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1.
Cerebral blood flow (CBF) was studied at rest by 133-Xenon inhalation method in 15 normal subjects, in 10 patients with cerebral infarction and normal angiograms of major cerebral arteries and in 28 patients with unilateral stenosis-occlusion of the internal carotid artery (ICA), with or without cerebral infarction. All the normals and 20 patients with ICA stenosis-occlusion were tested again after cerebral vasodilatation induced by an intravenous bolus of acetazolamide. At rest the patients with cerebral infarction, irrespective of whether ICa stenosis-occlusion was present or not, showed abnormal side-to-side CBF asymmetry. After cerebral vasodilatation variations in side-to-side asymmetry were shown to depend on the inefficiency of the collaterals and not on the degree of ICA obstruction or on the presence of cerebral infarction. These data indicate that at rest side-to-side CBF distribution is influenced more by the presence of an ischemic zone than by a ICA stenosis-occlusion and that under these circumstances the hemodynamic effect of the vascular stenosis cannot be assessed. After cerebral vasodilatation a subset of patients - irrispective of the degree of ICA obstruction and of whether or not cerebral infarction is present - with true cerebrovascular insufficiency can be isolated.
Sommario Al fine di valutare l'effetto della patologia steno-occlusiva dell'arteria carotide interna (ACI) sulla perfusione cerebrale, è stato studiato il flusso ematico cerebrale mediante inalazione di Xenon 133 in 15 volontari sani, in 10 pazienti con infarto cerebrale e normale quadro angiografico dei tronchi arteriosi sopra aortici e del circolo intracranico ed in 28 pazienti con patologia steno-occlusiva unilaterale dell'ACI, con o senza infarto cerebrale. Tutti i soggetti normali e 20 pazienti con malattia steno-occlusiva sono stati rivalutati dopo vasodilatazione cerebrale ottenuta tramite somministrazione di Acetazolamide per via venosa. In condizioni basali i pazienti con infarto cerebrale hanno presentato elevate asimmetrie di perfusione interemisferica indipendentemente dalla presenza di alterazioni a carico dell'ACI. Dopo vasodilatazione l'aumento di asimmetria è risultato dipendente dalla inefficienza dei circoli collaterali e non dal grado di stenosi della carotide interna o dalla presenza di infarto cerebrale. Questi dati indicano che l'effetto emodinamico di una stenosi vascolare non può essere valutato in condizioni di riposo e che dopo vasodilatazione cerebrale si può individuare un sottogruppo di pazienti che, indipendentemente dal grado di stenosi vascolare e dalla presenza di infarto cerebrale, soffrono di reale insufficienza cerebrovascolare.
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2.
We retrospectively examined 39 patients with AIDS and central nrvous system toxoplasmosis in order to determine the efficacy and safety of two combinations: pyrimethamine-sulfadiazine and pyrimethamine-clindamycin. The results showed a response rate of 79% for the sulfadiazine association and a high failure rate in the clindamycin group. Side effects with sulfadiazine were slightly more frequent, but with desensitization protocols discontinuation was kept down. The combination of pyrimethamine and sulfadiazine, associated, when necessary, with desensitization schedules, was confirmed to be first choice therapy for cerebral toxoplasmosis in AIDS patients. The role of alternative regimens needs further evaluation.
Sommario Al fine di determinare efficacia e tollerabilità delle associazioni pirimetamina-sulfadiazina e pirimetamina-clindamicina, sono stati studiati retrospettivamente 39 pazienti con AIDS e toxoplasmosi cerebrale. I risultati dimostrano un tasso di risposta del 79% per l'associazione con sulfadiazina, e un'elevata frequenza di insuccessi terapeutici nel gruppo trattato con clindamicina. Gli effetti collaterali in corso di terapia con sulfadiazina sono risultati lievemente più frequenti; l'impiego di protocolli di desensibilizzazione ha comunque consentito di ridurre la necessità di interruzione del trattamento. L'associazione pirimetamina-sulfadiazina si conferma terapia di scelta della toxoplasmosi cerebrale nei pazienti con AIDS, eventualmente in associazione con schemi di trattamento desensibilizzante. Da verificare ulteriormente il ruolo di protocolli terapeutici alternativi.
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3.
To find out whether the high blood glucose values sometimes found in the first stage of ischemic stroke have any prognostic value, we considered 76 patients hospitalized within 24 h of an acute cerebral infarction, documented by CT brain scan and/or necropsy, whose fasting blood glucose was recorded before any treatment was given. The patients were sorted into 3 groups: diabetics, normoglycemic nondiabetics and hyperglycemic nondiabetics. On the CT findings cases with large cortical and/or subcortical infarcts were analyzed separately from those with lacunar infarcts. The clinical symptoms on admission proved to be more severe (p<0.02) and 30-day mortality higher (p<0.02) among the hyperglycemic nondiabetics, who also showed a highly significant (p<0.00001) preponderance of large cortical and subcortical infarcts over lacunar infarcts. Multivariate analysis, which took account of variables of known relevance to the prognosis of cerebral infarction (age, sex, arterial hypertension, severity of the clinical pattern, type of brain lesion), confirmed the statistically discriminant power, in terms of mortality, of belonging to the hyperglycemic nondiabetic group. The results of the study confirm that hyperglycemia at stroke onset in nondiabetic patients is an adverse prognostic factor and suggest that it may be a reaction to stress, depending on the size of the infarcted area.
Sommario Al fine di stabilire l'eventuale significato prognostico degli elevati tassi glicemici, talora riscontrabili nelle fasi più precoci di un ictus cerebrale ischemico, sono stati presi in considerazione 76 pazienti ricoverati nelle prime 24 ore dopo un infarto cerebrale acuto, documentato con TAC del cranio e/o autopsia, la cui glicemia a digiuno è state rilevata prima dell'inizio di qualsiasi intervento terapeutico. I pazienti sono stati divisi in 3 gruppi: diabetici, non diabetici normoglicemici e non diabetici iperglicemici. A seconda dei reperti della TAC del cranio sono stati separatamente analizzati i casi con estesi infarti corticali e/o sottocorticali e quelli con infarto lacunare. La sintomatologia clinica all'ingresso è risultata più grave (p<0.02) e la mortalità a trenta giorni maggiore (p<0.02) nei pazienti non diabetici iperglicemici nei quali si è constatata inoltre una preponderanza altamente significativa (p<0.00001) di grossi infarti corticali e sottocorticali. L'analisi multivariata, che ha tenuto conto delle principali variabili di nota importanza per la prognosi dell'infarto cerebrale (età, sesso, ipertensione arteriosa, gravità del quadro clinico, tipo di lesione cerebrale). ha confermato il ruolo discriminante statisticamente significativo, riguardo alla mortalità, dell'appartenenza al gruppo dei non diabetici iperglicemici. I risultati dello studio confermano il ruolo prognosticamente sfavorevole dell'iperglicemia nella fase di esordio di un infarto cerebrale nei pazienti non diabetici e suggeriscono come essa possa avere un significato di reazione allo stress in rapporto all'estensione del'area infartuata.
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4.
The preliminary results of a double blind controlled prospective randomized trial of Azathioprine for therapeutic efficacy in 38 patients with Multiple Sclerosis are reported. Progression of the disease is significantly reduced in Azathioprine-treated group in comparison to Placebo-treated patients, but this effect is reached only after 3 years of treatment (P<0.025) regardless of the clinical course and without affecting relapse rate.
Sommario Vengono riportati i risultati preliminari di uno studio randomizzato in doppio cieco volto alla valutazione della efficacia terapeutica dell’Azatioprina in 38 pazienti affetti da Sclerosi Multipla. I risultati indicano una significativa riduzione del tasso di progressione della malattia nei pazienti trattati con Azatioprina rispetto a quelli trattati con placebo che si rende evidente solo dopo 3 anni di trattamento (P 0,025) ed è indipendente dal decorso della malattia. La frequenza di esacerbazioni non risulta invece influenzata dal trattamento con Azatioprina.
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5.
Sommario. Il medico che decide di somministrare una terapia trombolitica ad un paziente con ictus acuto non deve solo considerare i risultati dei trial randomizzati e controllati, cosa peraltro già di per sé complessa, ma si trova anche a dover affrontare una serie di problematiche legate al consenso e alle norme deontologiche e legislative, che non sempre si adattano facilmente alle situazioni di emergenza e ai problemi causati dall'ictus in fase acuta. Mentre l'analisi degli studi sulla trombolisi nella letteratura medica di questi ultimi anni è stata ampia, se non ridondante, il secondo aspetto, quello di come affrontare il problema del consenso, non è mai stato trattato in maniera adeguata. Il problema del consenso è particolarmente importante e delicato in Italia e in gran parte dei Paesi dell'Unione Europea, dove la terapia trombolitica può essere utilizzata soltanto off label, cioè al di fuori dell'autorizzazione dello Stato, o in ambito sperimentale. Questo documento si propone pertanto di fornire a tutti coloro che trattano il malato con ictus in fase acuta degli stumenti di riflessione che faccciano da ponte fra la generica indicazione della terapia trombolitica, derivante dall'esperienza degli studi clinici, e la sua effettiva utilizzazione. Received: 7 August 2001 / Accepted in revised form: 16 October 2001  相似文献   

6.
The role of thymectomy in the management of myasthenia gravis is reviewed in the light of the published data and of a personal series. The patients in whom the operation is most successful are non thymomatous patients aged between 10 and 40 years with an MG history of less than 3 years. There is no sex prevalence. Lasting improvement may be expected. There are no proven correlations between biological indices like the germinal centers in the thymus and/or AChR antibody titers and the postoperative course of the disease. Complete removal of the thymus seems to be crucial and hence the transsternal approach is preferred. The operation, less effective in patients with thymona than in those with an active thymus, is nonetheless necessary to in these patients prevent putative damage to surrounding organs from thymona infiltration. Why thymectomy should be effective in patients with an active thymus and not in those with a thymona may be revealed by in vitro studies of the interactions between thymic cells and peripheral B cells, now in progress.
Sommario Viene rivisto alla luce dei dati della letteratura e della casistica personale il ruolo della timectomia nella terapia della miastenia. Dei pazienti non portatori di timoma i migliori risultati si ottengono in quelli di età fra i 10 e i 40 anni con una durata della malattia minore di tre anni. Non vi è prevalenza di sesso. Ci si può attendere un miglioramento duraturo. Non vi sono prove di una correlazione tra gli indici biologici germinativi quali i centri germinali nel timo e o il titolo degli anticorpi contro i ricettori acetilcolinici e il decorso post-operatorio della malattia. É fondamentale la completa asportazione del timo e perciò è preferibile la scelta della tecnica di approccio transternale. Nei pazienti con timoma la timectomia è meno efficace ma l'intervento è necessario per evitare danni derivanti dall'infiltrazione del timoma sugli organi circostanti. Il perché della efficacia della timectomia nei pazienti con un timo attivo ma non in quelli con timoma potrà essere chiarito dagli studi in vitro sulle interazioni tra cellule timiche e quelle periferiche B, studi che sono ormai in stadio avanzato.
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7.
Stroke is one of the most frequent causes of acute symptomatic status epilepticus. The aim of this study was to investigate the electroclinical features of status epilepticus in acute ischemic stroke.Nine consecutively admitted patients with status epilepticus during ischemic stroke were examined: five of them had convulsive unilateral or generalized status epilepticus for from 24 hours to 9 days after a large hemispheric infarction, always associated with EEG epileptiform abnormalities; the remaining four had focal motor status epilepticus during the first 24 hours after a small cortical or subcortical infarction, and showed no clear EEG changes. Status epilepticus in acute ischemic stroke may have two distinct electroclinical patterns of different prognostic significance.
Sommario L'infarto cerebrale rappresenta una delle cause più frequenti dello stato di male epilettico sintomatico. Nel nostro studio abbiamo analizzato le caratteristische elettrocliniche dello stato epilettico in pazienti con ictus ischemico cerebrale.Abbiamo studiato nove pazienti con stato epilettico in corso di ictus ischemico. Dei quali, cinque hanno resentato uno stato epilettico convulsivo generalizzato, esordito in un intervallo di tempo compreso tra 24 ore 3 9 giorni dalla comparsa di un vasto infarto cerebrale. Dal punto di vista elettroencefalografico, erano sempre presenti anomalie epilettiformi. Quattro pazienti hanno presentato uno stato di male parziale motorio, esordito 24 ore dopo un infarto corticale o sttocorticale di modeste dimensioni. In questo case le manifestazioni cliniche non erano associate ad evidenti anomalie elettroencefalografiche.Sulla base della nostra osservazione riteniamo che lo stato di male epilettico in corso di ictus ischemico sia caratterizzato da due tipi di pattern elettroclinici con decorso e significato prognostico differenti.
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8.
Visual (VEP) and brainstem auditory (BAEP) evoked potentials (EP) were recorded in 21 multiple sclerosis (MS) patients in acute relapse before and after steroid treatment. VEPs were abnormal in 14/21 patients and BAEPs in 10/21 patients before treatment. In 4 patients with acute optic neuritis (ON), an improvement of VEPs paralleled clinical evolution in 3 cases. Substantial and contrasting changes in VEPs or BAEPs, with no clinical counterpart, were related to a spontaneous fluctuation of EPs in acute relapses of MS. These changes suggest frequent subclinical (multifocal and, possibly, sequential) central nervous system involvement in MS bouts. Group analysis showed nonsignificant changes in EP parameters before and after treatment. Our results indicate that evoked potentials (EPs) are of limited value for monitoring the short-term effect of steroid treatment in MS in bouts.
Sommario I potenziali evocati visivi (VEP) ed acustici troncoencefalici (BAEP) sono stati eseguiti in 21 pazienti affentti da sclerosi multipla (SM) in fase di poussée, prima e dopo un ciclo di trattamento con steroidi. Prima del trattamento i VEP edi BAEP sono risultati alterati in 14 e 10 pazienti rispettivamente. 4 pazienti presentavano una neurite ottica (ON) in fase acuta; in 3, dopo il trattamento, è stato rilevato un significativo miglioramento dei VEP e dell'acuità visiva. Significative, ma contrastanti, modificazioni dei VEP e BAEP, riscontrate in altri 5 pazienti, non correlate all'evoluzione clinica, sono suggestive di un interessamento subclinico, multifocale e possibilmente sequenziale, durante una poussée della SM. L'analisi per gruppi non evidenzia differenze statistiche significative tra prima e dopo il trattamento. I nostri risultati indicano che i potenziali evocati sono di limitata utilità ai fini di un monitoraggio a breve termine della SM in poussée.
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9.
In a double blind randomized crossover trial lasting 6 months selegiline, a selective MAO-B inhibitor, was tested against placebo for activity on verbal memory performances in Alzheimer-type dementia (DAT). Verbal memory was assessed with the Rey-Auditory-Verbal Learning Test at the start of treatment, at the time scheduled for crossover (90 days) and at the end of the trial (180 days). The results suggest that selegiline possesses significant activity on some memory parameters, which seems to depend on an improvement both in information processing abilities and in learning strategies at the moment of acquisition
Sommario In uno studio doppio cieco cross-over, randomizzato verso placebo della durata di sei mesi, è stata analizzata l'influenza della selegilina, inibitore selettivo delle MAO-B, sulle prestazioni di memoria verbale di 22 pazienti con diagnosi clinica di demenza tipo Alzheimer (DAT). L'esame della memoria verbale è stato effettuato con il Rey-Auditory Verbal Learning test all'inizio del trattamento, dopo 90 giorni, momento previsto per il cross-over, e dopo 180 giorni, al termine della sperimentazione. I risultati suggeriscono una significativa efficacia della selegilina su alcuni parametri di memoria, che sembrano riconducibili ad un miglioramento sia delle capacità di elaborazione delle informazioni, sia delle strategie di apprendimento al momento dell'acquisizione.
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10.
We assessed the attack drugs taken by 200 migraine without aura patients (International Headache Society criteria, 1988) between 1989 and 1991. A detailed pharmacological history regarding the acute attack therapy adopted up until our initial visit was gathered, including the type of drug used, dosage, administration route, the time of starting therapy, treatment efficacy, and the frequency and types of undesirable effects, all of which were subsequently compared with the guidelines (1993) of the Italian Society for the Study of Headache (SISC). The most commonly used are non steroidal anti-inflammatory drugs (NSAIDs). We observed a similar high frequency in the use of combinations, particularly prophyphenazone and barbituric acid. The pirazolones, such as noramidopyrine and prophyphenazone, are also widely used as single agents, even though they are not considered by the guidelines. Our study underlines the fact that current drug use differs in several respects from the guidelines.
Sommario Abbiamo esaminato il trattamento farmacologico dell'attacco acuto, usato da 200 pazienti sofferenti di emicrania senza aura (criteri IHS 1988), visitati nel periodo 1989–1991. È stata raccolta una dettagliata analisi farmacologica sulle terapie d'attacco usate dai pazienti nel corso della loro storia cefalalgica precedentemente alla prima visita presso il nostro ambulatorio. Sono state studiate le seguenti variabili: tipo di farmaco usato, dosaggio e via di somministrazione, efficacia del trattamento, frequenza e tipo degli effetti indesiderati; questi parametri sono stati confrontati con le linee guida della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee (SISC, 1993). I farmaci più comunemente usati sono gli antiinfiammatori non steroidei; abbiamo osservato un analogo uso delle associazioni, in particolare propifenazone ed acido barbiturico. I pirazolonici propifenazone ed amidopirina, non consigliati nelle linee guida, sono anch'essi largamente usati. Il nostro studio evidenzia il fatto che l'utilizzo corrente dei farmaci differisce in molti aspetti da quello suggerito dalle linee guida.
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11.
Botulinum A toxin was injected into the affected muscles in 20 patients with blepharospasm, 8 with torticollis and 12 with hemifacial spasm. In all cases blepharospasm and hemifacial spasm was abolished or markedly reduced. The only side effect was transient ptosis and diplopia. Patients with torticollis had a mild to moderate improvement of the dystonic posture and pain; dysphagia was the most troublesome side effect. Botulinum A toxin is an effective therapy in patients with focal dystonia and spasms.
Sommario La somministrazione di tossina botulinica A è stata effettuata in 20 pazienti con blefarospasmo, in 8 con torcicollo e in 12 con emispasmo facciale. Nei pazienti con blefarospasmo ed emispasmo facciale si è osservata la scomparsa o una notevole riduzione della contrazione del muscolo orbicolare delle palpebre. La somministrazione di tossina ha provocato una transitoria ptosi o diplopia. Nei pazienti con torcicollo si è osservata una riduzione lieve o moderata del torcicollo e del dolore. Alcuni pazienti hanno presentato una transitoria disfagia. In conclusione i risultati del presente lavoro dimostrano come la tossina botulinica sia efficace nel trattamento delle distonie focali e degli spasmi localizzati.
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12.
The aim of this study was to evaluate the therapeutic activity of Deprenyl in patients with Parkinson disease already being treated with L-Dopa+PDI. 15 selected patients were allocated to two groups according to clinical features and course of the disease, the first consisting of 9 patients with a mean disease duration of 5 years without any side-effects attributable to L-Dopa and the second of 6 patients with long-term illness (a mean disease duration of 8 years), side-effects and on-off phenomenon.All the patients of the first group completed the scheduled 10-week course of Deprenyl treatment obtaining a significant improvement on the baseline WRS scores, in tremor, in rigidity, in motility and a 30.5% reduction in the L-Dopa dose. The patients of the second group showed no significant modification of the symptoms; in 2 cases the treatment was discontinued due to acute delusional-hallucinatory disorders and deterioration of the involuntary movements.A more precise evaluation of Deprenyl activity in the L-Dopa syndrome will depend on further studies.
Sommario Lo scopo di questo studio è quello di valutare l'efficacia terapeutica del Deprenyl in pazienti parkinsoniani precedentemente trattati con L-dopa più PDI.15 Pazienti sono stati selezionati e suddivisi in due gruppi in accordo con le caratteristiche cliniche e di evoluzione della malattia. Il primo gruppo è costituito da 9 pazienti con una durata media di malattia di 5 anni che non presentano effetti collaterali attribuibili al trattamento con L-dopa ed il secondo gruppo è costituito da 6 pazienti con una durata media di malattia di 8 anni che presentano fenomeni collaterali al trattamento al trattamento a lungo termine con L-dopa e fenomeni on-off. Tutti i pazienti del primo gruppo hanno completato il periodo di trattamento previsto di 10 settimane ottenendo un significativo miglioramento rispetto alle condizioni basali del WRS Scores, del tremore, della rigidità e della motilità con una riduzione della dose giornaliera di L-dopa del 30.5%.I pazienti del secondo gruppo non hanno mostrato significative modificazioni dei sintomi e in due casi il trattamento è stato sospeso per fenomeni psichici acuti e per peggioramento dei movimenti involontari patologici. Una migliore valutazione dell'efficacia del Deprenyl nella long-term L-dopa treatment syndrome, necessita di ulteriori studi.
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13.
The presence of a dense appearance of the horizontal part of the middle cerebral artery (the “dense middle cerebral artery sign”) was looked for on CT scans taken on admission in 90 consecutive patients with ischemic stroke in the carotid artery distribution. The outcome of the 14 patients with the sign was poorer than that of 76 patients without the sign (Odds ratio 4.3). We suggest that this sign could be a useful prognostic variable in the acute phase of an ischemic stroke.
Sommario è state ricercata retrospettivamente la presenza della immagine iperdensa del tratto orizzontale della cerebrale media (“dense middle cerebral artery sign”) negli esami TAC eseguiti in 90 pazienti consecutivi con sintomatologia riferibile ad ischemia acuta nel territorio del circolo carotideo. L'evoluzione clinica dei 14 pazienti in cui il segno della cerebrale media iperdensa è stato rilevato è stata peggiore degli altri 76 (Odds ratio 4.3). Gli autori suggeriscono che il rilievo di questo segno può rappresentare una utile indicazione prognostica precoce nei casi di ischemia cerebrale acuta.
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14.
We report the SPECT, CT and CW Doppler findings in a series of 117 patients with cerebral ischemic lesions and correlate them with the clinical finding SPECT-PAO proved to be more sensitive in localizing focal lesions than CT which in 50% of the cases was normal or yielded an image of cerebral atrophy. In the latter cases CW Doppler ultrasound on the supraaortic trunks showed changes, circumscribed or diffuse. On the CW Doppler and SPECT evidence we consier that the CT image of cerebral atrophy may denote an alteration of the cerebral blood flow and metabolism and should be assessed in this light in the diagnosis and prognosis of cerebral ischemic lesions.
Sommario Gli autori presentano i dati SPECT, TC, e CW DOPPLER in una casistica di 117 pazienti affetti da lesioni ischemiche cerebrali e correlano i risultati di tali indagini con il quadro clinico. Evidenziano inoltre la sensibilità dell'esame SPECT-PAO per la localizzazione di lesioni focali nei confronti della TC che nel 50% dei casi risulta normale o evidenzia un quadro di atrofia cerebrale. In questi sessi casi l'esame CW Doppler, eseguito a livello dei tronchi sopraortici, dimostra alterazioni cricoscritte o diffuse. Sulla base dei dati forniti dalla CW Doppler e dalla SPET gli autori ritengono pertanto che il reperto TC di atrofia cerebrale possa essere espressione di una alterazione della perfusione e del metabolismo cerebrale quindi debba essere rivalutato per la diagnosi e la prognosi di pazienti affetti da lesioni ischemiche cerebrale li.
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15.
The role of alcohol as a risk factor for cerebral infarction and hemorrhage has been assesed in 200 middle-aged and elderly stroke patients and 200 controls matched for age, sex and hospital admission date. Computed tomographic brain scans were done in all but 10 of the stroke patients. Alcohol intake was reckoned on the 12 months preceding hospitalization and expressed in grams daily according to a standard nomogram. The Michigan Alcoholism Screening Test was used for the diagnosis of alcoholism. Cerebral infarction was present in 59% of the stroke patients and cerebral hemorrhage in 9%. The role of alcohol as risk factor for stroke proved to be small (Odds Ratio 1.86) and was practically lost after adjustement for the most common risk factors for cerebrovascular disorders (previous strokes, arterial hypertension, diabetes, obesity and hyperlipidemia). Our findings seem to suggest that alcohol is not an independent risk factor for stroke in the middle-aged and elderly. The data are, however, preliminary and are discussed in the light of methological problems.
Sommario Il contributo dell'alcool come fattore di rischio per l'infarto e l'emorragia cerebrale è stato esaminato in 200 pazienti con stroke e 200 controlli in età medio-avanzata, appaiati per età, sesso e data di ricovero ospedaliero. Una tomografia assiale computerizzata dell'encefalo fu eseguita in tutti i casi di stroke tranne 10. L'entità della assunzione alcoolica fu calcolata con riferimento ai 12 mesi precedenti il ricovero e fu espressa in grammi al giorno in base ad un apposito monogramma. Per le diagnosi di alcoolismo fu usato un questionario ad-hoc, il Michigan Alcoholism Screening Test. Un infarto cerebrale fu documentato nel 59% dei casi ed una emorragia cerebrale nel 9%. Il ruolo dell'alcool come fattore di rischio per lo stroke risultò modesto (Odds Ratio 1.86) e venne praticamente annullato dopo aver aggiustato per i più comuni fattori di rischio per malattie cerebrovascolari (ictus precedenti, ipertensione arteriosa, diabete, obesità ed iperlipidemia). I nostri dati sembrano escludere un ruolo indipendente dell'alcool nella genesi dello stroke. Tuttavia, i risultati ottenuti (da intendere come preliminari) sono discussi alla luce di alcuni problemi metodologici.
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16.
After a review of the prognostic factors affecting the short-term outcome of completed stroke, the implications for the design of stroke treatment trials are discussed. These concern stratification variables, patients selection, sample size estimation, length of follow-up, and measures of outcome. Potential variables for stratification are 1) type of stroke (i.e. infarct or hemorrhage), 2) age of the patients, 3) level of consciousness, and 4) preceding hypertension and heart disease.
Sommario Dopo una revisione dei fattori che condizionano la prognosi a breve termine dell'ictus cerebrale, gli autori discutono le principali implicazioni di tali fattori per la progettazione di trials clinici controllati per questa malattia. Tali fattori condizionano la scelta delle variabili di stratificazione, del tipo di pazienti, delle dimensioni del campione, della lunghezza del periodo di follow-up e dei parametri di efficacia. Le variabili da considerare nella stratificazione sono: 1) il tipo di ictus cerebrale (cioè infarto o emorragia), 2) l'età del paziente, 3) il livello di coscienza e 4) la presenza nell'anamnesi di ipertensione arteriosa o di malattie cardiache.
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17.
We describe 5 cases of thrombotic thrombocytopenic purpura (TTP) with neurological manifestations. All of the patients underwent brain magnetic resonance imaging (MRI) following recovery; two underwent single photon emission tomography (SPET) during the acute phase of the disease. SPET showed reduced cerebral blood flow, whereas the results of brain MRI were normal in all patients. Plasma exchange (PE) treatment was promptly instituted in all cases.Our findings show that prompt treatment with PE may avoid permanent brain damage even when the neurological signs and symptoms are relate to brain ischemia.
Sommario Descriviamo 5 casi di Porpora Trombotica Trombocitopenica con manifestazioni neurologiche. Tutti i casi sono stati studiati mediante Risonanza Magnetica Cerebrale dopo la regressione della sintomatologia neurologica. Durante la fase acuta della malattia, due di loro sono stati studiati anche con SPET cerebrale. La SPET ha mostrato una riduzione del flusso ematico cerebrale mentre la Risonanza Magnetica è risultata normale in tutti i pazienti. Il trattamento con plasmaferesi veniva iniziato rapidamente in tutti i casi.I nostri dati indicano che un repentino trattamento con plasmaferesi può evitare un danno neurologico permanente, sebbene i segni ed i sintomi siano ascrivibili all'ischemia cerebrale.
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18.
Attention has focused on naloxone, an opiate receptor antagonist, because of its potential benefit in reversing neurological damage after acute cerebral ischemia. To evaluate the safety and possible efficacy of high-dose naloxone in ischemic stroke patients we planned a double blind pilot study. Between January 1989 and May 1990 24 patients were randomly assigned to the naloxone or placebo group according to age and neurological deficit. Naloxone was given in a loading dose of 5 mg/kg over 10 minutes followed by a 24-hour infusion at the rate of 3.5mg/kg/h. 10 patients experienced minor side effects but none of them had to discontinue the treatment. 9 patients improved: 6 in the naloxone group and 3 in the placebo group, but no significant difference was found using the non parametric Mann-Whitney test. Our study suggests that naloxone is safe at the dose used, but the results do not support the planning of similar trials on a larger scale.
Sommario è stata posta grande attenzione sul Naloxone, un antagonista dei recettori degli oppiacei, e sulla sua potenziale utilità nel far regredire il danno neurologico dopo un'ischemia cerebrale acuta. Per valuatare la sicurezza e la possibile efficacia di alte dosi di naloxone nei pazienti con ictus ischemico, abbiamo programmato uno studio pilota in doppio cieco. Dal gennaio 1989 al maggio 1990 ventiquattro pazienti sono stati assegnati casualmente al gruppo Naloxone o a quello Placebo secondo l'età e il deficit neurologico. Il naloxone venne somministrato in una dose di carico di 5 mg/kg in 10 minuti seguita da un 'infusione di 24 ore (3.5 mg/kg/h). Dieci pazienti ebbero effetti collaterali minori ma nessuno di essi dovette interrompere il trattamento. Nove pazienti migliorarono: sei nel gruppo Naloxone e tre nel gruppo placebo, ma non fu trovata alcuna differenza significativa usando il test non parametrico di Mann-Whitney. Il nostro studio suggerisce che il naloxone è sicuro alla dose usata, ma i risultati non giustificano la pianificazione di trials più grandi con le stesse caratteristiche.
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19.
In this paper we report Italian data on X-linked adrenoleukodystrophy (ALD) collected from 1985 to 1997. This disease appears to be the most common of the peroxisomal disorders and is associated with a functional defect of the peroxisomal very long chain fatty acid (VLCFA) oxidation. In Italy 117 cases have been recognized, but many cases may be unrecognized due to the heterogeneous clinical manifestations that vary from mild to very severe forms. To control the devastating course of this disease two therapeutic approaches are under evaluation: bone marrow transplantation (BMT) and dietary treatment based on a mixture of glyceroyl trioleate (GTO) and glyceroyl trierucate (GTE). Our experience of 68 subjects submitted to dietary treatment shows that almost all patients with signs of cerebral involvement at the beginning of treatment worsened or died, patients with the milder form, adrenomyeloneuropathy (AMN), remained stable, while 4 of the 15 presymptomatic subjects developed neurological signs of the disease. In recent years a more accurate selection of patients and donors for BMT has given favourable results, but some strict criteria should be respected.
Sommario In questo articolo sono riportati i dati riguardanti una casistica di pazienti affetti da adrenoleucodistrofia raccolti net periodo 1985–1997. Questo è il più frequente dei disordini perossisomiali ed è associato ad un difetto funzionale dell'ossidazione degli acidi grassi a lunga catena (VLCFA). In Italia sono stati identificati 117 casi, ma molti soggetti potrebbero essere sfuggiti alla diagnosi a causa dell'eterogeneita delle manifestazioni cliniche che possono essere lievi o estremamente gravi. Due differenti approcci terapeutici sono in corso di studio: il trapianto di midollo osseo e un trattamento dietetico costituito da una miscela di trioleato e trierucato. La nostra esperienza in 68 soggetti sottoposti al trattamento dietetico mostra che quasi tutti i pazienti con evidenti segni cerebrali al momento dell'inizio del trattamento sono peggiorati o deceduti, i pazienti con la forma piu lieve, l'adrenomieloneuropatia, rimangono in condizioni stabili, mentre 4 dei 15 soggetti presintomatici hanno sviluppato i segni neurologici della malattia. Per quanto riguarda i risultati ottenuti con il trapianto di midollo, si osserva the la piú accurata selezione dei pazienti e dei donatori attuata in questi ultimi anni ha permesso di ottenere risultati incoraggianti con questo tentativo terapeutico.
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20.
We report a case of massive cerebellar infarction in which CT and MRI led to the diagnosis of acute hydrocephalus. All the neurological symptoms cleared after CSF shunting.
Sommario Viene riportato il caso di una paziente, colpita da infarto cerebellare massivo, nel quale la TAC cerebrale ha permesso di diagnosticare un idrocefalo acuto, regredito dopo derivazione liquorale.
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