'effetto della patologia steno-occlusiva dell'arteria carotide interna (ACI) sulla perfusione cerebrale, è stato studiato il flusso ematico cerebrale mediante inalazione di Xenon 133 in 15 volontari sani, in 10 pazienti con infarto cerebrale e normale quadro angiografico dei tronchi arteriosi sopra aortici e del circolo intracranico ed in 28 pazienti con patologia steno-occlusiva unilaterale dell'ACI, con o senza infarto cerebrale. Tutti i soggetti normali e 20 pazienti con malattia steno-occlusiva sono stati rivalutati dopo vasodilatazione cerebrale ottenuta tramite somministrazione di Acetazolamide per via venosa. In condizioni basali i pazienti con infarto cerebrale hanno presentato elevate asimmetrie di perfusione interemisferica indipendentemente dalla presenza di alterazioni a carico dell'ACI. Dopo vasodilatazione l'aumento di asimmetria è risultato dipendente dalla inefficienza dei circoli collaterali e non dal grado di stenosi della carotide interna o dalla presenza di infarto cerebrale. Questi dati indicano che l'effetto emodinamico di una stenosi vascolare non può essere valutato in condizioni di riposo e che dopo vasodilatazione cerebrale si può individuare un sottogruppo di pazienti che, indipendentemente dal grado di stenosi vascolare e dalla presenza di infarto cerebrale, soffrono di reale insufficienza cerebrovascolare.
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4.
We compared two groups of patients with idiopathic epilepsy, 41 patients whose seizure frequency was not controlled by adequate therapy and 39 patients in good seizure control, in respect of hematology, kidney and liver function tests, serum IgG, IgA and IgM concentrations and drug concentrations. The only difference that emerged were in the serum immunoglobulins, which were raised in the drug refractory group, significantly (p<0.01) so in the case of IgG. Failure of seizure control did not depend on inadequacy of drug dose or of blood concentration. Although the serum Ig changes do not warrant the assumption of an immunological origin for drug resistance, they do suggest a useful research line.
Sommario La determinazione delle concentrazioni ematiche di farmaci antiepilettici ha permesso di ottenere il controllo delle crisi nella maggior parte dei pazienti. Ciò nonostante, nel 30% dei pazienti non si hanno risultati soddisfacenti. Sono state perciò studiate le possibili alterazioni biochimiche o farmacologiche che potrebbero essere alla base della mancata risposta alla terapia. Sono stati confrontati due gruppi di pazienti affetti da epilessia idiopatica: in 41 la frequenza delle crisi in tre anni non era cambiata nonostante una terapia adeguata (pazienti resistenti) mentre in 39 pazienti si aveva un buon controllo delle crisi. Sono stati eseguiti i seguenti esami: ematologici, tests di funzionalità epatica e renale, concentrazione serica della IgG, IgA e IgM. La concentrazione ematica dei farmaci è stata determinata con una tecnica immunochimica (EMIT). Nel caso di pazienti in cura con Carbamazepina, la valutazione dei livelli di farmaco libero e totale nel siero, è stata eseguita in cromatografia liquida. determinando anche la concentrazione della Carbamazepina 10, 11 epossido. è stato notato che, per la maggior parte dei farmaci, non c'è differenza nella % di pazienti in range terapeutico tra i pazienti resistenti e i controlli: i livelli plasmatici di Fenobarbital sono maggiori del range terapeutico nel 25% dei resistenti e nel 15% dei controlli; i livelli plasmatici di Difenilidantoina sono nel range terapeutico nell' 16.7% dei resistenti e nel 50% dei controlli. La concentrazione delle immunoglobuline seriche è più alta nei pazienti resistenti e, in particolare, l'aumento delle IgG risulta statisticamente significativo (p<0.01). La mancata riduzione delle crisi nei nostri pazienti non è dovuta ad un inadeguato approccio terapeutico o ad una inadeguata concentrazione ematica dei farmaci; tuttavia l'alterazione osservata nella concentrazione serica delle IgG nei pazienti resistenti non è sufficiente per sostenere la causa della resistenza al farmaco su base immunologica.
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5.
Hallucinations in parkinson disease: Neuropsychological study   总被引:3,自引:0,他引:3  
Hallucinations occur fairly frequently in the course of the pharmacological treatment of Parkinson disease. Our aim in this study was to assess first the relation between hallucinations and mental deterioration and second the correlation between the perception disorder and the profile on the Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI). Of 304 parkinsonian subjects followed as outpatients at our center 27 (8.88%) had had hallucinations and 17 of these presented marked cognitive deficits (Mini Mental State <18) (62.9%) compared with 32 of the other 277 patients (11.5%) (X2=55.16, p<0.0001). A group of 9 patients who had had hallucinations and 10 controls who had not, all free from marked cognitive deficits, were assessed on the Luria-Nebraska Neuropsychological Battery (LNNB) and on the MMPI. The two groups did not differ significantly in respect of the LNNB but did in respect of the MMPI scales. On this evidence the frequency of mental deterioration is significantly higher in patients who have hallucinated. We discuss the meaning of the MMPI differences both from the biochemical angle and from that of personality factors. These data suggest that the MMPI might be useful for predicting hallucinations in undeteriorated parkinsonian patients on pharmacological therapy.
Sommario I fenomeni allucinatori rappresentano un evento piuttosto frequente nel corso del trattamento farmacologico del Morbo di Parkinson. Scopo di questo studio è stato quello di valutare i rapporti esistenti tra allucinazioni e deterioramento mentale e quindi le correlazioni fra tali fenomeni dispercettivi e le caratteristiche del profilo al test MMPI. In una popolazione di 304 pazienti ambulatoriali affetti da Morbo di Parkinson, seguiti presso il nostro centro, fenomeni allucinatori si erano verificati in 27 soggetti (8,88%). Deficits cognitivi rilevanti (Mini Mental State <18) erano presenti nei 17 dei 27 pazienti con pregresse allucinazioni (62,9%) e nell' 11,5% dei pazienti del resto della popolazione (32 casi su 277) (X2=55.16, p<0.0001). Un gruppo di 9 paz. con pregresse allucinazioni e di 10 paz. di controllo senza allucinazioni, tutti privi di deficits cognitivi rilevanti, sono inoltre stati valutati mediante una batteria di tests neuropsicologici (Luria-Nebraska Neuropsychological Battery) (LNNB) ed un test di personalità (Minnesota Multiphasic Personality Inventory) (MMPI). A fronte di performances cognitive che non differivano significativamente fra i 2 gruppi, si sono registrate differenze significative nel profilo alle scale del MMPI. Da questo studio emerge una prevalenza di deterioramento mentale significativamente più elevata nei pazienti con allucinazioni pregresse. Inoltre viene discusso il significato delle differenze al MMPI sia dal punto di vista biochimico che da quello dei fattori di personalità. Questi dati suggeriscono infine il possibile uso del MMPI nei paz. parkinsoniani non deteriorati, come mezzo predittivo di insorgenza di allucinazioni in corso di terapia farmacologica.
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6.
Cerebral blood flow (CBF) and cerebral plasma volume (CPV) were measured under steady-state hyperglycemic conditions in the hemispheres and brainstem-cerebellum of conscious rats. There groups of hyperglycemic animals each having a different level of plasma glucose concentration, 25,33.3, 44.4 mmol/l, and a normoglycemic control group were studied. CBF was not affected at the hyperglycemic levels of 25 and 33.3 mmol/l. Mean hemispheric and brainstem-cerebellum CBF values appeared lower than in controls at the highest glycemic level althoug the differences were not statistically significant. CPV was found to be unchanged at the hyperglycemic level of 25 mmol/l, while it was found to be increased in the hemispheres of the animals whose plasma glucose concentration had been elevated to 33.3 and 44.4 mmol/l. The results of the study do not support the claim that hyperglycemia may enhance ischemic brain injury by reducing CBF.
Sommario Il flusso ematico cerebrale (CBF) e il volume plasmatico cerebrale (CPV) sono stati misurati in corso di iperglicemia costante negli emisferi e nel tronco-cervelletto di ratti. Sono stati studiati tre gruppi di ratti, ciascuno con un diverso livello glicemico, 25, 33.3, 44.4 mml/L e un gruppo normoglicemico di controlo (8–9 ml/L). CBF è risultato immodificato ai livelli iperglicemici di 25 e 33.3 mml/L. Al livello iperglicemico più alto, i valori medi emisferici e del tronco-cervelletto sono risultati più bassi che nel controllo, benché le differenze non fossero statisticamente significative. CPV è stato trovato immodificato alla iperglicemia di 25 mml/L, mentre era aumentato ai livelli di 33.3 e 44.4 mml/L. I risultati dello studio non sono consistenti coll'ipotesi che l'iperglicemia favorisca il danno ischemico attraverso una riduzione del CBF.
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7.
Stroke is one of the most frequent causes of acute symptomatic status epilepticus. The aim of this study was to investigate the electroclinical features of status epilepticus in acute ischemic stroke.Nine consecutively admitted patients with status epilepticus during ischemic stroke were examined: five of them had convulsive unilateral or generalized status epilepticus for from 24 hours to 9 days after a large hemispheric infarction, always associated with EEG epileptiform abnormalities; the remaining four had focal motor status epilepticus during the first 24 hours after a small cortical or subcortical infarction, and showed no clear EEG changes. Status epilepticus in acute ischemic stroke may have two distinct electroclinical patterns of different prognostic significance.
Sommario L'infarto cerebrale rappresenta una delle cause più frequenti dello stato di male epilettico sintomatico. Nel nostro studio abbiamo analizzato le caratteristische elettrocliniche dello stato epilettico in pazienti con ictus ischemico cerebrale.Abbiamo studiato nove pazienti con stato epilettico in corso di ictus ischemico. Dei quali, cinque hanno resentato uno stato epilettico convulsivo generalizzato, esordito in un intervallo di tempo compreso tra 24 ore 3 9 giorni dalla comparsa di un vasto infarto cerebrale. Dal punto di vista elettroencefalografico, erano sempre presenti anomalie epilettiformi. Quattro pazienti hanno presentato uno stato di male parziale motorio, esordito 24 ore dopo un infarto corticale o sttocorticale di modeste dimensioni. In questo case le manifestazioni cliniche non erano associate ad evidenti anomalie elettroencefalografiche.Sulla base della nostra osservazione riteniamo che lo stato di male epilettico in corso di ictus ischemico sia caratterizzato da due tipi di pattern elettroclinici con decorso e significato prognostico differenti.
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8.
20 children with severe cerebral palsy and history of urinary incontinence and recurrent urinary infection underwent radio- and neuro-urologic evaluation. Vesico-ureteral reflux was found in 7 patients. In 9, who had presented episodes of urine sub-retention, a urodynamic study demonstrated detrusor muscle hyperreflexia in all, deficit of vesicourethral sensation in 5 and detrusor-sphincter dyssynergia in 2. These functional findings are compatible with an upper motor neuron lesion, and may be the cause of episodes of altered bladder emptying, and consequently, urinary infection.
Sommario Allo scopo di valutare la presenza di disfunzione vescico-uretrale nei bambini affetti da grave paralisi cerebrale infantile, nella cui anamnesi sono documentate incontinenza urinaria e infezione urinaria recidivante, 20 pazienti sono stati sottoposti ad una valutazione radio e neuro-urologica. Reflusso vescico-ureterale era presente in 7 pazienti. In 9, che avevano presentato episodi di subritenzione urinaria, è stato eseguito uno studio urodinamico che ha evidenziato iperreflessia detrusoriale in tutti, deficit delle sensibilità vescico-uretrale in 5 e dissinergia sfintero-detrusoriale in 2. Tali reperti funzionali sono compatibili con un danno a livello del 1° motoneurone e possono essere causa degli episodi di alterato svuotamento vescicale e quindi di infezione urinaria.
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9.
Computerized tomography was performed in 31 patients presenting clinical signs of cerebellar degeneration. CT abnormalities consistent with cerebellar atrophy were found in all cases but one. Specific patterns of abnormality were found in olivo-ponto-cerebellar degeneration and in alcoholic atrophy. The CT findings in spino-cerebellar degeneration were varied, ranging from severe diffuse cerebellar atrophy to normality, possibly according to age and duration of symptoms.
Sommario 31 pazienti con segni clinici di un processo degenerativo cerebellare sono stati sottoposti a tomografia computerizzata. In tutti i casi eccetto uno sono state ravvisate alterazioni tomodensitometriche compatibili con la diagnosi di atrofia cerebellare. Specifici pattern di alterazioni sono stati riscontrati nell'atrofia olivo-ponto-cerebellare e nell'atrofia cerebellare degli alcolisti cronici. I rilievi tomodensitometrici nei soggetti con degenerazione spinocerebellare non sono stati omogenei, variando da un quadro di atrofia cerebellare diffusa di marcata entità ad un quadro di normalità, e sono apparsi in probabile correlazione con l'età dei pazienti e la durata della sintomatologia.
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10.
26 patients with ataxic hemiparesis syndrome (AHS), due to acute ischemic cerebrovascular disease, have been submitted to clinical and electrophysiological evaluation, in order to assess the frequency of sensory disturbances in this condition. Sensory impairment were present in 78% and SEP abnormalities in 54% of the patients, while they were entirely absent in 23% of them. Lesions responsible for AHS, detected by CT scan, were mainly located in the thalamus, capsula interna, subcortical white matter, centro parietal cortex; sensory and SEP changes were more frequent in gross infarct involving the cortex and in smaller infarcts involving the thalamus, less frequent in the lacunar infarcts of the capsula interna and subcortical white matter, relatively rare in patients with CT scan without hypodense lesions. Although a statokinesthesic defect and/or major SEP abnormalities were often present (38% of patients), our findings do not support the view that they are involved in the pathogenesis of the ataxia, which may rather be attributed to a derangement of cerebro-cerebellar and cerebello-cerebral connections.
Sommario 36 pazienti che presentavano una sindrome di Emiparesi Atassica (EA) sono stati studiati sotto il profilo clinico ed elettrofisiologico al fine di stabilire la frequenza dei disturbi sensitivi nel quadro in esame. Disturbi sensitivi e alterazione dei PES furono riscontrati rispettivamente nel 73% e nel 54% dei soggetti. Le lesioni responsabili della EA, documentate dalla TAC, risultavano localizzate nel talamo, nella capsula interna, nella sostanza bianca sottocorticale, nella corteccia centro-parietale. I disturbi sensitivi e le alterazioni dei PES erano più frequenti nei vasti infarti ad interessamento corticale e nei piccoli infarti talamici, meno frequenti negli infarti lacunari della capsula interna e della sostanza bianca, relativamente rari nei casi a TAC negativa per lesioni focali. Benché disturbi della sensibilità statochinestesica e/o alterazioni dei PES siano stati rilevati nel 38% dei soggetti studiati, gli AA. sono propensi a ritenere che la EA sia più provatamente ascrivibile ad interessamento delle connessioni cortico-cerebellari e cerebello-corticali.
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11.
    
To evaluate cognitive impairment in the early stages of HIV infection in intravenous drug users (IVDUs) we have studied 39 consecutive HIV-infected subjects (CDC stage II–III) whose only known risk factor for the infection was intravenous heroin addiction. The control group was represented by 30 seronegative IVDUs. All subjects were tested with an extensive neuropsychological battery assessing general intellectual abilities and single cognitive functions. The patients differed from controls only for tests of attention and visual-motor abilities: 20% of asymptomatic seronegative and PGL patients showed alterations in two or more cognitive tests, as opposed to 3% of controls (p<0.001). Our findings suggest that cognitive deficits seem to be present in a substantial percentage of IVDUs with asymptomatic HIV infection. Cognitive damage at this stage seems to selectively involve attention and visual-motor abilities, sparing general intellectual performances.
Sommario Allo scopo di valutare la presenza di una compromissione cognitiva in soggetti tossicodipendenti sieropositivi per l'infezione da HIV, asintomatici, abbiamo studiato 39 pazienti (stadio II e III CDC) che avevano quale unico fattore di rischio l'assunzione di eroina endovenosa. Come gruppo di controllo sono stati studiati 30 soggetti tossicodipendenti privi di infezione da HIV. Tutti sono stati sottoposti ad una valutazione neuropsicologica mediante una batteria testistica rivolta allo studio delle abilità intellettive globali e delle singole funzioni cognitive. Si sono riscontrate differenze statisticamente significative fra pazienti e controlli nei tests di attenzione e di abilità visuo-motoria; il 20% dei sieropositivi asintomatici e con PGL ha mostrato alterazioni in 2 o più test cognitivi rispetto al 3% dei controlli (p<0.001). I nostri risultati mostrano la presenza di deficit cognitivi in una percentuale significativa di pazienti tossicodipendenti da eroina in fase asintomatica di infezione. Il deficit appare selettivo per la funzione attentiva e le capacità visuo-motorie risparmiando le capacità intellettive globali.
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12.
Transient global amnesia (TGA) has been defined as the presence of an impairment of short-term memory, retrograde amnesia and repetitive queries, without any other neurological signs or symptoms. The precise pathophysiology of TGA is unclear, although thromboembolic, epileptic, migrainous and metabolic mechanisms have been suggested. We have studied the clinical, biohumoral, electroencephalographic and neuro-imaging data relating to 25 patients with TGA, and found a prevalence of hypertension and hypercholesterolemia. We also found a higher incidence of electrical changes in the patients whose TGA was of shorter duration, whereas brain CT scans revealed ischemic lesions more frequently in the patients with TGA of longer duration. Our findings seem to confirm the hypothesis that TGA is a heterogenous clinical syndrome consisting of pure and ischemic forms.
Sommario L'amnesia globale transitoria (TGA) è caratterizzata dall'insorgenza improvvisa di incapacità a memorizzare, amnesia retrograda, ripetitività delle domande, in assenza di altri segñi o sintomi neurologici. La fisiopatologia dell'anmesia globale transitoria è incerta; sono stati proposti meccanismi tromboembolici, epilettici e metabolici.Abbiamo studiato 25 pazienti affetti da TGA nei quali sono state praticate le indagini cliniche, laboratoristiche, strumentali di base, E.E.G., TC, cerebrale, ecodoppler dei tronchi sovraaortici. E stata dimostrata una maggiore incidenza di ipertensione arteriosa e di ipercolesterolemia.Inoltre abbiamo riscontrato una maggiore frequenza di alterazioni elettroencefalografiche nei pazienti con TGA di minore durata. Viceversa le lesioni ischemiche riscontrate alla TC cerebrale sono risultate più frequenti nei pazienti con TGA di maggiore durata. Questi dati, sebbene statisticamente non significativi, sembrano confermare l'ipotesi che la TGA sia una sindrome eterogenea, comprensiva di una forma pura, e una forma ischemica.
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13.
26 patients admitted with clinical pictures consistent with meso-dienephalic infarction were studied using computerized axial tomography, magnetic resonance imaging and angiography. All of the patients presented symptoms in two of three major categories which comprise the “top of the basilar” syndrome. Lesions in the territory of the basilar-communicating artery were demonstrated in 22 of them. The remaining patients died before adequate neuroimaging documentation was obtained. Overall prognosis appeared relatively good since 80% of the patients recovered completely or incompletely from the ictus. Meso-diencephalic infarction is a very important and not uncommon subtype of cerebrovascular disorder.
Sommario Vengono descritti 26 pazienti affetti da infarto meso-diencefalico. Tutti sono stati studiati con Tomografia Assiale, Risonanza Magnetica e Angiografia. In 22 pazienti sono stati dimostrati infarti nel territorio della arteria basilare. La prognosi è stata buona nella maggioranza dei casi con guarigione parziale o completa nell’ 80%. L’infarto meso-diencefalico è meno raro di quanto si pensava.
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14.
Attention has focused on naloxone, an opiate receptor antagonist, because of its potential benefit in reversing neurological damage after acute cerebral ischemia. To evaluate the safety and possible efficacy of high-dose naloxone in ischemic stroke patients we planned a double blind pilot study. Between January 1989 and May 1990 24 patients were randomly assigned to the naloxone or placebo group according to age and neurological deficit. Naloxone was given in a loading dose of 5 mg/kg over 10 minutes followed by a 24-hour infusion at the rate of 3.5mg/kg/h. 10 patients experienced minor side effects but none of them had to discontinue the treatment. 9 patients improved: 6 in the naloxone group and 3 in the placebo group, but no significant difference was found using the non parametric Mann-Whitney test. Our study suggests that naloxone is safe at the dose used, but the results do not support the planning of similar trials on a larger scale.
Sommario è stata posta grande attenzione sul Naloxone, un antagonista dei recettori degli oppiacei, e sulla sua potenziale utilità nel far regredire il danno neurologico dopo un'ischemia cerebrale acuta. Per valuatare la sicurezza e la possibile efficacia di alte dosi di naloxone nei pazienti con ictus ischemico, abbiamo programmato uno studio pilota in doppio cieco. Dal gennaio 1989 al maggio 1990 ventiquattro pazienti sono stati assegnati casualmente al gruppo Naloxone o a quello Placebo secondo l'età e il deficit neurologico. Il naloxone venne somministrato in una dose di carico di 5 mg/kg in 10 minuti seguita da un 'infusione di 24 ore (3.5 mg/kg/h). Dieci pazienti ebbero effetti collaterali minori ma nessuno di essi dovette interrompere il trattamento. Nove pazienti migliorarono: sei nel gruppo Naloxone e tre nel gruppo placebo, ma non fu trovata alcuna differenza significativa usando il test non parametrico di Mann-Whitney. Il nostro studio suggerisce che il naloxone è sicuro alla dose usata, ma i risultati non giustificano la pianificazione di trials più grandi con le stesse caratteristiche.
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15.
Thirtysix long-term survivors following the treatment of a malignant supratentorial brain tumor were examined for cognitive functions and global level of autonomy. Eighteen patients were symptom-free (SF) and 18 had clinical and neuroradiological recurrence (RE). The control group included 30 healthy subjects. All subjects underwent a neuropsychological battery for general and specific cognitive functions. The level of autonomy was assessed by means of the Karnofsky Performance Scale (KPS) for oncological patients. SF patients showed less impairment than RE patients both at the tests, as well as on the KPS. The cognitive deficits were subclinical in most SF patients, the tests for attention, memory and word fluency being the most sensitive in detecting subtle dysfunctions. The association between tumor location and specific cognitive deficits was inconstant in both patient groups. The results suggest that even subtle cognitive deficits can prevent SF long-term survivors from returning to premorbid autonomy and occupations, and that neuropsychological tests may be used as complementary routine indicators of their quality of life. Furthermore, our data show that, in selected patients, combined treatments and therapeutic insistence do not necessarily have the same deleterious effects.
Sommario Trentasei pazienti, lungosopravviventi dopo il trattamento per un tumore sopratentoriale maligno, sono stati sottoposti ad und valutazione delle funzioni cognitive e del livello globale di autonomia. Diciotto pazienti erano asintomatici e 18 presentavano recidiva clinica e radiologica. Come gruppo di controllo sono stati esaminati 30 soggetti sani. Tutti i soggetti sono stati sottoposti ad una batteria neuropsicologica per la valutazione di funzioni cognitive generali e specifiche. Il livello di autonomia è stato definito mediante la scala di Karnofsky per pazienti oncologici. I pazienti asintomatici hanno mostrato una minore compromissione sia delle funzioni cognitive che del livello di autonomia rispetto a quelli con recidiva. I deficit cognitivi sono risultati modesti nella maggior parte dei pazienti asintomatici ed i test di attenzione, fluenza verbale e memoria sono apparsi i più sensibili nel rilievo di disfunzioni subcliniche. L'associazione tra sede del tumore e deficit cognitivi specifici è risultata incostante in entrambi i gruppi di pazienti. I risultati suggeriscono che deficit cognitivi anche lievi possono impedire il completo recupero dell'autonomia e delle attività premorbose nei lungosopravviventi asintomatici e che i test neuropsicologici possono fornire indici complementari nella valutazione routinaria della qualità di vita. I nostri dati inoltre mostrano che, in pazienti selezionati, l'insistenza terapeutica non induce necessariamente effetti deleteri.
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16.
We retrospectively examined 39 patients with AIDS and central nrvous system toxoplasmosis in order to determine the efficacy and safety of two combinations: pyrimethamine-sulfadiazine and pyrimethamine-clindamycin. The results showed a response rate of 79% for the sulfadiazine association and a high failure rate in the clindamycin group. Side effects with sulfadiazine were slightly more frequent, but with desensitization protocols discontinuation was kept down. The combination of pyrimethamine and sulfadiazine, associated, when necessary, with desensitization schedules, was confirmed to be first choice therapy for cerebral toxoplasmosis in AIDS patients. The role of alternative regimens needs further evaluation.
Sommario Al fine di determinare efficacia e tollerabilità delle associazioni pirimetamina-sulfadiazina e pirimetamina-clindamicina, sono stati studiati retrospettivamente 39 pazienti con AIDS e toxoplasmosi cerebrale. I risultati dimostrano un tasso di risposta del 79% per l'associazione con sulfadiazina, e un'elevata frequenza di insuccessi terapeutici nel gruppo trattato con clindamicina. Gli effetti collaterali in corso di terapia con sulfadiazina sono risultati lievemente più frequenti; l'impiego di protocolli di desensibilizzazione ha comunque consentito di ridurre la necessità di interruzione del trattamento. L'associazione pirimetamina-sulfadiazina si conferma terapia di scelta della toxoplasmosi cerebrale nei pazienti con AIDS, eventualmente in associazione con schemi di trattamento desensibilizzante. Da verificare ulteriormente il ruolo di protocolli terapeutici alternativi.
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17.
56 cerebral ischemia patients up to the age of 40 were investigated using a strict clinical and instrumental protocol in order to elicit the relative importance of the various iatrogenic factors involved. In addition to atherosclerosis risk factors (smoking, hypertension, ischemic heart disease, diabetes, dyslipidemia) other possible causes of cerebral ischemia were sought (arteritis, migraine, head injury, oral contraceptives, coagulation disorders, cardiogenic embolism, etc.). 50% of the patients examined had at least two atherosclerosis risk factors and 55% had other causes singly or in association with atherosclerosis.
Sommario Cinquantasei pazienti affetti da ischemia cerebrale di età uguale od inferiore ai 40 anni, sono stati seguiti con un rigido protocollo clinico e strumentale, allo scopo di chiarire l'importanza relativa dei diversi fattori patogenetici. Oltre ai fattori di rischio per malattia aterosclerotica (fumo, ipertensione, cardiopatia ischemia, diabete, dislipidemia) sono state ricercate altre possibili cause di ischemia cerebrale (arteriti, emicrania, trauma cranico, terapia estroprogestinica, disturbi della coagulazione, fattori embolici cardiogeni, ecc.). è risultato che il 50· dei pazienti esaminati presenta almeno due fattori di rischio per aterosclerosi e che nel 55· dei pazienti erano presenti altre cause di ischemia cerebrale da sole o in associazione con l'aterosclerosi.
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18.
7 patients with relapsing-remitting multiple sclerosis (MS) were subjected to an intensive course of intravenous (I.V.) cyclophosphamide (CY) therapy. All patients received induction therapy with 11 daily doses of 300 mg/m2 and then a single dose every six months for three years. After one year of follow-up all patients showed a decrease in relapse rate (0.57.57); in the two subsequent years of follow-up 2 patients showed a mild worsening while the others were clinically stable. As suggested by others, our results indicate that I.V. CY therapy may influence the clinical course of relapsing-remitting MS.
Sommario Sette pazienti affetti da Sclerosi Multipla di tipo remittente sono stati sottoposti a terapia immunosoppressiva con ciclofosfamide. Il trattamento consisteva di un ciclo di induzione con dosi di 300 mg/m2 di ciclofosfamide e.v. somminsstrate giornalmente per 11 giorni e di successive singole dosi di mantenimento di 300 mg/m2 somministrate ogni 6 mesi per un periodo di 3 anni. Non sono stati osservati gravi effetti collaterali durante lo studio. Dopo il primo anno di trattamento tutti i pazienti hanno mostrato miglioramento nella frequenza di ricaduta; nei due anni successivi 4 pazienti sono rimasti stabili mentre gli altri hanno mostrato un nuovo peggioramento. Come indicato da altri Autori, i risultati dello studio indicano che la terapia immunosoppressiva con ciclofosfamide ad alte dosi non presenta gravi effetti collaterali e può modificare il decorso della Sclerosi Multipla di tipo remittente.
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19.
The occurrence of long lasting focal neurological deficit as a complication of migraine is well known. A high incidence of C.T. scan abnormalities have been seen in subjects affected by severe complicated migraine; in some cases such lesions had the aspect of cerebral infarction. In this report we will relate case of a 29 year old woman with complicated migraine and multifocal suffering within the area of the hind brain circulation. The hypodense area we found with C.T. in the left cerebellar hemishpere and the reversibility of this lesion could support the hypothesis of focal edema in our case.
Sommario L'instaurarsi di un deficit neurologico focale come complicanza dell'emicrania è evento ben conosciuto. Un'alta incidenza di C.T. anormali è stata vista nei pazienti affetti da una emicrania complicata grave. In alcuni casi la lesione ha assunto l'aspetto di un infarto cerebrale. Nel nostro studio riferiamo di donna di 20 a. con emicrania complicata e sofferenza multifocale nell'area del circolo cerebrale posteriore. L'area ipodensa da noi trovata con la TAC nell'emisfero cerebellare sn. e la reversibilità della lesione potrebbe avvalorare l'ipotesi di un'edema focale.
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20.
This appears to be the first report of cluster-like headache secondary to posttraumatic subdural hematoma. A 39 year old man consulted us for cluster-like headache on the right side following an injury to the right frontotemporal region some 45 days before. A CT scan revealed a chronic subdural hematoma in the right frontotemporal region. We discuss the possibile relationship between the head injury and the headache and sugĝest the value of CT scanning in patients with cluster headache.
Sommario Per quanto noto, una cefalea a grappolo non è mai stata riportata come secondaria ad ematoma sottodurale post-traumatico. Un uomo di 39 anni giungeva alla nostra osservazione con una sintomatologia tipo “cluster headache” a destra, a seguito di una trauma cranico in regione fronto-temporale dx, che avveniva circa 45 giorni prima della nostra osservazione. Una TAC cerebrale dimostrava la presenza di un ematoma cronico sottodurale fronto-temporale dx. Le correlazioni tra trauma cranico e cefalea a grappolo sono discusse, in rapporto all'utilità di eseguire una TAC cerebrale nei pazienti con cefalea a grappolo.
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