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1.
Interfascicular nerve suture with autografts is the operation of choice for repairing peripheral nerve injuries because it ensures more precise alignment of the fasciculi and so better chances of reinnervation of the sectioned nerve. The procedure as described by Millesi et al has been used at the Istituto Neurologico di Milano in 30 patients with traumatic lesions of the median, ulnar and radial nerves. All have been followed up for 2 to 7 years since operation. The results obtained are compared with those of other series obtained with interfascicular suture and with epineural suture. Microsurgery is essential. The best time to operate is discussed.
Sommario La sutura nervosa interfascicolare con innesti autoplastici è la tecnica di elezione per ripara le lesioni traumatiche dei nervi periferici, dato che essa garantisce un più preciso allineamento dei fascicoli e quindi una maggiore possibilità di reinnervazione del moncone periferico. Questa tecnica, come è stata descritta da Millesi, è stata adottata all'Istituto Neurologico di Milano in 30 pazienti, affetti da lesioni traumatiche dei nervi mediano, ulnare e radiale. Tutti i pazienti sono stati controllati a distanza di tempo variabile da due a sette anni dall'intervento. I risultati ottenuti sono paragonati a quelli di altre casistiche, ottenuti sia con la tecnica della sutura interfascicolare che con la sutura epineurale; viene anche discussa la tecnica microchirurgica e il momento ottimale per l'intervento.
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2.
The diagnostic value of EMG and muscle biopsy has been compared with muscle CT in 53 patients with neuromuscular diseases. CT concordance with clinical diagnosis was found in 62% of myopathies and was highest in Duchenne PMD and scapulo-peroneal myopathy and very low in metabolic and inflammatory myopathies. In neurogenic diseases muscle CT agreed with clinical diagnosis in 63% of patients: the highest concordance was found in acquired polyneuropathies.
Sommario Il valore diagnostico dell' EMG e della biopsia muscolare viene confrontato con quello della TC muscolare in 53 pazienti affetti da malattie neuromuscolari. La TC muscolare concorda con la diagnosi clinica nel 62% delle miopatie, con un massimo nelle distrofie di Duchenne e nella miopatia scapolo-peroneale, mentre è di scarsa utilità nelle miopatie metaboliche ed infiammatorie. Nelle malattie neurogene la TC muscolare è in concordanza con la diagnosi clinica nel 63% dei casi, con un massimo nelle neuropatie acquisite.
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3.
Long-term effects of boxing and judo-choking techniques on brain function   总被引:1,自引:0,他引:1  
Regional cerebral blood flow (rCBF) was measured by 133-xenon inhalation in 24 amateur and 20 professional boxers, and in 10 judoka. Results were compared with those from age- and sex-matched healthy controls. Eighteen boxers (9 amateurs and 9 professionals) and all judoka also underwent electroencephalography (EEG). Mean rCBF values did not differ between either amateur boxers or judoka and controls, whereas in professional boxers rCBF was significantly (p<.001) reduced in the whole brain, especially in the frontocentral regions. Healthy subjects, judoka, and amateur boxers showed a similar distribution of global CBF (gCBF, the mean of 32 probes) values, although 12.5% of amateurs had a significantly lower gCBF than controls. Among professional boxers, 25% showed a significantly low gCBF value; in the remaining 75%, gCBF was below the mean value of controls but did not reach statistical significance. Regional hypoperfusion, mainly in the frontocentral regions of both sides, was found in 35% of professional and in 29% of amateur boxers. A correlation between gCBF values and number of official matches was not found in boxers. EEG was normal in all judoka and amateur boxers, but it was abnormal in 3 professionals. This study shows the relevance of the neurophysiological assessment of athletes engaged in violent sports which can cause brain impairment. In fact, while professional boxers may show brain functional impairment in comparison to normal subjects, judoka do not. The lack of correlation between CBF values in boxers and the number of official matches points to the difficulty of taking into account variables, such as the number and the severity of matches during training. Sommario Il fusso ematico regionale cerebrale (rCBF; metodo inalatorio con xenon-133) è stato valutato in due gruppi di pugilatori (24 dilettanti e 20 professionisti) ed in un gruppo di 10 judoka. I risultaoi sono stati confrontati con quelli ottenuti in un gruppo di volontari sani di pari età e sesso. Diciotto pugilatori (9 professionisti e 9 dilettanti) e tutti i judoka eseguirono anche un elettroencefalogramma (EEG). I valori medi di rCBF non differivano da quelli dei soggetti normali sia nei pugilatori dilettanti the nei judoka, mentre i valori dei pugili professionisti erano significativamente ridotti (p<.001) in tutto il cervello ma soprattutto nelle regioni frontocentrali bilateralmente. La distribuzione dei valori globali di CBF (media delle 32 sonde) era simile nei controlli normali, nei judoka e nei pugilatori dilettanti, sebbene tra quest'ultimi il 12,5% presentava valori significativamente più bassi dei normali. I pugili professionisti presentavano nel 25% dei casi valori globali di CBF significativamente più bassi; negli altri casi il CBF globaae era più basso della media dei controlli, anche se in maniera non significativa. I valori globali di fusso non erano correlati nei due gruppi di pugilatori al numero dei combattimenti ufficiali. Ipoperfusioni regionali, localizzate soprattutto nelle regioni frontocentrali di entrambi gli emisferi, furono trovate nel 35% dei pugili professionistei e nel 29% dei dilettanti ma mai nei judoka. L'EEG è risultato normale nei judoka e nei pugili dilettanti, ma alterato in 3 pugili professionisti. Lo studio ha mostrato l'importanza dell'esplorazione neurofisiologica in atleti ingaggiati in sports in cui la violenza può essere causa di lesioni cerebrali anche importanti. Da questo punto di vista i pugilatori, specialmente i professionisti, risultano compromessi rispetto ai soggetti normali, a differenza dei judoka. Nei pugilatori, la mancata correlázione tra valori perfusionali e numero di incontri indica piuttosto la difficolta di tenere conto di variabili difficilmente quantificabili, quali la quantità e l'asprezza degli incontri fatti durante gli allenamenti.  相似文献   

4.
28 patients with clinically definite multiple sclerosis were treated with intrathecal injections of Methylprednisolone acetate, 40 mg at 4-day intervals. No modifications in the oligoclonal pattern of the CSF IgG were seen following-treatment in any of the cases, although changes in relative band intensity were observed. After 3 intrathecal injections, 54.8% of the cases showed a decrease of more than 15% in the amount of IgG synthesized daily within the central nervous system (de novo CNS IgG SYN). The IgG SYN rate was significantly decreased in 50.0% of the cases after 4 injections and in 91.7% after 5. With regard to blood-CSF barrier function, an increase of more than 15% of the initial value of the Serum/ CSF albumin quotient was recorded in 48.4% of cases after 3 injections, in 34.6% after 4 and in 58.3% after 5 injections.
Sommario 28 pazienti con sclerosi multipla certa in base a criteri clinici sono stati trattati con iniezioni intratecali di Metilprednisolone acetato. Il pattern oligoclonale delle IgG liquorali non subiva modificazioni in seguito alla terapia, anche se in alcuni casi potevano essere osservate modificazioni nella intensità delle singole bande. Dopo tre iniezioni intratecali la quantità di IgG sintetizzata entro il sistema nervoso centrale nelle 24 ore (de novo CNS IgG SYN) era ridotta di più del 15% nel 54.8% dei casi, mentre dopo quattro e cinque iniezioni una riduzione significativa si osservava rispettivamente nel 50% e 91.7% dei casi. Il quoziente Albuminasiero/ Albumina LCS, considerato quale parametro di funzionalità della barriera ematoliquorale, risultava aumentato di più del 15% rispetto al valore iniziale nel 48.4%, 34.6% e 58.3% dei casi rispettivamente dopo tre, quattro e cinque iniezioni intratecali.
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5.
The impact of pharmacokinetic anticonvulsant drug interactions on prescribing patterns and serum drug level distribution in a routine clinical setting was evaluated in a population of 848 patients chronically treated with phenytoin, phenobarbital, carbamazepine and valproic acid (either alone or as two-drug combinations) and referred for therapeutic drug monitoring for the first time. While dosages of each drug did not differ significantly between monotherapy and polytherapy patients, significant differences in serum level distribution were found. The proportion of patients with suboptimal serum carbamazepine and valproic acid levels (<4 and <50μg/ml, respectively) was much greater in the polytherapy than in the monotherapy groups, probably as a consequence of induction of carbamazepine and valproic acid metabolism by combined anticonvulsants. Conversely, the proportion of phenobarbital levels above the upper limit of the optimal range (40μg/ml) was greater among patients receiving phenytoin in combination than among patients taking phenobarbital alone, presumably as a result of phenytoin-induced inhibition of barbiturate metabolism. The therapeutic implications of these findings are discussed.
Sommario Il presente studio è stato condotto al fine di valutare, in condizioni cliniche rutinarie, i possibili effetti delle interazioni farmacocinetiche degli anticonvulsivanti su: (I) le prescrizioni delle dosi giornaliere e (II) la variabilità dei livelli plasmatici dei singoli farmaci. La casistica comprende 848 pazienti epilettici sottoposti, per la prima volta ad un dosaggio ematico e trattati cronicamente con uno o due dei seguenti farmaci: fenitoina (PHT), fenobarbital (PB), carbamazepina (CBZ) e valproato (VPA). Nessuna differenza significativa è stata osservata nelle prescrizioni delle dosi giornaliere tra i gruppi in monoterapia e quelli in biterapia. Per quanto riguarda la variabilità dei livelli ematici, sono state osservate le seguenti differenze statisticamente significative: (I) una più alta percentuale di pazienti con livelli di CBE e VPA al di sotto dei ?ranges? tereapeutici nei gruppi che assumevano tali farmaci in associazione con uno degli altri considerati, rispetto ai gruppi in monoterapia; (II) una percentuale più alta di pazienti con livelli di PB al di sopra del ?range? nel gruppo trattato con PB e PHT in associazione, rispetto agli altri gruppi considerati. Le implicazioni cliniche di tali dati vengono, quindi, discusse.
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6.
105 patients suffering from arteriosclerotic peripheral vascular disease (PVD) underwent epidural spinal stimulation in the last 10 years. Before 1986 the main indication was ischemic pain without any consideration of trophic lesions (19 pts) while afterward the selection of the patients was more accurate in terms of disease's stage. The analysis of the data shows a more favourable results in the second group. Our experience suggest to use this technique in the treatment of patients in Fontaine's stage III and IV without necrosis and large trophic lesions.
Sommario 105 pazienti affetti da vasculopatia periferica agli arti inferiori sono stati sottoposti, negli ultimi 10 anni, ad impianto di elettrodo epidurale spinale. Prima del 1986 la principale indicazione all'intervento era rappresentata dal dolore di tipo ischemico, senza alcuna attenzione alle lesioni trofiche; dopo tale data la selezione dei pazienti è stata molto più accurata, sulla base dello stadio della malattia. I risultati ottenuti dimostrano che i risultati migliori si sono avuti nel secondo gruppo di pazienti. La nostra esperienza permette di concludere che la migliore indicazione di tale metodica è rappresentata dal III e IV stadio secondo Fontaine, senza necrosi ed estese lesioni tissutali.
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7.
Eighteen patients (6 female, 12 male; average age 51 years, range 37–79) with clinical and radiological evidence (MRI) of cervical spondylotic myelopathy (CSM) were examined. The subjects were divided into two groups depending on whether radiology indicated single level (9 patients) or multilevel (9 patients) compression of the cervical cord. All of the patients underwent surgical decompression. Seriate exam with trans-cranial magnetic stimulation was performed in double session before surgery, and 3 and 12 months after surgery. The follow-up study of these patients revealed a statistically significant neurophysiological improvement only in those patients with single-level compression. In these cases, the cervical cord pathology revealed by MRI signal hyperintensity in T2 may at least partially consist of an edematous component and/or an initial demyelinization that has still a chance of recovery. In patients with multilevel damage, the compression may cause irreversible lesions.
Sommario Sono stati esaminati 18 pazienti (6 femmine, 12 maschi), età media 51 anni (range 37–79), con evidenza clinica e radiologica (RMN) di mielopatia spondilosica cervicale (CSM). Essi sono stati suddivisi in due gruppi in base al dato radiologico di compressione midollare monofocale (9 pazienti) o multifocale (9 soggetti). Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad intervento chirurgico decompressivo. È stato effettuato esame seriato con stimolazione magnetica a livello cranico nel preoperatorio in due distinte sedute (al fine di valutare l'effetto sui dati della variabilità legata alla metodica), a 3 e 12 mesi dopo l'intervento. I risultati ottenuti sono stati paragonati con i valori normali relativi a 20 soggetti normali.Le alterazioni dei parametri neurofisiologici considerati (Tempo di conduzione centrale, ampiezza delle risposte evocate), più evidenti a carico delle vie destinate agli arti inferiori, non sono risultate di entità statisticamente differente nel gruppo dei soggetti con lesione mono e multifocale. Lo studio del follow up di questi pazienti ha rivelato un miglioramento statisticamente significativo sul piano neurofisiologico solo nei pazienti con compressione monofocale. Si può ipotizzare che in caso di compressione monofocale, la sofferenza midollare evidenziata alla NMR come iperintensità di segnale in T2, possa essere costituita, almeno in parte, da una componente edematosa e/o una iniziale demielinizzazione, ancora suscettibile di miglioramento. Nei pazienti con danno di tipo multifocale invece la compressione a più livelli più frequentemente dà luogo ad un danno di tipo ischemico che rende impossibile il recupero.
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8.
Visual Evoked Potentials (VEP) have been investigated in 102 patients affected by Multiple Sclerosis (MS), classified both by disease stage and by optic pathway status. VEP abnormalities were significantly correlated with the clinical stage and increased CSF IgG levels. The delay in the VEP latencies and the CSF IgG values proved to be increased in parallel in the worsening phases of MS. The diagnostic value of these findings is also discussed.
Sommario I Potenziali Evocati Visivi (PEV) sono stati investigati in 102 pazienti affetti da Sclerosi Multipla (SM) classificati in base alla attività di malattia e alle lesioni delle vie ottiche. Le anormalità del PEV sono risultate significativamente correlate con le fasi cliniche della SM e con l'aumento dei livelli delle IgG liquorali. Il ritardo delle latenze dei PEV ed i livelli delle IgG liquorali risultano parallelamente aumentati nelle fasi attive della SM. Il valore diagnostico di questi dati è anche discusso.
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9.
We compared two groups of patients with idiopathic epilepsy, 41 patients whose seizure frequency was not controlled by adequate therapy and 39 patients in good seizure control, in respect of hematology, kidney and liver function tests, serum IgG, IgA and IgM concentrations and drug concentrations. The only difference that emerged were in the serum immunoglobulins, which were raised in the drug refractory group, significantly (p<0.01) so in the case of IgG. Failure of seizure control did not depend on inadequacy of drug dose or of blood concentration. Although the serum Ig changes do not warrant the assumption of an immunological origin for drug resistance, they do suggest a useful research line.
Sommario La determinazione delle concentrazioni ematiche di farmaci antiepilettici ha permesso di ottenere il controllo delle crisi nella maggior parte dei pazienti. Ciò nonostante, nel 30% dei pazienti non si hanno risultati soddisfacenti. Sono state perciò studiate le possibili alterazioni biochimiche o farmacologiche che potrebbero essere alla base della mancata risposta alla terapia. Sono stati confrontati due gruppi di pazienti affetti da epilessia idiopatica: in 41 la frequenza delle crisi in tre anni non era cambiata nonostante una terapia adeguata (pazienti resistenti) mentre in 39 pazienti si aveva un buon controllo delle crisi. Sono stati eseguiti i seguenti esami: ematologici, tests di funzionalità epatica e renale, concentrazione serica della IgG, IgA e IgM. La concentrazione ematica dei farmaci è stata determinata con una tecnica immunochimica (EMIT). Nel caso di pazienti in cura con Carbamazepina, la valutazione dei livelli di farmaco libero e totale nel siero, è stata eseguita in cromatografia liquida. determinando anche la concentrazione della Carbamazepina 10, 11 epossido. è stato notato che, per la maggior parte dei farmaci, non c'è differenza nella % di pazienti in range terapeutico tra i pazienti resistenti e i controlli: i livelli plasmatici di Fenobarbital sono maggiori del range terapeutico nel 25% dei resistenti e nel 15% dei controlli; i livelli plasmatici di Difenilidantoina sono nel range terapeutico nell' 16.7% dei resistenti e nel 50% dei controlli. La concentrazione delle immunoglobuline seriche è più alta nei pazienti resistenti e, in particolare, l'aumento delle IgG risulta statisticamente significativo (p<0.01). La mancata riduzione delle crisi nei nostri pazienti non è dovuta ad un inadeguato approccio terapeutico o ad una inadeguata concentrazione ematica dei farmaci; tuttavia l'alterazione osservata nella concentrazione serica delle IgG nei pazienti resistenti non è sufficiente per sostenere la causa della resistenza al farmaco su base immunologica.
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10.
The objective of this study was to evaluate the risk of visual outcome after acute optic neuritis (ON) in relation to clinical and MRI findings. Fifty cases of acute ON within one month were retrospectively studied. MRI with Short Tau Inversion Recovery (STIR) sequence of the optic nerve were obtained with a median time onset of 9 days after ON. Mean age of patients was 32.8 years, mean initial visual acuity was 3/10 and orbital pain was present in 86 percent100 of patients. The STIR sequence revealed lesion in 88 percent 100 of acutely symptomatic optic nerves. An initial low visual acuity (less than 2/10), the absence of orbital pain and involvement of the intracanalicular portion of the optic nerve on STIR sequence were statistically correlated with a poorer visual outcome (respectively p=0.0041, p=0.035 and p=0.011).  相似文献   

11.
We present a case of neuromyelitis optica (NMO) in a previously healthy 64-year-old woman. While CT scan and MRI investigations of the brain as well as myelography were normal, CSF revealed a pathological increase of IgG. Notwithstanding an intensive steroid therapy the patient died after 4 1/2 months. Microscopic examination showed, besides extensive demyelination of the optic nerves and spinal cord (especially in its cervico-dorsal tract), several small demyelinating plaques in the white matter of the pons and near the right lateral ventricle. These findings confirm once again that NMO is a clinical variant of multiple sclerosis and that this disease may make its first appearance at an old age.
Sommario Viene descritto un caso di neuromielite ottica (NMO) insorta in una donna di 64 anni. Mentre la Tomografia Computerizzata e la Risonanza Magnetica Nucleare a livello encefalico nonché la mielografia risultarono normali, fu invece documentato un aumento patologico delle IgG liquorali. La paziente giunse a morte dopo 4 mesi e mezzo nonostante una intensa terapia steroidea. L'esame microscopico dimostrò, accanto ad una estesa demielinizzazione dei nervi ottici e del midollo spinale (specialmente nel tratto cervico-dorsale) piccole placche di demielinizzazione disseminate nella sostanza bianca del ponte ed in prossimità del ventricolo laterale destro. Questi reperti confermano che la NMO è una variante clinica della sclerosi multipla e che può esordire in età avanzata.
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12.
Classic statistical method (mean, standard deviation, variance) were used to analyze peripheral nerve conduction tests and visual evoked potentials in 13 chronic alcoholics and in 11 chronic alcoholics who had abstained for at least one year, in order to assess the repercussions of alcohol on the PNS and on the visual pathways and their reversibility. The sensory fibers were more affected than the motor fibers, and while the damage to the motor fibers was transient the damage to the sensory fibers was permanent and also significantly different, at least in the early stages, in the two lower limbs. Our results showed constant involvement, without clinical symptoms, of the visual potential, especially of the earliest component N70 and of the amplitude of the response. This would suggest greater involvement of the peripheral visual nervous structures, that is retino-geniculo-cortical, than of the more properly cortical structures, though these are also affected. For the visual damage too withdrawal of alcohol seems to determine a regression, though only partial, of the neurophisiological changes. The simultaneous involvement of VEP and peripheral nerve function is at variance with the assertion that optic nerve damage is a very rare event in alcoholism.
Sommario Sono stati analizzati con i metodi statistici classici (media, deviazione standard, varianza) i risultati dei test di funzionalità della conduzione nervosa periferica ed i potenziali evocati visivi di 13 soggetti alcoolisti cronici e di 11 soggetti alcoolisti cronici astinenti da almeno 1 anno, al fine di valutare sia la ripercussione dell'alcool sul SNP che sulle vie visive, sia la eventuale reversibilità dei danni da esso procurati. I dati della nostra ricerca confermano un maggior interessamento delle fibre sensitive rispetto alle fibre motorie; tale interessamento mentre è transitorio nelle fibre motorie, è stabile nelle fibre sensitive ed anche significativamente diverso, almeno nelle prime fasi, nei due arti inferiori. I nostri risultati inoltre mostrano un interessamento costante, senza sintomatologia clinica, del potenziale visivo, soprattutto della componente più precoce N70e dell'ampiezza della risposta. Ciò farebbe pensare ad un interessamento preminente delle strutture nervose visive periferiche, cioè retino-genicolo-corticali, rispetto alle strutture più propriamente corticali pur esse alterate. Anche per la patologia visiva la sospensione dell'ingestione di alcool determinerebbe una regressione, sia pur parziale delle alterazioni neurofisiologiche. In conclusione l'interessamento contemporaneo sia del PEV che dei test di funzionalià nervosa periferica tende a smentire la affermazione che la lesione del nervo ottico sia un evento molto raro nella patologia alcoolica.
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13.
Serial analyses of peripheral blood T-lymphocyte subsets were performed in 280 samples collected over a 27 months period from 14 multiple sclerosis patients. A significant decrease of T8+ cells was found in 47.1% (47/87) of blood samples collected within four weeks of onset of a relapse opposed to 2.1% (1/47) of samples collected during the four weeks before a relapse and to 3.4% (5/146) of those collected over four weeks after a relapse. Changes of T-cells subsets appear to correlate with disease activity, but normal findings observed before relapses suggest that the decrease of T8+ cells cannot be used as valid predictor of relapse.
Sommario Una analisi seriale delle sottopopolazioni T-linfocitarie del sangue periferico è stata eseguita in 280 campioni prelevati in un periodo di 27 mesi da 14 pazienti affetti da Sclerosi Multipla. Una riduzione significativa delle cellule T8+ è stata trovata nel 47,1% (41/87) dei campioni ematici prelevati durante le quattro settimane dopo l'insorgenza della recidiva rispetto al 2,1% (1/47) dei campioni prelevati durante le quattro settimane prima di una recidiva e rispetto al 3,4% (5/146) di quelli prelevati oltre quattro settimane dopo una recidiva. Le variazioni delle sottopopolazioni delle cellule T sembrano correlarsi con l'attività della malattia, ma i valori normali osservati prima delle recidive suggeriscono che la riduzione delle cellule T8+ non può essere usata come un valido predittore delle recidive.
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14.
Light-microscope findings and pathological ultrastructural changes in sural nerve biopsies from two patients affected by hypothyroidism, one with overt signs of peripheral neuropathy, the other asymptomatic, were studied. In both patients the endoneural vessels showed clear pathological changes similar to those of other metabolic neuropathies, but more marked in the symptomatic patient. It is proposed that the changes observed in the nerve fibers in hypothyroid neuropathy are secondary to changes in the endothelial cells and in the vessel wall.
Sommario Sono state studiate al microscopio ottico ed elettronico le biopsie del nervo surale di due pazienti affette da i-potiroidismo, con storie cliniche differenti in quanto, mentre in un caso era presente una polineuropatia conclamata, nel secondo non vi erano segni di interessamento nervoso periferico. Poiché in entrambi i casi sono state messe in evidenza solo differenze quantitative nell'entità delle lesioni riscontrate a carico dei vasi dell'endonervio, si formula l'ipotesi che la neuropatia sia secondaria all'interessamento vascolare.
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15.
Two methods of inducing convulsions were used in male Swiss albino mice of different ages: exposure to hyperbaric oxygen and pentylenetetrazole treatment. Hyperbaric oxygen proved to be a valid model of experimental epilepsy with an age-dependent trend. The youngest mice presented a much longer convulsion latency time than the adult mice but the curve of distribution of latency time versus age showed progressively increasing sensitivity. Pentylenetetrazole induced convulsions, apart from the youngest subgroup, without variations by age. Hyperbaric oxygen convulsions provide an interesting model for the study not only of the neurochemistry of convulsions but also of the membrane changes that occur in the course of cerebral maturation and aging.
Sommario Due diversi metodi di indurre la convulsità sono utilizzati in un gruppo di topi albino Swiss di sesso maschile, di differenti età di vita: la esposizione all'ossigeno iperbarico e il trattamento con pentilentetrazolo. L'ossigeno iperbarico si dimostra in grado di costituire un modello valido di epilessia sperimentale con modalità dipendenti dall'età dell'animale. I topi più giovani presentano una latenza nel tempo di convulsività maggiore rispetto ai topi adulti, con un andamento della distribuzione dei tempi rispetto all'età che segue una curva di tipo iperbolico. Il pentilentetrazolo agisce come convulsivante con modalità identiche nei gruppi di animali di diverse età. Il modello di convulsività da ossigeno iperbarico ci sembra pertanto interessante non soltanto per lo studio della neurochimica del fenomeno convulsivo ma anche come possibile schema di indagine dei fenomeni biochimici e delle modificazioni di membrana che si verificano nel corso della maturazione e dell'invecchiamento cerebrale.
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16.
20 patients who had undergone microvascular decompression for the treatment of “idiopathic” trigeminal neuralgia (9 cases), hemifacial spasm, (7 cases), glossopharyngeal neuralgia (3 cases) and paroxysmal vertigo and tinnitus (1 case) were followed up for 25 months on average. Permanent relief of symptoms was observed in 19 (95%), with sparing of cranial nerve function. Analysis of the clinical data shows that the patients described in the present series did not differ from those considered to suffer from “idiopathic” cranial nerve dysfunction syndromes. The importance of vascular cross compression as etiological factor in such conditions is stressed and the pathophysiology discussed. The term “cryptogenic” applied to trigeminal neuralgia or hemifacial spasm thus needs revising. Lastly, the indications of microvascular decompression in the treatment of “cryptogenic” cranial nerve dysfunction syndromes are defined.
Sommario Venti pazienti affetti da forme “essenziali” di nervralgia trigeminale (9 casi), emispasmo facciale (7 casi), nevralgia glosso-faringea (3 casi) e vertigine e tinnito parossistici (1 caso), operati di decompressione microvascolare, sono stati riesaminati ad una distanza media dall'intervento di 25 mesi. In 19 pazienti (95%) si è osservata la completa guarigione, in assenza di deficit funzionali a carico dei nervi cranici interessati. In base ai dati clinici e neuroradiologici, i pazienti qui descritti non sono differenziabili dal gruppo generale di malati con forme “idiopatiche” di nevralgia od emispasmo. Viene sottolineata l'importanza del fattore compressivo vascolare nel determinismo delle disfunzioni “essenziali” dei nervi cranici, e se ne discutono le interpretazioni fisiopatologiche. Si suggerisce quindi la necessità di rivedere il concetto di “idiopatico” applicato a tali condizioni morbose. Infine vengono definite le precise indicazioni ed il ruolo della decompressione microvascolare nella terapia della patologia “essenziale” dei nervi cranici.
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17.
We describe a patient with leptomeningeal carcinomatosis in whom no primary malignancy was found in spite of extensive laboratory investigations. The diagnosis was supported, however, by cytological and biochemical CSF examination. Of particular interest in this setting was the low level of glycorrhachia. In order to understand better the mechanism of hypoglycorrhachia, the patient was subjected to I.V. glucose loading; serial samples of blood and CSF were obtained to determine glucose and lactic acide levels. We found that: 1) The low CSF glucose concentration was not increased by I.V. infusion of sugar; 2) the high basal CSF lactic acid level was not further stimulated by I.V. glucose loading. These data suggest that hypoglycorrhachia was not due to an increased utilization of glucose by neoplastic cells that infiltrate the meninges but to abnormal transport of glucose from blood to CSF.
Sommario Viene descritta una paziente affetta da carcinomatosi meningea nella quale, nonostante le approfondite indagini strumentali, non si è obiettivata alcuna neoplasia primitiva. La diagnosi è stata confermata dall’esame citologico e biochimico del liquor. Di particolare interesse è la bassa concentrazione di glucosio nel liquido cefalo rachidiano. Al fine di chiarire il meccanismo della ipoglicorrachia, la paziente è’stata sottoposta ad un carico endovenoso di glucosio, con successiva determinazione in campioni seriati di sangue e liquor dei livelli di glucosio ed acido lattico. Sulla base dei risultati ottenuti gli autori giungono alla conclusione che: 1) la bassa concentrazione di glucosio nel liquor non è influenzata dall’infusione endovenosa di glucosio; 2) gli alti valori basali di acido lattico liquorale non vengono ulteriormente incrementati dal carico endovenoso di glucosio. Questi dati suggeriscono che la ipoglicorrachia non è dovuta ad un aumentato utilizzo di glucosio da parte delle cellule neoplastiche infiltranti le meningi, ma ad un abnorme trasporto di glucosio dal sangue al liquido cerebro spinale.
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18.
26 patients with ataxic hemiparesis syndrome (AHS), due to acute ischemic cerebrovascular disease, have been submitted to clinical and electrophysiological evaluation, in order to assess the frequency of sensory disturbances in this condition. Sensory impairment were present in 78% and SEP abnormalities in 54% of the patients, while they were entirely absent in 23% of them. Lesions responsible for AHS, detected by CT scan, were mainly located in the thalamus, capsula interna, subcortical white matter, centro parietal cortex; sensory and SEP changes were more frequent in gross infarct involving the cortex and in smaller infarcts involving the thalamus, less frequent in the lacunar infarcts of the capsula interna and subcortical white matter, relatively rare in patients with CT scan without hypodense lesions. Although a statokinesthesic defect and/or major SEP abnormalities were often present (38% of patients), our findings do not support the view that they are involved in the pathogenesis of the ataxia, which may rather be attributed to a derangement of cerebro-cerebellar and cerebello-cerebral connections.
Sommario 36 pazienti che presentavano una sindrome di Emiparesi Atassica (EA) sono stati studiati sotto il profilo clinico ed elettrofisiologico al fine di stabilire la frequenza dei disturbi sensitivi nel quadro in esame. Disturbi sensitivi e alterazione dei PES furono riscontrati rispettivamente nel 73% e nel 54% dei soggetti. Le lesioni responsabili della EA, documentate dalla TAC, risultavano localizzate nel talamo, nella capsula interna, nella sostanza bianca sottocorticale, nella corteccia centro-parietale. I disturbi sensitivi e le alterazioni dei PES erano più frequenti nei vasti infarti ad interessamento corticale e nei piccoli infarti talamici, meno frequenti negli infarti lacunari della capsula interna e della sostanza bianca, relativamente rari nei casi a TAC negativa per lesioni focali. Benché disturbi della sensibilità statochinestesica e/o alterazioni dei PES siano stati rilevati nel 38% dei soggetti studiati, gli AA. sono propensi a ritenere che la EA sia più provatamente ascrivibile ad interessamento delle connessioni cortico-cerebellari e cerebello-corticali.
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19.
101 patients with multiple sclerosis (MS) (53 definite, 22 probable, 8 possible and 18 suspected according to the McDonald and Halliday criteria) were investigated by magnetic resonance imaging (MRI), to evaluate its diagnostic sensitivity compared to other diagnostic parameters such as cerebrospinal fluid (CSF) findings and auditory brainstem responses (ABR). In addition, correlations between severity of lesions on MRI and clinical data (disability duration of the disease and progression rate) and CSF immunoglobulin abnormalities were evaluated. MRI detected multiple demyelinating lesions in 96% of definite, 77% of probable, 50% of possible and 56% of suspected MS. In the same groups CSF was positive for oligoclonal banding in 85%, 68%, 50% and 37% and ABR in 82%, 50%, 80% and 28% respectively. Severity of MRI was found to correlate with disability and duration of the disease, but not with progression rate. The presence of CSF oligoclonal bands and a raised and IgG index were usually associated with more extensive white matter involvement as evaluated by MRI.
Sommario 101 Pazienti affetti da Sclerosi Multipla (SM) (53 definiti, 22 probabili, 8 possibili e 18 sospetti secondo i criteri diagnostici di McDonald e Halliday) sono stati studiati con Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) allo scopo di valutarne la sensibilità diagnostica in confronto ad altre metodiche diagnostiche quali l'esame del liquor cerebrospinale e lo studio dei potenziali evocati uditivi (ABR). Sono state inoltre valutate le correlazioni tra gravità degli aspetti RMN e parametri clinici (durata, grado di invalidità e tasso di progressione della malattia), e alterazioni delle immunoglobuline liquorali. Aree multiple di demielinizzazione venivano rilevate alla RMN nel 96% delle S.M. definite, nel 77% delle probabili, nel 50% delle possibili e nel 56% delle sospette. Negli stessi gruppi di pazienti l'esame del liquor cerebrospinale risultava positivo per la presenza di bande oligoclonali nell'85%, 68%, 50%, 80% e 28% rispettivamente. La gravità del quadro RMN si correla alla disabilità ed alla durata della malattia, ma non con il tasso di progressione. Le alterazioni delle immunoglobuline liquorali (presenza di bande oligoclonai o elevazione dell'indice IgG) è associata ad una maggiore estensione delle lesioni della sostanza bianca rilevate alla RMN.
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20.
We report two cases of lower cranial nerve palsies (XII in case 1, IX–X–XII in case 2) associated with abnormalities of the internal carotid artery at the base of the skull. In case 1 a limited dissection of the carotid wall produced both paresis of the hypoglossal nerve and Horners syndrome by compression of the nerve trunk against the base of the skull and stretching of the periarterial sympathetic fibres respectively. In case 2 we speculate that a narrow angled kinking of the internal carotid artery may have damaged cranial nerves IX, X and XII by interfering with the blood supply to the nerve trunks. In both cases the outcome was favorable with almost complete regression of the initial symptoms. We conclude that the association between lower cranial nerve disturbances and internal carotid artery abnormalities is probably more common than was thought. We suggest that the pathogenesis of the damage to the cranial nerves may differ from one case to the next.
Riassunto Gli Autori riportano due casi di paralisi dei nervi cranici bulbari (XII nel caso 1, IX–X–XII nel caso 2) causate da anomalie dell'arteria carotide interna alla base cranica. Nel caso 1 la paresi del XII nervo cranico, associato con sindrome di Claude Bernard Horner ipsilaterale, è state determinata da un anuerisma dissecante della carotide con conseguente compressione del tronco nervoso contro la base cranica e stiramento delle fibre simpatiche periarteriose. Nel caso 2 viene ipotizzato che la lesione del IX, X e XII nervo cranico sia stata di origine ischemica per la presenza di un'ansa ad angolo acuto dell'arteria carotide interna. In entrambi i casi il decorso è stato favorevole, con regressione pressochè completa dei sintomi iniziali. L'associazione fra anomalie della carotide interna e disturbi dei nervi cranici bulbari è probabilmente più frequente di quanto si ritenesse in precedenza e la patogenesi della lesione nervosa può essere variabile da caso a caso.
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