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1.
In six Centers belonging to the Italian Movement Disorder Study Group, the efficacy of botulinum toxin treatment was evaluated in an open collaborative study in 251 patients with focal dystonia and hemifacial spasm. The percentage of functional improvement ranged from 66% to 81% in patients with blepharospasm, from 40% to 51% in patients with spasmodic torticollis and from 73% to 81% in those with hemifacial spasm. Good results were also obtained in patients with oromandibular dystonia, laryngeal dystonia and writer's cramp. Side effects were mild and transient. Local botulinum toxin injection is the first choice symptomatic treatment in focal dystonia and hemifacial spasm.
Sommario In 6 centri facenti parte del Gruppo Italiano per lo Studio dei Disturbi del Movimento è stata valutata l'efficacia della somministrazione di tossina botulinica A in 251 pazienti affetti da distonia focale e da spasmo del facciale. Nei pazienti con blefarospasmo, la percentuale media di miglioramento osservata è compresa tra il 66 e l'81%, mentre nei pazienti con torcicollo varia tra il 40% e il 51%. Nei pazienti affetti da spasmo del facciale la percentuale media di miglioramento è compresa tra il 73% e l'81%. Buoni risultati sono stati ottenuti anche nella terapia di distonie focali meno frequenti, come la distonia oromandibolare e laringea e il crampo dello scrivano. Gli effetti collaterali osservati sono risultati generalmente lievi, locali e transitori. Lo studio conferma quindi l'utilità della tossina botulinica nella terapia sintomatica delle distonie focali e nello spasmo del facciale.
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2.
After introducing the problem of blepharospasm, we report our experience on treatment with purified botulinum A toxin in 16 cases of blepharospasm, symptomatic in two and essential in 14, than had not responded to drugs. The changes in intensity and frequency of spasm after treatment were evaluated on a clinical scale and by review of videotapes. The beneficial effect appeared within a week in most patients, lasting from 6 to 28 weeks (mean 13), and reached the maximum at the third-seventh week. Mild spasms and female patients responded better. Repeated injections were followed by better response to the drug. Complications, exclusively local, were represented by transient corneal exposure, ptosis, lacrimation or diplopia.
Sommario Dopo una breve introduzione sul problema del blefarospasmo, gli autori riportano la loro esperienza nel trattamento con tossina botulinica purificata di 16 casi di questo disturbo, sintomatico in due ed essenziale in quattordici. Le modificazioni di intensità e di frequenza degli spasmi palpebrali sono state valutate su una scala clinica e con la revisione delle videoregistrazioni effettuate prima del trattamento e a distanza di unodue mesi. La maggior parte dei pazienti ha riportato un miglioramento dopo 3–10 giorni dalla inoculazione. Tale miglioramento ha avuto una durata variabile da 6 a 28 settimane, con una media di 13, ed un massimo tra la 3a e la 7a settimana. Gli spasmi moderati ed i soggetti di sesso femminile hanno avuto una risposta migliore. La ripetizione delle somministrazioni della tossina si è accompagnata ad un miglioramento più marcato della sintomatologia. Le complicazioni del trattamento, unicamente locali, sono consistite in insufficiente chiusura della rima palpebrale, lacrimazione, ptosi e diplopia transitori.
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3.
Botulinum-A toxin (botAtox) was used in the treatment of blepharospasm (BS), idiopathic hemifacial spasm (HFS), idiopathic spasmodic torticollis (ST) and apraxia of eyelid opening (AEO). The injection of 7.5–30 U botAtox per eye spread over 3 or 4 sites in the palpebral part of orbicularis palpebrae (OP) reduced palpebral spasm in 12/13 cases of BS and in 7/8 cases of HFS. The effect lasted for 14.5 weeks on average (range 4–30 weeks). Palpebral ptosis (lasting 1–3 weeks) was the most frequent side effect (16/107 eyes treated) but was not related to dose of botAtox or number of inoculation sites. Injection of 60–160 U botAtox into the sternocleidomastoid, trapezius and splenius capitis muscles reduced ST objectively in 1/4 patients for about 4 weeks. In the other patients the reduction or abolition of the hypertrophy of the previous hyperactive muscles was accompanied by persistence or rearrangement of the dystonia pattern, suggesting a change in the pattern of activity of the neck muscles after botAtox. 5 U botAtox per eye spread over 4 sites in the OP significantly reduced the frequency of the episodes of involuntary eyelid closure in 2 patients with AEO but not BS. The therapeutic effect lasted for 7 months after the first treatment and for 8 months after the second in a 46 year old woman with a 6 month history while the second patient (72 year old parkinsonian) has now completed her 3rd month of treatment.
Sommario La tossina botulinica di tipo A (botAtox) è stata utilizzata nel trattamento di blefarospasmo (BS), emispasmo facciale idiopatico (HFS), torcicollo spasmodico idiopatico (ST) e aprassia dell'apertura delle palpebre (A-EO). L'iniezione di 7.5–30 U di botAtox per occhio, suddivise in 3 o 4 punti negli orbicolari delle palpebre (OP) riduceva gli spasmi palpebrali in 12/13 casi di BS e in 7/8 casi di HFS. L'effetto persisteva per 14.5 settimane in media (range 4–30 settimane). Ptosi palpebrale (durata 1–3 settimane) è stato l'effetto collaterale di più frequente riscontro (16/107 occhi trattati) ma non era influenzata dalla dose di botAtox o dal numero dei punti di inoculo. L'iniezione di 60–160 U di botAtox nei muscoli sternocleidomastoideo, trapezio e splenio della testa riduceva obiettivamente il ST in 1/4 pazienti per circa 4 mesi. Negli altri pazienti, la riduzione o l'abolizione dell'ipertrofia dei muscoli prima iperattivi si accompagnava a persistenza o modificazione della sintomatologia distonica, suggerendo una modificazione del pattern di attività della muscolatura cervicale dopo botAtox. Cinque U di botAtox per occhio suddivise in 4 punti negli OP riducevano significativamente la frequenza degli episodi di chiusura involontaria delle palpebre in due pazienti affette de AEO non associata a BS. L'effetto terapeutico si manteneva per 7 mesi dopo il primo trattamento e 8 mesi dopo il secondo in una donna di 46 anni con 6 mesi di storia mentre la seconda paziente (Parkinsoniana di 72 anni) ha finora completato il 3° mese di trattamento.
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4.
The natural history and response to different treatments were assessed in 31 consecutive patients with blepharospasm (BS) and/or oromandibular dystonia (OMD). The mean age at onset was 52.4 years and there was a female preponderance of 2.5 to 1. Ocular symptoms preceded the onset of blepharospasm in more than 50% of the affected patients, whereas psychiatric and dental problems prior to the onset of focal dystonia were found in 10% and 13% of the cases respectively. Dystonia elsewhere, mainly in the craniocervical area, was found in 23% of patients and appeared to follow a somatotopic progression. The first 2–3 years of history were crucial for the spread of dystonia to other face and body parts. When OMD was the first symptom, a lower tendency of dystonia to progress elsewhere was observed. A putative cause was found in 14% of patients who showed clinical and radiographic evidence of basal ganglia or rostral brainstemdiencephalon lesions. The response to different drugs was inconsistent although transient improvement was induced by haloperidol in 6 patients, by L-Dopa plus deprenyl in 3 patients, by trihexyphenidyl in 2 patients and by clonazepam in 2 patients. One, apparently spontaneous, remission was observed. Botulinum A toxin was iniected in the orbicularis oculi of 8 patients affected by BS: moderate to marked improvement lasting 5 to 30 weeks (mean 14.5 weeks) was achieved in all cases; transient ptosis, lasting 1 to 3 weeks, occurred in 3 cases.
Sommario La storia naturale e la prognosi della distonia faciale sono state valutate in una serie di 31 consecutivi pazienti con blefarospasmo (BS) e/o distonia oromandibolare (OMD) (età di esordio: 19–75 anni; durata di malattia: 1–15 anni; rapporto maschi/femmine: 2.5/1). Sintomi oculari precedevano l'insorgenza del BS in oltre il 50% dei pazienti, mentre anomalie dentali e problematiche psichiatriche comparivano come prodromi nel 10% e nel 13% dei casi rispettivamente. La sintomatologia distonica diffondeva, con andamento somatotopico, oltre il distretto cranio faciale nel 23% dei casi. Evidenze cliniche o radiologiche di lesioni dei gangli della base, della parte rostrale del tronco dell'encefalo o del diencefalo erano presenti solo nel 13% dei casi. Un lieve ma transitorio miglioramento della sintomatologia distonica era indotto da aloperidolo in 6 pazienti, da 1-dopa+deprenyl in 3, da triesifenidile in 2 e da lonazepam in 2. Solo 1 paziente andava incontro a remissione apparentemente spontanea della sintomatologia distonica dopo un anno di malattia. L'iniezione di tossina botulinica di tipo A negli orbicolari delle palpebre di 8 pazienti con BS induceva un sensibile miglioramento della sintomatologia distonica che persisteva per 5–30 settimane (media 14.5 settimane) con ridotti effetti collaterali locali (transitoria ptosi in 3 casi).
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5.
20 patients who had undergone microvascular decompression for the treatment of “idiopathic” trigeminal neuralgia (9 cases), hemifacial spasm, (7 cases), glossopharyngeal neuralgia (3 cases) and paroxysmal vertigo and tinnitus (1 case) were followed up for 25 months on average. Permanent relief of symptoms was observed in 19 (95%), with sparing of cranial nerve function. Analysis of the clinical data shows that the patients described in the present series did not differ from those considered to suffer from “idiopathic” cranial nerve dysfunction syndromes. The importance of vascular cross compression as etiological factor in such conditions is stressed and the pathophysiology discussed. The term “cryptogenic” applied to trigeminal neuralgia or hemifacial spasm thus needs revising. Lastly, the indications of microvascular decompression in the treatment of “cryptogenic” cranial nerve dysfunction syndromes are defined.
Sommario Venti pazienti affetti da forme “essenziali” di nervralgia trigeminale (9 casi), emispasmo facciale (7 casi), nevralgia glosso-faringea (3 casi) e vertigine e tinnito parossistici (1 caso), operati di decompressione microvascolare, sono stati riesaminati ad una distanza media dall'intervento di 25 mesi. In 19 pazienti (95%) si è osservata la completa guarigione, in assenza di deficit funzionali a carico dei nervi cranici interessati. In base ai dati clinici e neuroradiologici, i pazienti qui descritti non sono differenziabili dal gruppo generale di malati con forme “idiopatiche” di nevralgia od emispasmo. Viene sottolineata l'importanza del fattore compressivo vascolare nel determinismo delle disfunzioni “essenziali” dei nervi cranici, e se ne discutono le interpretazioni fisiopatologiche. Si suggerisce quindi la necessità di rivedere il concetto di “idiopatico” applicato a tali condizioni morbose. Infine vengono definite le precise indicazioni ed il ruolo della decompressione microvascolare nella terapia della patologia “essenziale” dei nervi cranici.
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6.
The natural history and response to different treatments were assessed in 31 consecutive patients with blepharospasm (BS) and/or oromandibular dystonia (OMD). The mean age at onset was 52.4 years and there was a female preponderance of 2.5 to 1. Ocular symptoms preceded the onset of blepharospasm in more than 50% of the affected patients, whereas psychiatric and dental problems prior to the onset of focal dystonia were found in 10% and 13% of the cases respectively. Dystonia elsewhere, mainly in the craniocervical area, was found in 23% of patients and appeared to follow a somatotopic progression. The first 2–3 years of history were crucial for the spread of dystonia to other face and body parts. When OMD was the first symptom, a lower tendency of dystonia to progress elsewhere was observed. A putative cause was found in 14% of patients who showed clinical and radiographic evidence of basal ganglia or rostral brainstemdiencephalon lesions. The response to different drugs was inconsistent although transient improvement was induced by haloperidol in 6 patients, by L-Dopa plus deprenyl in 3 patients, by trihexyphenidyl in 2 patients and by clonazepam in 2 patients. One, apparently spontaneous, remission was observed. Botulinum A toxin was iniected in the orbicularis oculi of 8 patients affected by BS: moderate to marked improvement lasting 5 to 30 weeks (mean 14.5 weeks) was achieved in all cases; transient ptosis, lasting 1 to 3 weeks, occurred in 3 cases.
Sommario La storia naturale e la prognosi della distonia faciale sono state valutate in una serie di 31 consecutivi pazienti con blefarospasmo (BS) e/o distonia oromandibolare (OMD) (età di esordio: 19–75 anni; durata di malattia: 1–15 anni; rapporto maschi/femmine: 2.5/1). Sintomi oculari precedevano l'insorgenza del BS in oltre il 50% dei pazienti, mentre anomalie dentali e problematiche psichiatriche comparivano come prodromi nel 10% e nel 13% dei casi rispettivamente. La sintomatologia distonica diffondeva, con andamento somatotopico, oltre il distretto cranio faciale nel 23% dei casi. Evidenze cliniche o radiologiche di lesioni dei gangli della base, della parte rostrale del tronco dell'encefalo o del diencefalo erano presenti solo nel 13% dei casi. Un lieve ma transitorio miglioramento della sintomatologia distonica era indotto da aloperidolo in 6 pazienti, da 1-dopa+deprenyl in 3, da triesifenidile in 2 e da clonazepam in 2. Solo 1 paziente andava incontro a remissione apparentemente spontanea della sintomatologia distonica dopo un anno di malattia. L'iniezione di tossina botulinica di tipo A negli orbicolari delle palpebre di 8 pazienti con BS induceva un sensibile miglioramento della sintomatologia distonica che persisteva per 5–30 settimane (media 14.5 settimane) con ridotti effetti collaterali locali (transitoria ptosi in 3 casi).
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7.
96 monotherapies with carbamazepine, phenytoin, phenobarbital and primidone were assessed in 42 patients with partial epilepsy. Those whose seizure frequency was reduced by 75% or more were considered to have improved. In 54 comparisons of monotherapies significant improvement in seizure frequency was achieved in only 16.7% of cases. Nonresponding patients showed practically no change across all comparisons according to the Fischer test.
Sommario In 42 pazienti con epilessia parziale, sono state analizzate un totale di 96 monoterapie con Carbamazepina, Fenitoina, Fenobarbital o Primidone. Sono stati considerati migliorati i pazienti che durante la seconda o terza monoterapie hanno presentato una riduzione delle crisi pari o maggiore al 75%. Tra i 54 confronti effettuati tra le varie monoterapie, solo una esigua percentuale, pari al 16.7% ha presentato un miglioramento significativo della frequenza delle crisi.Nei pazienti farmaco-resistenti, la frequenza delle crisi osservata confrontando le varie monoterapie con il test di Fischer è praticamente invariata.
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8.
We compared two groups of patients with idiopathic epilepsy, 41 patients whose seizure frequency was not controlled by adequate therapy and 39 patients in good seizure control, in respect of hematology, kidney and liver function tests, serum IgG, IgA and IgM concentrations and drug concentrations. The only difference that emerged were in the serum immunoglobulins, which were raised in the drug refractory group, significantly (p<0.01) so in the case of IgG. Failure of seizure control did not depend on inadequacy of drug dose or of blood concentration. Although the serum Ig changes do not warrant the assumption of an immunological origin for drug resistance, they do suggest a useful research line.
Sommario La determinazione delle concentrazioni ematiche di farmaci antiepilettici ha permesso di ottenere il controllo delle crisi nella maggior parte dei pazienti. Ciò nonostante, nel 30% dei pazienti non si hanno risultati soddisfacenti. Sono state perciò studiate le possibili alterazioni biochimiche o farmacologiche che potrebbero essere alla base della mancata risposta alla terapia. Sono stati confrontati due gruppi di pazienti affetti da epilessia idiopatica: in 41 la frequenza delle crisi in tre anni non era cambiata nonostante una terapia adeguata (pazienti resistenti) mentre in 39 pazienti si aveva un buon controllo delle crisi. Sono stati eseguiti i seguenti esami: ematologici, tests di funzionalità epatica e renale, concentrazione serica della IgG, IgA e IgM. La concentrazione ematica dei farmaci è stata determinata con una tecnica immunochimica (EMIT). Nel caso di pazienti in cura con Carbamazepina, la valutazione dei livelli di farmaco libero e totale nel siero, è stata eseguita in cromatografia liquida. determinando anche la concentrazione della Carbamazepina 10, 11 epossido. è stato notato che, per la maggior parte dei farmaci, non c'è differenza nella % di pazienti in range terapeutico tra i pazienti resistenti e i controlli: i livelli plasmatici di Fenobarbital sono maggiori del range terapeutico nel 25% dei resistenti e nel 15% dei controlli; i livelli plasmatici di Difenilidantoina sono nel range terapeutico nell' 16.7% dei resistenti e nel 50% dei controlli. La concentrazione delle immunoglobuline seriche è più alta nei pazienti resistenti e, in particolare, l'aumento delle IgG risulta statisticamente significativo (p<0.01). La mancata riduzione delle crisi nei nostri pazienti non è dovuta ad un inadeguato approccio terapeutico o ad una inadeguata concentrazione ematica dei farmaci; tuttavia l'alterazione osservata nella concentrazione serica delle IgG nei pazienti resistenti non è sufficiente per sostenere la causa della resistenza al farmaco su base immunologica.
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9.
A retrospective survey on 66 adults with epilepsy who received multiple drug therapy after the failure of single drugs showed: a reduction of seizure frequency of 75% or more in 16.5%, no change in 67% and an increase in seizure frequency of 100% or more in 16.5%. Multiple drug therapy is of limited value in severe epilepsies.
Sommario Lo studio comprende una analisi retrospettica su 66 pazienti adulti con epilessia che, dopo non aver ottenuto la scomparsa completa delle crisi con differenti monoterapie, hanno intrapreso un trattamento combinato. Nel 16,5% dei casi si è osservata, con l'introduzione della politerapia, una riduzione delle crisi del 75% ed oltre; nel 67% non si è assistito ad alcuna modificazione della frequenza critica, mentre questa è aumentata del 100% ed oltre in un altro 16,5% dei casi. La politerapia sembra essere di valore limitato nei casi di epilessia farmaco-resistente.
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10.
Intracranial microvascular decompression was performed in 21 out of 24 patients with hyperactive dysfunction of cranial nerves: 8 cases of hemifacial spasm, 12 of trigeminal neuralgia, 3 of glossopharyngeal neuralgia and 1 case of paroxysmal vertigo and tinnitus. In 21 cases an abnormal vascular loop was found to impinge on the root entry zone of the nerve in the brainstem. Dissection of this loop with decompression of the nerve resulted in long-lasting relief of symptoms in all but two patients who presented early recurrence; in one of these a second procedure was eventually successful. In two patients with trigeminal neuralgia a benign tumor of the cerebellopontine angle that had escaped preoperative diagnosis was present. Finally, in one case no compressive lesions were found. From the data of the literature and from our present experience microvascular decompression can be considered a safe as well as an effective procedure, affording a high success rate in conditions often or usually resistant to medical treatment and erroneously considered “idiopathic”.
Sommario Sono stati operati con intervento di decompressione microvascolare dei nervi cranici 21 pazienti su 24 affetti da emispasmo del facciale (8 casi), nevralgia del trigemino (12 casi), nevralgia del glossofaringeo (3 casi), vertigini parossistiche (1 caso). In 21 casi fu riscontrata all'intervento un'ansa vascolare anomala comprimente il nervo all'emergenza dal tronco. La separazione dell'arteria dal nervo con tecnica microchirurgica ha consentito di risolvere i disturbi in tutti i casi eccetto due che presentarono una recidiva precoce: in uno di questi il reintervento fu risolutivo. In due pazienti con nevralgia del trigemino furono riscontrati due piccoli tumori benigni dell'angolo ponto-cerebellare non evidenziati dagli accertamenti neuroradiologici pre-operatori. In un caso non è stata riscontrata alcuna lesione compressiva. I risultati ottenuti confermano l'efficacia dell'intervento, e indicano come queste patologie siano erroneamente ritenute essenziali.
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11.
Since its introduction in the early '80s the use of botulinum toxin has improved the quality of life of the patients affected by movement disorders. Toxin's neuromuscular blocking action allows a symptomatic treatment of those clinical conditions characterised by excessive muscular activity. Although the dosages used are safe and the side-effects are reversible, a correct use of botulinum toxin depends on the knowledge of its clinical pharmacology and of the anatomy of the body segments to be injected. In addition, the treatment of more complex conditions, i.e. laringeal dystonia, imposes an inter-disciplinary approach and specialised injection techniques.In this review, the Italian Study Group on Movement Disorders presents the consensus guidelines for the therapeutic use of botulinum toxin in movement disorders. The main toxin types, their use and administration modalities, and the training guidelines will be presented.
Sommario Dalla sua introduzione nei primi anni '80, l'uso della tossina botulina ha prodotto un sensibile miglioramento della qualità della vita dei pazienti affetti da disordini del movimento. La sua azione bloccante la trasmissione neuromuscolare ha consentito il trattamento sintomatico di quelle condizioni cliniche caratterizzate da eccessiva attività muscolare. Nonostante la relativa sicurezza dei dosaggi impiegati e l'assenza di effetti collaterali irreversibili l'adeguato uso della tossina botulinica nei disordini del movimento dipende da conoscenze specifiche di farmacologia clinica e di anatomia normale funzionale dei distretti da infiltrare. Inoltre, per il trattamento di patologie più rare o complesse, come ad esempio la disfonia spasmodica, si rendono necessari un approccio interdisciplinare e speciali tecniche di somministrazione.In questo articolo vengono presentate le principali indicazioni alla terapia con tossina botulinica dei disordini del movimento redatte dal Gruppo di Studio per i Disordini del Movimento della S. I. N. Sono inoltre esposti i principali tipi di tossina disponibili sul mercato italiano, le modalità di uso e somministrazione nonché le nozioni di addestramento per il personale medico che intenda attuare tali terapie.
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12.
We describe a patient with probable dementia with Lewy bodies (DLB) whose Parkinsonism worsened after administration of rivastigmine within the therapeutic dose range. Some extrapyramidal signs (EPS) then reversed to pre-treatment level after rivastigmine dose reduction. We draw attention to the need of EPS monitoring during titration of cholinesterase inhibitors in patients with DLB. This is the first report to our knowledge of iatrogenic worsening of Parkinsonism which was successfully managed by dose reduction.
Sommario Si descrive il caso di un paziente affetto da Demenza a corpi di Lewy (Dementia with Lewy Bodies, DLB) probabile, in cui si è assistito ad un peggioramento del parkinsonismo dopo somministrazione di rivastigmina a dosi terapeutiche. Alcuni segni extrapiramidali sono regrediti al livello pre-trattamento con una riduzione posologica di rivastigmina. Si sottolinea la necessità di un monitoraggio dei segni extrapiramidali durante la titolazione della terapia con inibitori dell’acetilcolinesterasi cerebrale in pazienti con DLB. Questo è il primo caso descritto, a nostra conoscenza, di un peggioramento iatrogeno di parkinsonismo efficacemente gestito con una riduzione posologica della terapia con rivastigmina.
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13.
Five patients with a severe form of chronic progressive multiple sclerosis no longer responsive to steroid therapy were treated for six months with high-dose intravenous immunoglobulin associated with plasmalymphocytapheresis and azathioprine. In spite of an apparent initial stabilization of the course of the disease, EDSS assesment after six and twelve months of therapy revealed progressive disability in all patients.
Sommario Cinque pazienti affetti da una grave forma di sclerosi multipla cronica progressiva (SMCP) resistente alla terapia steroidea sono stati trattati per sei mesi con IG e.v. ad alto dosaggio associate a plasmaferesi ed azatioprina. Durante il ciclo di trattamento, ben tollerato in tutti i pazienti, si è osservata una apparente riduzione della disabilità, ma l'osservazione clinica a sei mesi ed a un anno non ha confermato questo dato. L'associazione di IG e.v., plasmalinfocitoaferesi ed azatioprina, pur agendo verosimilmente su parte dei meccanismi umorali e cellulari coinvolti nel determinismo della malattia non sembra influenzare l'evoluzione clinica delle forme severe di SMCP.
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14.
Nine severely disabled clinically definite chronic progressive multiple sclerosis (MS) patients who had at least one determination of intra-blood-brain-barrier (BBB) IgG synthesis rate of greater than 7 mg/day (upper limit of normal=3.3) participated in this study. Seven patients were given 1 gram of methylprednisolone sodium succinate (MP) by intravenous infusion over 30 minutes once a day for 3 days. Statistically significant (p<.05) reduction in intra-BBB IgG synthesis (mg/day) was seeen in 4/7 patients, but in only 2 were normal levels of synthesis rate (<3.3 mg/day) attained. Rebound of IgG synthesis to premedication rates occurred within 30 days in 2/4 patients. There was no change in intensity or pattern of cerebrospinal fluid (CSF) oligoclonal IgG bands by isoelectric focusing, immunofixation, and silver staining. A subsequent course of intrathecal methylprednisolone acetate (MPA) (80 mg twice a week for 5 weeks) was given to 5 of the 7 patients and to 2 additional patients not previously treated. In spite of signs of subarachnoid inflammation, a statistically significant depression of intra-BB synthesis, which far exceeded that from the pulse treatment occurred in all 7, including the 2 patients whose intra-BBB IgG synthesis rates were previously resistant to pulse steroid administration. Normal levels of synthesis were rapidly reached in 4/7 patients; however, an IgG synthesis rebound occurred in 3/7 patiens which was just as rapid. One out of 7 patients showed a temporary reduction in the number of cathodic IgG oligoclonal bands in the CSF. Two patients required discontinuation of treatment due to aseptic meningitis in one and progressive weakness in the other. Clinically, these severely afflicted patients with fixed deficits remained unchanged with either treatment protocol. While MPA and ACTH have similar initial effect on the central nervous systems (CNS) inflammatory response in MS, the well documented risk of serious adversities with MPA prohibit its clinical use in MS in its present form.
Sommario 9 pazienti affetti da una forma avanzata di MS definita come progressiva cronica che avevano almeno una determinazione dell'indice di sintesi delle IgG di barriera emato-encefalica (BBB) superiore a 7 mg. pro die (limite superiore al normale=3.3) hanno partecipato a questa ricerca. A 7 pazienti è stato somministrato 1 g. di metilprednisolone sodio succinato per via endovenosa per la durata di 30 minuti una volta al giormo per 3 giorni. In 4 su 7 pazienti è stata vista una riduzione statisticamente significativa della BBB mentre solo in due pazienti si raggiunsero i normali livelli di sintesi. In 2 su 4 pazienti il ritorno ai valori pre medicazione avvenne in 30 giorni. Non vi è stata variante delle bande oligoglonali IgG studiate col focusing isoelettrico, l'immunofissazione e la colorazione argentica. Successivamente è stato somministrato del metilprednisolone acetato (MPA) per via intratecale alla dose di 80 mg. due volte alla settimana per cinque settimane a 5 dei 7 pazienti e a 2 pazienti addizionali non trattati prima. Nonostante segni di infiammazione subaracnoidea è stata constatata una importante depressione della sintesi di IgG in tutti e 7 i pazienti compresi i due resistenti alla somministrazione per via venosa. Normali livelli di sintesi sono stati raggiunti rapidamente in 4 pazienti su 7 mentre negli altri 3 si ebbe un rapido ritorno ai valori di partenza. 1 dei 7 pazienti ha dimostrato una temporanea riduzione nel numero delle bande oligoclonali IgG catodiche nel liquor. 2 pazienti hanno dovuto sospendere il trattamento per il verificarsi di una meningite asettica in uno e di un progressivo adinamismo nell'altro. Non vi sono state variazioni del quadro clinico. Si conclude che il metilprednisolone e l'ACTH hanno un effetto iniziale simile sulle risposte infiammatorie del sistema nervoso centrale nei casi di MS, ma il ben documentato rischio di seri controeffetti col MPA ne proibisce l'uso clinico nella MS con le modalità descritte.
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15.
The principal peripheral pharmacokinetic parameters of the levodopa/carbidopa association were investigated in 11 healthy volunteers and in 16 patients at various stages of Parkinson disease, with and without the on-off phenomenon. After oral administration of a standard dose of drug (levodopa 250 mg + carbidopa 25 mg) the peak plasma concentrations, peak onset time and area under the curve/time proved to be similar across the groups. There was no difference in peripheral pharmacokinetics of the association between parkinsonian patients with swings in response and those without.
Sommario I principali parametri farmacocinetici periferici della associazione levodopa/carbidopa sono stati studiati in 11 volontari sani ed in 16 pazienti affetti da morbo di Parkinson in differenti stadi di malattia, con e senza fluttuazioni delle performances motorie. Dopo somministrazione per via orale di una dose standard del farmaco (levodopa 250 mg., carbidopa 25 mg.), i valori della concentrazione plasmatica massima, del tempo di comparsa del picco e dell'area sotto la curva concentrazione/tempo sono risultati simili in tutti i gruppi esaminati. La farmacocinetica periferica dell'associazione levodopa/carbidopa non è risultata essere differente nei parkinsoniani che presentavano delle fluttuazioni delle performances motorie in confronto ai pazienti con stabile risposta clinica alla terapia.
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16.
A multicenter trial was conducted at 9 Neurology Departements to evaluate the action of L-Deprenyl, a specific monoamine oxidase-B inhibitor, combined with L-Dopa in the treatment of Parkinson disease. In all, 76 patients were treated, 33 women and 43 men, on stable treatment with L-Dopa+aromatic decarboxylase inhibitors (DI) for at least 6 months. After a 50% reduction of the L-Dopa dose, all received L-Deprenyl 5 mg twice daily for 35 day. The combined treatment resulted in a definite improvement in rigidity, bradykinesia and, most of all, tremor. Further, at the end of treatment fewer patients had depressive symptoms and the total daily number of hours of wellbeing and normal movement increased. 12 patients presented modest side effects, in no case serious enough to warrant suspension of treatment. The trial shows that with the L-Deprenyl+L-Dopa combination the dose of L-Dopa needed to control the disease can be drastically reduced.
Sommario È stato condotto uno studio multicentrico in 9 Centri di Neurologia per valutare l'azione del L-Deprenyl, inibitore specifico delle monoaminoossidasi (MAO) di tipo B, in associazione a L-Dopa nel trattamento del Morbo di Parkinson.Sono stati trattati complessivamente 76 pazienti, 33 donne e 43 uomini, in trattamento stabile con L-Dopa +DI da almeno 6 mesi. A tutti, dopo una riduzione del 50% della dose di L-Dopa, sono stati somministrati 5 mg di L-Deprenyl due volte algiorno per 35 giorni.Il trattamento continuato di L-Dopa e L-Deprenyl ha determinato un evidente miglioramento della rigidità, della bradicinesia ed in particolare del tremore.Sono stati inoltre riscontrati al termine del trattamento una riduzione del numero di pazienti con sintomatologia depressiva ed un aumento delle ore complessive giornaliere di benessere e di normale motilità. 12 pazienti hanno presentato effetti collaterali di modesta entità che in nessun caso hanno richiesto la sospensione del trattamento.Lo studio evidenzia che il trattamento associato L-Deprenyl+L-Dopa consente una considerevole riduzione del dosaggio di L-Dopa necessario al controllo della malattia.
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17.
Serial analyses of peripheral blood T-lymphocyte subsets were performed in 280 samples collected over a 27 months period from 14 multiple sclerosis patients. A significant decrease of T8+ cells was found in 47.1% (47/87) of blood samples collected within four weeks of onset of a relapse opposed to 2.1% (1/47) of samples collected during the four weeks before a relapse and to 3.4% (5/146) of those collected over four weeks after a relapse. Changes of T-cells subsets appear to correlate with disease activity, but normal findings observed before relapses suggest that the decrease of T8+ cells cannot be used as valid predictor of relapse.
Sommario Una analisi seriale delle sottopopolazioni T-linfocitarie del sangue periferico è stata eseguita in 280 campioni prelevati in un periodo di 27 mesi da 14 pazienti affetti da Sclerosi Multipla. Una riduzione significativa delle cellule T8+ è stata trovata nel 47,1% (41/87) dei campioni ematici prelevati durante le quattro settimane dopo l'insorgenza della recidiva rispetto al 2,1% (1/47) dei campioni prelevati durante le quattro settimane prima di una recidiva e rispetto al 3,4% (5/146) di quelli prelevati oltre quattro settimane dopo una recidiva. Le variazioni delle sottopopolazioni delle cellule T sembrano correlarsi con l'attività della malattia, ma i valori normali osservati prima delle recidive suggeriscono che la riduzione delle cellule T8+ non può essere usata come un valido predittore delle recidive.
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18.
Cerebral ischemia was recorded in 1,9% of 1277 patients with myocardial infarction. In most cases ischemia involved the carotid artery system, usually causing a hemiparesis or hemiplegia. Patients were mostly elderly, and the ischemic episode worsened their prognosis. The pathogenesis was surely often of embolic origin but several facts suggest that other mechanisms were also involved. Anticoagulant therapy, at least in the form in which it was used in these patients, i.e. subcutaneous administration of calcium heparin 5000 I.U. b.i.d. for thrombophlebitis prophylaxis, does not seem to prevent these complications.
Sommario Su 1277 pazienti con infarto, si sono avuti fenomeni ischemici in ambito cerebrale nell' 1,9% dei casi. è risultato colpito quasi sempre il circolo carotideo, e ne è risultata in genere una emiparesi o una emiplegia. I pazienti colpiti erano per lo più anziani, e l'incidente ischemico ne ha aggravato la prognosi. Per quanto riguarda la patogenesi, essa sicuramente è spesso di natura embolica: una serie di considerazioni fanno ritenere operanti anche altri meccanismi. La terapia anticoagulante non sembra in grado di prevenire queste complicazioni, almeno nelle forme con cui è stata attuata in questi malati, e cioè con calcieparina sottocute per la prevenzione delle tromboflebiti.
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19.
The rare combination of progressive facial hemiatrophy, linear scleroderma and spasm of the homolateral masseter muscle was observed in a 39 year old woman. The possible pathogenetic meaning of the association is discussed on the electrophysiological evidence and in the light of published cases.
Sommario In una donna di 39 anni è stata osservata la rara associazione di emiatrofia facciale progressiva, sclerodermia lineare e spasmo del muscolo massetere omolaterale. Sulla base dello studio elettrofisiologico nonché dalla revisione della letteratura, gli Autori discutono sul possibile significanto di tale associazione da un punto di vista patogenetico.
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20.
The frequency of the two tau-fractions in isoelectric focusing examination of cerebrospinal fluid proteins has been studied in 674 neurological patients. The double tau-fraction was found in 151 patients (22.4%); this finding was not characteristically associated with any particular disease, but its frequency was high in hereditary diseases (13 cases out of 30; 43.3%), mainly Charcot-Marie-Tooth's disease.
Sommario La frequenza della comparsa di una frazione tau sdoppiata in due bande all'esame delle proteine del liquido cerebrospinale con isoelettofocalizzazione è stata studiata in un gruppo di 674 malati neurologici. Tale reperto è stato riscontrato in 151 casi (22,4%); non è risultato caratteristicamente associabile a una qualche singola entità morbosa ma è apparso significativamente più frequente nel gruppo dei pazienti con affezioni eredo-degenerative (13 casi su 30; 43,3%), ed in particolare, con malattia di Charcot-Marie-Tooth.
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